Archives for : Vietnam

The Creator

«Come posso essere utile?».
È quello che chiede, servizievole, uno dei robot intelligenti, fatto a immagine e somiglianza degli uomini alla sua padrona, una delle tante lattine come le chiama Will Smith, protagonista del film I, Robot (A. Proyas, 2004), mentre la luce in pieno petto da rossa (pericolo), diventa di nuovo azzurra. Certo non siamo dalle parti di Matrix -ricordate il tormentone pillola rossa o pillola blu?, ma ci sono indubbiamente delle affinità, oltre alla Matrice e ai programmi senzienti -gli agenti in nero, c’è, come in Matrix, l’Architetto che ha creato l’A.I. e l’arma finale.
Dalla bomba di Oppenheimer alla bomba, che nel film esplode nel futuro postatomico, anche se effettivamente non si capisce se a lanciarla sono le A.I. -che vivono in oriente pacificamente con gli asiatici, nella Los Angeles del 2055.
Scritto e diretto da Gareth Edwards, già regista di Rogue One (2016), uno dei migliori, nuovi film spin-off, di Star Wars, Godzilla (2014) e che ha esordito nel 2010 con Monsters, un film low budget, ma davvero ben realizzato per essere un’opera prima. Intervistato, il regista inglese, ha affermato che il film: «Ha seguito traiettorie produttive decisamente diverse rispetto agli standard di analoghi prodotti hollywoodiani»(1) e a convincere la produzione a non utilizzare il green screen, ma effettuare le riprese in location vere.
Sebbene «Le sue AI sono al contrario dei robot, un tòpos ormai vintage nella fantascienza, e rappresentano “l’altro”, il diverso da noi, che ci fa tanto più paura quanto più è esotico. Non a caso vengono accolte in Oriente ed è contro gli asiatici che gli americani tornano a fare la guerra, come ai tempi del Vietnam, con tanto di bombardamenti, assalti a villaggi e fucilazioni»(2).
Come Skynet, la A.I. della saga di Terminator, la W.I.K.I. del già citato I, Robot, ma anche il film omonimo (2001) di Spielberg e, per certi versi Il mondo dei robot (M. Crichton, 1973), le angosce dei due Blade Runner, ma anche di Trascendence (W. Pfister, 2014), e soprattutto le paranoie delle Unità Centrali (CPU) come HAL di 2001 e di Generazione Proteus (D. Cammell, 1977), passando per War Games (J. Badham, 1983), dove si arriva sull’orlo di una Guerra Termo Nucleare Globale, il film di Edwards, analizza il tutto sia concettualmente che all’atto pratico, realizzando un prodotto quantomeno dignitoso.
Qui l’arma definitiva, è una bambina, un “Simulat”, non un semplice «copia e incolla», -ogni robot è solo un involucro senza coscienza, ma ottenuto con la scansione di un embrione umano, si chiama “Alfa O.”, cioè “Alfa e Omega”, chiaro riferimento al film L’altra faccia del Pianeta delle Scimmie (T. Post, 1970), non solo perché anche qui il protagonista si chiama Taylor, come C. Heston, ma perché, nel finale, egli crea l’Apocalisse, facendo esplodere l’arma più potente mai costruita, appunto la bomba definitiva, che ha, sulle alette le due lettere dell’alfabeto greco “A” e “Ω”.
Ma anche gli esseri umani hanno costruito una nuova arma, una sorta di stazione spaziale, -un’enorme astronave, che incombe come una minaccia ovunque essa si trovi, il suo nome è Nomad, che potrebbe significare “nomade”, data la sua natura errante, ma in realtà significa: “North American Orbital Mobile Aerospace Defense”.
Come non pensare quindi al vero NORAD (=North American Aerospace Defense Command; in italiano: Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America), un’organizzazione congiunta del Canada e degli Stati Uniti, formata da una serie di stazioni radar, che dal 1958, fornisce un quadro di insieme sulla situazione (natura, posizione, direzione e velocità) di ogni oggetto volante nell’ambito aerospaziale del Nord America (Wikipedia).
Oltre alla tecnologia avanzata, c’è anche una forte impronta spirituale, non solo per la presenza di monaci buddisti robot, ma per il termine Nirmata, che è la parola con la quale gli umani definiscono il nemico. Deriva dal nepalese e significa “creatore divino”, The Creator, appunto.
Se nel film di Proyas I, Robot, Sonny suicida il suo creatore, da questi programmato allo scopo, quindi senza l’impostazione delle tre “Leggi della Robotica” sviluppate da Asimov, qui si assiste al ribaltamento dei ruoli. La bambina, programmata per crescere, imparare ed evolvere, può piangere e qui il riferimento è a Terminator 2 (J. Cameron, 1991), quando il ragazzino John Connor, affezionatosi al cyborg (tecnicamente nel film di Edwards, anche il protagonista, sebbene umano, ha un braccio e una gamba artificiale è, di fatto un cyborg), che piangendo, lo supplica di non terminarsi, per sentirsi rispondere: «Ora capisco perché piangete, ma io non potrei mai farlo». Citazione semplice, ma efficace perché ha tutto di umano, in qualcosa che umano non è, ed è questa la sfida, da accettare o meno. «Non riuscirete a sconfiggere le A.I. È levoluzione».
Paul Virilio uno dei massimi pensatori del secolo scorso -teorico culturale ed esperto di nuove tecnologie, ebbe a dire(3) che le nuove tecnologie, come tutte le tecnologie, introducono un incidente specifico: inventando il treno si é inventato il deragliamento, inventando laereo lo schianto al suolo, inventando la nave il naufragio, ecc. Se il concetto all’epoca, fu riferito alla Realtà Virtuale, confluita poi nella Realtà Aumentata, siamo perfettamente consapevoli a cosa porterà lo sviluppo delle A. I. Che la si chiami Singolarità o con un altro termine, nel momento in cui la macchina prenderà coscienza di sè, aprirà sì nuovi scenari per la specie umana, ma la strada verso il futuro sarà sempre piena di ostacoli e, comunque quello che ci attende all’orizzonte resta sempre, il nostro, un Destino Oscuro.

Note:

3. Paul Virilio, in Virtual” nº 8, Aprile 1994.

Fonti:

First Man: Destination Moon?

«Siete solo un branco di mocciosi che gioca con gli aeroplanini di legno». È la moglie di Neil Armostrong a gridare questa rabbiosa frase in faccia ad uno dei responsabili della Nasa.
Il film è First Man -Il primo uomo, che vede ricomporsi la coppia Damien Chazelle regista e Ryan Gosling (Neil Armostrong), già insieme per il plurivincitore di Oscar (2017), La La Land (2016). Gli aeroplani rimandano ad una divertente battuta di Contact (R. Zemeckis, 1997) quando la protagonista (J. Foster), nel tentativo di acquisire nuovi fondi per il suo progetto SETI ribatte alla Commissione: «Fantascienza? Ne volete sentire un’altra? Ho sentito di due tizi che vogliono costruire un coso, metterci le persone sopra e farlo volare come un uccello? Ci credereste?». First Man, un misto tra biopic e docufilm, narra la storia di un uomo come tanti che, insieme ad altri, vuole perseguire il suo «sogno»(1) di mettere il proprio, primo, piede sulla superficie del nostro satellite.
E se vogliamo parlare di fantascienza, fu Georges Méliès che nel lontano 1902, un anno prima del primo volo dei fratelli Wright, realizzò Le Voyage dans la Lune; film come Destination Moon (I. Pichel, 1950), in italiano -Uomini sulla Luna, che la Nasa usò quasi come propedeutico, sebbene fosse molto ingenuo, per istruire i suoi futuri astronauti (all’inizio del lavoro di Chazelle, si vede una breve clip, invece molto realistica, realizzata dall’Agenzia Spaziale, dove si scorge chiaramente il getto dei motori che fuoriesce dal LEM in decollo dalla Luna, che nei filmati originale non c’è!). Infine La donna nella Luna (F. Lang, 1928), che si avvalse della collaborazione di uno dei primi esperti di astronautica: Hermann Oberth. Ci si potrebbe chiedere se non è vera fantascienza il fatto che sono bastati solo 67 anni, per passare dai pochi metri che fece il rudimentale aereo dei due fratelli, all’allunaggio, il 20 luglio del 1969. Suggestiva la scena in cui Armstrong fa appena in tempo ad eiettarsi dal simulatore per l’allunaggio, prima che il veicolo si schiantasse al suolo; dopo lo scampato pericolo guarda lo stesso in fiamme e poi guarda la Luna, alta nel cielo, che sembra sempre più allontanarsi «nell’abisso degli abissi».
Era quello il tempo delle cassette Stereo8, dei telefoni neri attaccati alle pareti, delle gomme di auto usate come altalena, delle madri casalinghe che preparavano i biscotti nelle loro classiche cucine all’americana, nelle altrettanto classiche case basse, mono piano, mentre i bambini giocavano sul green lì davanti, fantasticando sulla Terra di Egelloc (che è solo la parola College scritta al contrario). Era anche il tempo delle lotte intestine per la guerra in Vietnam, delle proteste degli afro-americani vittime di razzismo e delle loro canzoni, loro «non si possono pagare il dottore, mentre i bianchi vanno sulla Luna», ma qui siamo già nel 1968. I dottori… chissà se Armstrong, uomo semplice che viveva la sua vita in famiglia a «piccoli passi» (ancora Contact), per prepararsi al «grande balzo» per l’umanità, non si sarà chiesto, almeno per un istante, quando nel Mare della Tranquillità dà l’estremo saluto alla figlioletta, morta in tenera età di cancro, lanciando “a Luna” il piccolo braccialetto, che forse avrebbe potuto fare il medico e tentare il tutto per tutto per salvare sua figlia. Se si sarà chiesto mai se non avesse potuto vivere una vita diversa, invece di una vita all’incontrario. Di fatti il film finisce come sarebbe dovuto iniziare e cioè con il discorso del Presidente JFK che agli inizi degli anni ’60, annunciò al mondo che entro la fine del decennio un astronauta americano avrebbe messo piede sul suolo lunare.
Ma come fecero gli americani a battere sul tempo i sovietici che erano in netto vantaggio?
Il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1 venne lanciato in orbita il 4 ottobre 1957. «La notizia stupì il mondo intero». Primo animale in orbita, la cagnetta Laika con lo Sputnik 2, un mese dopo, il 3 novembre 1957. Primo essere umano lanciato nello spazio: Jurij Gagarin con il Vostok 1, il 12 aprile 1961. Prima donna nello spazio, Valentina V. Tereškova sul Vostok 6, il 16 luglio 1963. Questi sono i record più noti, infatti sulla relativa pagina di Wikipedia, da cui è tratta la citazione precedente, la lista dei primati è molto lunga, il Programma Spaziale Sovietico, vanta anche: prima attività extra veicolare (E.V.A.), Aleksej A. Leonov marzo 1965; e ancora, prima sonda sulla Luna, prime immagini del suo lato nascosto, prime sonde lanciate verso Venere e Marte ecc. fino alle stazioni spaziali Salyut 1, nel 1971 e la più nota MIR, pensionata nel 2001. Quindi, secondo il metodo deduttivo tanto caro ai cattedratici, acerrimi sostenitori della scienza ufficiale: chi è andato sulla Luna? Gli americani!
«Il ragionamento deduttivo (o scientifico, nda), sta a fondamento di tutte le dimostrazioni e i teoremi della matematica, ma non ci permette di scoprire o prevedere fatti nuovi e quindi di ampliare le nostre conoscenze, compiendo un salto dal noto all’ignoto»(2). Che fu proprio quello che fecero gli USA.
Per correttezza vediamo i fatti più a fondo, riassumendo lo stato dell’arte all’epoca.
Quella che segue è una breve analisi tratta dal DVD realizzato da Massimo Mazzucco: American Moon (vedi fonti video). «Poche persone ricordano che, parallelamente al programma americano Apollo anche i sovietici cercarono di avere un loro programma. Ma questo programma sovietico, che era la controparte dell’Apollo americano, fallì. Fallì perché il razzo russo, l’equivalente del Saturno 5, esplose diverse volte…», Dr. Roald Sagdeyev, ex direttore dell’Agenzia Spaziale Russa.
«Nell’autunno 1965, il generale Phillips direttore del Progetto Lunare Apollo, presentò ai suoi superiori un rapporto che denunciava, senza mezzi termini, lo stato di confusione e di arretramento del programma lunare…». Due anni dopo «Nel marzo del 1967, il direttore della Nasa Webb, si presentava alla Commissione Parlamentare di Scienza e Astronautica (omissis): se ce la faremo entro il 1969 (omissis), saremo molto, molto fortunati, le possibilità di completare tutto il lavoro necessario, sono meno quest’anno, di quanto lo erano un anno fa…». Un anno dopo, Webb, lasciò la Nasa…
Nel 1976, Bill Kaysing, padre del cosiddetto Moonhoax, pubblicò il libro, divenuto bestseller: Non siamo mai andati sulla Luna. Nel libro, l’autore sostenne la tesi che le missioni Apollo siano state, in realtà filmate in uno studio cinematografico, nell’ormai arcinota base segreta Area 51.

Ryan Gosling che ricorda il David di “2001”

Altri hanno sostenuto, lo scrivente ne conviene, che l’unico in grado di assolvere al ruolo di regista fosse Stanley Kubrick, da poco realizzatore di quello che è un capolavoro assoluto del cinema e cioè 2001: Odissea nello Spazio, (Chazelle cerca di ricreare alcune scene delle astronavi che danzano, ma non con Il bel Danubio blu). Proprio Mazzucco, fa ampio uso di spezzoni del cult, per spiegare diversi elementi tecnici dovuti alle foto e alle riprese ritenute false, come ad esempio la linea dell’orizzonte che divide la linea di terminazione del set cinematografico con lo sfondo finto, secondo la tecnica conosciuta come front-projection (3).
Un altro problema per i debunkers(4), fu quando Google lanciò, nel 2007, il concorso Lunar X Prize, offrendo un premio di 30 milioni di dollari(!), «alla prima organizzazione privata che riuscirà a mandare una sonda sulla Luna con un robot che possa percorrere almeno 500m trasmettendo in diretta le immagini a Terra (omissis), venti squadre (da tutto il mondo, nda), hanno annunciato di voler partecipare al concorso». Google, comunicò poco dopo che avrebbe istituito «un premio supplementare di 4 milioni di dollari, per chi riuscirà a trasmettere immagini televisive in diretta da uno qualunque dei luoghi di allunaggio delle missioni Apollo». La risposta della Nasa? «Nel 2011, ha chiesto ufficialmente che venga stabilita una no fly zone di almeno 2km di raggio tutto intorno ai luoghi di allunaggio delle missioni Apollo»(!). Ma come, sarebbe stata una conferma diretta dell’avvenuta presenza dell’uomo sulla Luna e loro che fanno, negano l’accesso? Questa la spiegazione: per «preservare i luoghi di allunaggio da eventuali contaminazioni»?!
Altro problema è l’attraversamento delle cosiddette fasce di Van Allen, dal nome del loro scopritore, le fasce vanno da una distanza minima di 1.500 km dalla Terra, fino ad un massimo di 40.000 km dalla superficie del nostro pianeta. Le fasce essendo altamente radioattive pongono «dei problemi che a tutt’oggi non sembrano stati risolti». In poche parole gli astronauti delle missioni Apollo sono gli unici esseri umani ad averle attraversate (le altre missioni sia americane che russe, Shuttle, Stazione spaziale, ecc.) si svolgono molto al di sotto, nella zona definita “bassa orbita terrestre”, quindi al sicuro da quel tipo di radiazioni. In sostanza sia i razzi di tutte le missioni Apollo, che soprattutto le tute degli astronauti, non erano adatte a proteggere sufficientemente dalle radiazioni stesse che avrebbero potuto risultare addirittura mortali! Fatto questo confermato da quasi tutti gli esperti, come si vede benissimo nel dvd in questione. Ma all’epoca la Nasa, minimizzò il tutto, ritenendolo un problema secondario, ma adesso con le future missioni Orizon, il problema sembra ripresentarsi in tutta la sua pericolosità. Come mai?

Il LEM sul suolo lunare

E i fogli di cartapesta tenuti insieme da un po’ di nastro adesivo sul LEM? E perché i progetti dello stesso modulo lunare «non esistono più perché (secondo la ditta costruttrice, nda), occupavano molto spazio»! I progetti più importanti della storia «buttati al macero». Ma stiamo scherzando? Certo che no! E non è finita qui.
Se questo ancora non dovesse bastare agli onnipresenti scettici (per il sottoscritto, lo ribadisco, lo scetticismo è solo mancanza di conoscenza), c’è di più! Infatti anche i nastri originali della prima “passeggiata” di Armstrong, sono scomparsi!
«Il primo passo di un essere umano su un altro corpo celeste (omissis) non si trova più»? E ancora, per quanto riguarda le trasmissioni, il tempo tra domanda (dalla Terra) e risposta (dalla Luna?), era molto più breve dei 2,6 secondi calcolati. L’ondeggiamento della telecamera senza che la trasmissione andasse “fuori onda”, e il “puntamento” poteva essere fatto solo con uno strumento ottico(5); sarebbe bastato un piccolo sobbalzo del rover che montava la telecamera per far si che accadesse. I riflessi poco sopra la testa degli astronauti che farebbe pensare chiaramente ad un possibile sottile cavo d’acciaio che li reggesse, e difatti se si guardano al ralenty alcuni frame, Armstrong e Aldrin, sembrano stiano recitando in una puntata di “Oggi le comiche” (con tanto di sottofondo musicale adeguato): troppo innaturali i movimenti, anche tenuto conto che la gravità sulla Luna è un sesto (1/6) di quella terrestre. Sembra proprio che ci sia qualcosa «che li aiuti a tirarsi su»!
E la bandiera che sventola? E l’assenza di danni alle macchine fotografiche e in particolare alle pellicole dovuti ai raggi cosmici? Le foto sembrano perfette, molto “contrastate”. La possibilità che stiamo parlando di riprese all’interno di uno studio cinematografico è confermata dai più importanti fotografi del mondo, Oliviero Toscani compreso, per loro: la presenza di Hotspot (il punto caldo dovuto all’illuminazione con un potente faro e il Fall-off (il punto meno illuminato), conferma il fatto che ci troviamo di fronte ad una simulazione; in molte foto poi le ombre non sono parallele (e dovrebbero assolutamente esserlo, visto che l’unica fonte luminosa sarebbe dovuta essere il sole), non c’è un netto contorno (sul nostro satellite non c’è atmosfera) e l’illuminazione è completamente sbagliata, visto che anche i soggetti che dovrebbero essere in ombra, semplicemente non lo sono. «Ci considerano degli eroi, ma la Luna ci ha distrutto», parole di Buzz Aldrin(6), in un’intervista, sempre presente nel dvd.
E Gli strani eroi di Apollo 11 è il titolo di una interessante clip, disponibile su YouTube (v. fonti), dello stesso Mazzucco, in cui i tre astronauti, dopo i festeggiamenti, al momento delle interviste di rito, sembrano frastornati, titubanti, insicuri nelle risposte e con le facce in cui si legge chiaramente il loro imbarazzo.
Vi sembra l’atteggiamento di chi ha compiuto finora la missione più importante di tutta la storia umana?
E dulcis in fundo, nessuno dei tre: Armstrong, Aldrin e Collins (cattolici convinti), più volte hanno rifiutato di giurare sulla Bibbia la veridicità della loro missione (in America lo spergiuro è un reato grave). Non vi sembra che ci sia molta carne al fuoco? O credete che questo sia tutto fumo? Ma dove c’è fumo c’è sempre un po’ d’arrosto. In una delle sue ultime apparizioni in pubblico, in una cerimonia, alla presenza di Bill Clinton (1994), lo stesso Armstrong, cerca di svelare qualcosa, alludendo a «certi veli che proteggono la verità». Questa l’onesta indagine di Massimo Mazzucco che con intelligenza e maestria mette a nudo tutte le incongruenze. Dov’è la verità? Nessuno la saprà mai, logico, ma possiamo trarne lo stesso delle considerazioni.
Forse è vero che nessuna delle missioni Apollo, è effettivamente andata sulla Luna. Può darsi che ci sono andati in segreto, prima o dopo il luglio del 1969, le foto, quasi tutte “taroccate” lo sono state perché la Nasa cerca da sempre di occultare in tutti i modi e con tutti i mezzi la presenza extraterrestre, oltre che sul nostro pianeta, anche sul suo satellite naturale, soprattutto nel famoso Dark side of the Moon. Nella poco nota trasmissione radio «Usate Tango»(7) è lo stesso Armstrong a riferire di vedere «astronavi» aliene e una «forma di vita» sulla superficie lunare. L’agenzia spaziale americana si limitò a dire che quella non era la voce di Armstrong, e difatti Armstrong forse non c’è mai stato sulla Luna, ma la Nasa non ha mai detto che quella trasmissione è un falso! Una velata ammissione?
Mistero(8), quindi. Albert Einstein disse: «La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza». Quindi cari scettici, cari debunkers, cari sostenitori della versione ufficiale a tutti i costi, ciò significa che se non si accetta il mistero, non può esserci vera scienza. È come il gatto che si morde la coda, stavolta la “scienza” ha fatto largo uso della fantascienza che, a loro uso e consumo, è stata fatta passare per Scienza.
Quindi un piccolo passo per l’uomo (certo siamo sulla Terra), potrebbe essere stato un grande bluff per l’umanità. Un’umanità che sarebbe dovuta uscirne più coesa, che è ciò che induce a pensare la bellissima, da brividi, quasi reale, sequenza finale del film(9). Ancora una volta così non è stato.

Nota dell’autore:
Data una certa difficoltà, lo stesso, si riserva di correggere ove opportuno.

Note:
1. Dal TG2 del 29.08.2018.
2. http://www.treccani.it/enciclopedia/ragionamento_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/
3. vedi anche: https://unoeditori.com/mai-stai-sulla-luna-misteri-e-anomalie-delle-missioni-apollo-e-front-screen-projection-2/
4 Un debunker (inglese), in italiano sbufalatore, demistificatore o disingannatore, è una persona che mette in dubbio o smaschera ciarlanaterie, bufale, affermazioni o notizie false, esagerate, antiscientifiche, dubbie o pretenziose (Wikipedia). Nel dvd compare diverse volte Paolo Attivissimo, del CICAP, uno dei più noti.
5. https://www.luogocomune.net/LC/8-imported/2409-ladirettat3837
6. In un’altra intervista su YouTube sembra confermare che lo sbarco non c’è stato.
https://www.youtube.com/watch?v=CvS-TvYDaxY
7. https://www.segnidalcielo.it/missione-apollo-11-parla-neil-armstrong-gli-alieni-ci-hanno-intimato-di-allontanarci/
8. È lo stesso regista ad usare il termine in un’intervista nel programma di Rai4 “Wonderland” puntata n°5 del 02.11.18.
9. Nel film Capricorn One (P. Hyams, 1978), viene addirittura simulato lo sbarco su Marte, molti non escludono che ci sia stato davvero.

Fonti:
http://www.fantascienza.com/23715/first-man-ecco-il-trailer-su-neil-armstrong-il-primo-uomo-sulla-luna
http://www.fantascienza.com/23920/il-primo-uomo-first-man-il-nuovo-trailer-ci-porta-sulla-luna
http://www.fantascienza.com/24107/first-man-il-primo-uomo-l-avventura-di-neil-armstrong
https://www.fantascienza.com/24103/first-man-la-vita-del-primo-uomo-sulla-luna
http://www.fantascienza.com/24097/biografia-di-un-eroe-moderno-neil-armstrong
https://www.comingsoon.it/cinema/news/il-primo-uomo-anche-in-italiano-il-trailer-del-film-di-damien-chazelle-con/n79082/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/first-man-ecco-ryan-gosling-nei-panni-di-neil-armstrong-nel-film-dedicato/n78963/
https://www.comingsoon.it/film/first-man-il-primo-uomo/54650/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/interviste/il-mio-documentario-famigliare-su-neil-armstrong-chazelle-e-gosling/n81048/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/first-man-il-primo-uomo-ryan-gosling-in-una-nuova-clip-italiana-in/n82400/
https://www.mymovies.it/film/2018/firstman/
https://www.mymovies.it/film/2018/firstman/rassegnastampa/862741/
https://www.mymovies.it/film/2018/firstman/rassegnastampa/862743/
https://www.mymovies.it/film/2018/firstman/news/la-nostalgia-per-unamerica-che-non-ce-piu/#b1
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2018/08/28/nasa-diffonde-19.000-ore-di-audio-dimenticati-dellapollo-11-_a1a8ae58-d8b7-4038-aa31-bb71748231bf.html
https://www.lastampa.it/2006/08/16/esteri/sbarco-sulla-luna-la-nasa-smarrisce-il-filmato-originale-ZIYJ0llVTd0a0CNHQb8i3N/pagina.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Programma_spaziale_sovietico
Wikipedia

Fonti Video:
DVD: American Moon, un film prodotto e diretto da Massimo Mazzucco; luogocomune.net
Clip: Gli strani eroi di Apollo 11, https://www.youtube.com/watch?v=M6RXvGiVLYQ

Credit: Immagini tratte da www.comingsoon.it;http://www.meteoweb.eu/2016/04/(La Presse);
http://www.astronavepegasus.it/pegasus;http://ilgiornodellaverita.blogspot.com/2016

Covenant e l’universo di Alien

È finalmente uscito nelle sale, dopo un’importante battage mediatico il film Alien Covenant, ancora diretto da Ridley Scott. In rete, troverete un’interessante prologo di congiunzione, di quasi tre minuti, per spiegare cosa hanno fatto nel frattempo i protagonisti di Prometheus, l’androide David/M. Fassbender e la dottoressa E. Shaw/N. Rapace, visualizzato da quasi 4,5 milioni di fans. Prima di addentrarci nei meandri di questo nuovo capitolo, un po’ di storia. Era il lontano 1979 quando uscì il film Alien (Ridley Scott). Da quel giorno la fantascienza cinematografica sarebbe stata completamente rivoluzionata. La gestazione però, iniziò qualche anno prima. Nel 1975 lo sceneggiatore Dan O’Bannon, allora studente di cinema, ispirandosi ad un B-movie del 1950 (Il mostro dell’astronave di Edward L. Cahn), iniziò a scriverne il testo che tra l’altro, è simile al racconto Discord in Scarlet che il famoso scrittore di fantascienza A. E. Van Vogt scrisse nel ’39 e che più tardi (1950) inserì in un suo romanzo.
Lo scrittore, all’uscita del film, si vide costretto a intentare causa contro la produzione, la questione finì in tribunale e fu risolta economicamente. Inoltre alcune idee sono per lo più simili all’italianissimo Terrore nello spazio diretto da Mario Bava nel 1965. Comunque questo non ha influito minimamente sulla fortuna del film da cui ne è nata una delle saghe più apprezzate sia dalla critica che dal pubblico, anche se i pochi passi falsi non mancano. Quindi dopo il capostipite sono usciti, i vari Aliens Scontro finale (1986), per la regia di J. Cameron, ambientato sul pianeta LV-426 (per gli americani 426 è il 26 aprile giorno dell’Alien Day) e che per lo stesso regista di Avatar sarebbe «un’allegoria alla guerra in Vietnam: i marines non hanno nessuna possibilità di uscirne vivi» (Kudos, Rai4 pt. 1 del 08/05/17); Alien3 (D. Fincher, 1992) ambientato su Fiorina Fury 161 in un carcere di massima sicurezza con tutti i detenuti aventi il doppio cromosoma “Y” (Sindrome di Jacobs) che contraddistinguerebbe i serial killer più violenti e Alien – La clonazione (JP. Jeunet, 1997), dove il Tenente Ellen Ripley/S. Weaver viene clonata nel corso di un esperimento condotto su una nave militare.
Poi, dopo molti anni di silenzio da parte di R. Scott, arrivò l’annuncio che lo stesso stava per dare nuovo vigore al franchise in quanto voleva realizzare alcuni prequel del suo Alien primigenio e difatti il 2012 vide l’uscita di Prometheus, ambientato nel 2093 sulla Luna LV-223. Dopo aver scoperto una mappa inserita in un messaggio paleostronautico antico di 35.000 anni, in una caverna, la protagonista, la dottoressa E. Shaw/N. Rapace, parte alla ricerca dei Creatori (gli Ingegneri), ma logicamente nulla andrà per il verso giusto. Nel film l’altro protagonista è l’androide David (in tutta la saga, gli androidi sono uno dei temi classici della FS), che ritroviamo anche in Covenant, ma con il nome di Walter (entrambi interpretati dall’attore M. Fassbender) che segue precisamente gli ordini ricevuti dall’ormai famosa Weyland Industries, la famigerata Compagnia che fin dagli esordi incombe come un’ombra malefica. «Cambiata rotta Nostromo a nuove coordinate per investigare forma vita. Raccogliere esemplare. Precedenza assoluta. Assicurare ritorno organismo per analisi. Qualsiasi altra considerazione secondaria. Equipaggio sacrificabile». A parlare è la metallica voce del computer di bordo della Nostromo, Mother nel primo Alien e se vogliamo è questo il trait d’union che in un certo senso è applicabile all’intera epopea spaziale. In pratica, nella citazione è implicito il volere della Compagnia: assicurarsi senza condizioni un esemplare della razza aliena (lo xenomorfo, ideato da H. R. Giger, artista svizzero, ma animato da Carlo Rambaldi, Oscar 1980), una sorta di parassita che germina all’interno del corpo umano venendo alla luce in modo spaventoso, cioè squarciando il petto del malcapitato, e che, sempre secondo gli oscuri intenti della Weyland, sarebbe il più potente candidato per il settore armi biologiche.
Ma, contravvenendo ad un altro degli stereotipi della science fiction, gli autori che via via si sono susseguiti prima di arrivare a Prometheus e Covenant (dove le cose sono un po’ cambiate), non c’è il protagonista maschile pronto a salvare la fragile donzella dalle grinfie del mostro, ma è proprio la donzella che armata di tutto punto contrasta la violenza dell’orribile specie aliena. Molto è stato detto sul significato dello scontro, non solo a livello fisico, tra la bestia -l’alieno- e la bella. Persino giungendo a contaminazioni Freudiane, nonché sessuali (in effetti sia l’alieno che le astronavi rimando indubbiamente a tale concetto) e, con un po’ d’azzardo, anche a velate significazioni biblico-cattoliche. Questo non tanto per alcuni termini o nomi usati, come ad esempio Mother (Madre), Bishop (Vescovo), Diacono (l’ultimo nato in Prometheus), David e appunto Covenant (Alleanza), ma proprio nel rapporto tra la donna e lo xenomorfo. Facile quindi pensare alla famosa “inimicizia” tra la donna e la sua stirpe e il serpente (il mostro alieno ha fattezze rettiloidi) e la sua stirpe. L’odio che appunto inizia con Alien e il suo seguito dove Ellen Ripley, da sola combatte l’alieno arrivando in Aliens ad uccidere, in un feroce corpo a corpo, la regina, colei che depone le uova. Se in Alien3 e in La Clonazione, la musica inizia a cambiare, la vera svolta si ha prima in Prometheus e poi in Covenant. Qui le eroine sono prima scienziate, in Covenant Daniels/K. Waterstone è esperta in terraformazione, poi costrette a tirare fuori le unghie per contrastare la minaccia aliena. A combattere però non solo con il fisico e la testa, caratteristiche queste più adatte ai vari androidi (la forza fisica) e le loro teste (l’intelligenza) e nei vari film ci sono diverse teste parlanti, ma anche e soprattutto con l’anima che alla fine è l’unica peculiarità, per quanto ne possiamo sapere fino a questo momento, che contraddistingue l’essere umano nei confronti di tutti gli esseri artificiali da esso creati e dagli alieni o, al meno, secondo l’ufologia, da quelli con fattezze xeno. E veniamo alla visione di Covenant.
L’opera di Scott, pur essendo valida a livello cinematografico, inteso come tecnica pura, non mi ha intrigato più di tanto, come non mi ha particolarmente colpito. Inizio molto lento, con il dialogo di presentazione tra Weyland e David, in cui si filosofeggia sull’arte, sulla creazione e il non poter rispondere alla domanda di tutte le domande: l’uomo ha creato l’androide, rispetto a questi, molto più longevo, ma chi ha creato l’uomo? I Creatori (come detto in Prometheus), e chi ha creato i Creatori? Poi si passa sull’astronave che per un brillamento solare, con diverse perdite da parte dell’equipaggio, in parte svegliato dal sonno criogenico, è costretta a deviare dalla rotta primaria, il pianeta Origae 6, e optare per un’altra mèta molto più vicina e inspiegabilmente sfuggita (altra subdola manovra della Compagnia?). Quello che dovrebbe essere un paradiso, a questo punto una sorta di Terra 3,  si rivela un vero inferno, sebbene il paesaggio sia suggestivo, rigoglioso, pare sia completamente privo di fauna, nessun animale, silenzio assoluto: la quiete prima della tempesta.
Il virus letale trova subito  strada; qui c’è la prima incongruenza, sebbene il pianeta risulti perfettamente abitabile è poco definire rischioso il non utilizzo di tute protettive e caschi, il primo sbarcato viene subito contaminato e, portato in fretta sulla navetta, mostra i primi violenti sintomi e lo xenomorfo, cambiando strada, esce dalla sua schiena, in un tripudio splatter. Ma quello che colpisce è l’orrore e la violenza spaventosamente inaudite del nuovo esemplare di U.L.F. (Unidentified Life Form), in tutte le sue uccisioni. I superstiti scampati miracolosamente ai ripetuti attacchi grazie all’intervento di David (l’andriode di Prometheus) che così incontra il fratello Walter, una sorta di Nemesi per quest’ultimo. David racconta la storia sua e della Dottoressa Shaw, ma mentendo dice che questa è morta, in realtà, come tutti gli animali del pianeta, è servita per i suoi folli esperimenti, e quindi a raggiungere il pianeta dei creatori è stato solo l’androide che, come si vede nel flashback, fa cadere il virus alieno sugli abitanti del pianeta sterminandoli rapidamente. Nel dialogo tra i due androidi David insegna a suonare il flauto a Walter e, altro errore, c’è da chiedersi dove trovino il fiato visto che loro non respirano! Intanto l’alieno continua a mietere vittime con una ferocia mai vista e solo tre degli sbarcati, di cui uno contaminato, riescono a raggiungere la navetta di soccorso. Il resto è già visto, come prassi, tocca a Daniels, l’esperta in terraformazione affrontare per ultima lo xenomorfo con l’aiuto di Walter che invece alla fine si dimostra essere David. Solo due gli elementi sui quali poter riflettere.
Il primo è, il particolare marchio della Covenant, molto simile al disco solare alato, adorato dai sumeri e visibile in molti loro bassorilievi e quasi identico ad un cerchio nel grano apparso in Inghilterra. Cosa ha voluto dirci in questo caso Scott? Appena sbarcati sul pianeta, gli astronauti trovano un campo di grano: possibilità di trovare una coltivazione umana pari a zero. Ma la vera domanda è chi l’ha coltivato? Qui gli interrogativi sono tanti, gli studiosi ancora si dibattono su come sia nata l’agricoltura, il grano non nasce spontaneo, anzi per la verità non dovrebbe nemmeno esistere, visto che, per la scienza, come rivelano recenti studi, si tratta di un vero “mostro” biologico, un organismo geneticamente modificato. Ma modificato da chi? La nascita dell’agricoltura è solo una scoperta, un’invenzione dell’uomo primitivo o l’ennesimo dono degli Dei dell’antichità? Il film si conclude con Walter che mette a dormire Daniels, ma questa all’ultimo istante si accorge che in realtà si tratta di David il quale, dopo aver tirato un sospiro di sollievo (altro errore), al suono dell’Entrata degli Dèi nel Walhalla (R. Wagner), entra come un vero Dio nella sezione adibita alla conservazione degli embrioni umani e rigurgita due capsule contenenti però embrioni alieni. Il viaggio e la ricerca delle nostre origini continua…

Per saperne di più:
Recensione sul prossimo numero di XTimes

Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien
https://it.wikiquote.org/wiki/Alien
http://movieplayer.it/film/alien_387/curiosita/
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien_(franchise)
http://movieplayer.it/articoli/alien-covenant-il-nostro-commento-alle-scene-viste-in-anteprima_17056/
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien:_Covenant
http://www.mymovies.it/film/2017/aliencovenant/
http://cinema.everyeye.it/articoli/recensione-alien-covenant-terrore-arriva-dallo-spazio-33333.html
https://www.comingsoon.it/film/alien-covenant/50451/recensione/
http://movieplayer.it/articoli/alien-covenant-la-nostra-recensione-del-film-di-ridley-scott_17453/
http://www.mondofox.it/2017/05/08/alien-covenant-la-recensione-spoiler-free-dallo-spazio-senza-orrore/
http://www.cinematografo.it/recensioni/alien-covenant/
http://movieplayer.it/articoli/alien-10-cose-che-forse-non-sapete-sul-franchise-fantahorror_16102/
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien%C2%B3
https://it.wikipedia.org/wiki/Aliens_-_Scontro_finale
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien_-_La_clonazione
http://aforismi.meglio.it/frasi-film.htm?n=Alien
https://it.wikipedia.org/wiki/Xenomorfo
http://www.fumettologica.it/2017/05/alien-covenant-recensione/

Jackie e il suono del proiettile

Il film è Jackie, al secolo Jackline Bouvier, attualmente nelle sale, è diretto dal regista cileno Pablo Larraín, che vede D. Aronofsky tra i produttori, vincitore del premio per la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. Il proiettile è quello (o uno di quelli, come vedremo) che uccise il Presidente John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre del 1963 a Dallas. Il suono è quanto invece resta alla moglie Jackie (interpretata da una quasi perfetta Natalie Portman), per legare e cercare di ricordare quegli attimi drammatici che segnarono la sua vita, quella di un’intera nazione e forse del mondo intero. Il film ruota chiaramente tutto intorno alla first lady che racconta, al giornalista politico del Life, Theodore H. White, nei primi giorni successivi all’omicidio, quei tragici eventi.
L’intervista ripresa in scene statiche, quasi simmetriche, a voler rimarcare maggiormente il pathos di quei momenti in cui Jackie sembra essere donna forte e debole allo stesso tempo. Leggera si muove tra le stanze della Casa Bianca, seppur vissute per un breve periodo, ma dense di ricordi, e madre tenera per i suoi due figli rimastigli. L’espressività tecnica, messa in mostra dal regista, si esalta in brevi istanti, tra riflessi nel vetro dell’auto con Jackie in primo piano e nel riflesso la folla addolorata durante il corteo funebre; il velo nero che copre il volto della giovane vedova quando leggere folate di vento autunnale scoprono i tratti tesi di moglie addolorata, quasi fosse una statua della Madonna seguita da tutta la sua corte; i pochi attimi in cui ella guarda nelle vetrine, i manichini che vestono i suoi abiti, fino al suo classico vestito di un candido color rosa confetto indossato da Jackline quel funesto giorno, sporcato dal sangue del marito e che lei insistette di indossare in quella che possiamo definire una vera farsa e cioè il giuramento del vice presidente Lyndon B. Johnson, sull’aereo che li riportava a casa.

Lyndon B. Johnson presta giuramento nell’ufficio dell’aereo presidenziale

Pochi frames, ma nei, e sui quali, ci sarebbe molto da dire. Larraín si sofferma pochissimo sulla figura di JFK, poco sui fatti di Dallas, e lo fa in modo delicato quasi onirico ed è qui che possiamo infilarci per cercare di esaminare, ma sintetizzando, cosa realmente successe.
Il regista evita di parlarne apertamente, ma lo fa elegantemente, perché questo non è lo scopo dichiarato del film e quindi a noi tocca ancora una volta leggere tra le righe e cogliere i pochi attimi che l’autore ci concede.
Ripeto questo non è una disamina approfondita (occorrerebbero pagine e pagine, tenuto conto anche delle innumerevoli risorse in rete); molto è stato detto e quasi sicuramente ci sarà da dire(1) in futuro, e cioè se quel giorno fu veramente Lee H. Oswald il solo ed unico a sparare, secondo quanto fu stabilito dalla Commissione Warren. Perché se così non fosse, e gli indizi sono tanti, allora si deve necessariamente «per definizione, parlare di complotto». La frase è tratta dal convincente film JFK – Un caso ancora aperto, diretto nel 1991 da Oliver Stone. Andiamo con ordine: la farsa del giuramento di Johnson che alcuni ritengono(2) come uno dei coinvolti. Perché tanta fretta nel farlo giurare? Per non lasciare la nazione senza il leader primario?
Perché costringere una vedova distrutta in anima e corpo a presenziare al giuramento? Per una sorta di approvazione o di consenso, una tutela o per fugare così ogni dubbio che i responsabili sapevano ci sarebbero stati? Nel film di Larraín c’è un particolare interessante, appena finita la cerimonia del giuramento tra gli altri, il neo presidente stringe la mano, ad un membro defilato del suo staff e gli rivolge alcune parole.
Non sapremo mai cosa gli ha detto, ma c’è chi sostiene che gli rivolse una sorta di ammiccamento come per dire «c’è l’abbiamo fatta!». Cosa intendeva veramente Johnson? Parlava della sua carica o di altro? Non lo sapremo mai. Adesso la figura di Lee Harvey Oswald(3). Nel film di Stone viene realisticamente descritta, fin nei minimi particolari. Chi lo considerava un comunista militante (sulla relativa pagina di Wikipedia c’è la foto che lo ritrae con un fucile; lo stesso usato quel giorno, modello Mannlicher-Carcano costruito a Terni), chi un’agente dell’onnipresente CIA, la testimonianza della moglie, i movimenti effettuati il 22 novembre, l’appostamento in una stanza della Biblioteca, una delle posizioni favorevoli, ma non l’unica, che dava direttamente sulla Dealey Plaza (per entrarvi il corteo presidenziale avrebbe dovuto necessariamente rallentare in curva); gli attimi precedenti gli spari, la fuga, la cattura in un cinema, l’arresto effettuato senza leggergli i diritti (è lui stesso che lo afferma, come si vede anche in Jackie), e poi mentre avveniva il trasferimento in carcere, ucciso dal criminale Jack Ruby(4): L. H. Oswald, cecchino, assassino in un crimine che forse non ha commesso da solo, capro espiatorio, messo subito a tacere.
Perché? «Chi piange oggi Lee Harvey Oswald» è quanto afferma il giudice Jim Garrison/Costner nel film di Stone, l’unico che ebbe il coraggio di affrontare tutto il sistema (e la Commissione Warren in particolare), memorabile il suo monologo inneggiante la democrazia che egli ritenne assente in tutta la vicenda. Ma perché Oswald potrebbe non essere stato il solo a sparare? Sempre dal film di Stone si evince: «con il contributo della visione in aula del celebre film(filmato amatoriale, nda) di Zapruder, propone uno scenario con tre diversi esecutori, i quali, con un attentato realizzato attraverso la tattica del fuoco incrociato, avrebbero ucciso Kennedy con 6 spari, invece dei 3 statuiti dalla Commissione Warren, dei quali 4 a segno»(5), inoltre nel film di Stone viene ampiamente dimostrato che, se fosse stato un solo tiratore a sparare, da una sola posizione e con quel fucile, sarebbe stato impossibile, i migliori snipers americani, in pochi secondi, non ci riuscirono. Entriamo quindi, più nel merito della questione: i proiettili sparati. Nel film del regista cileno, Jackie sente lo sparo che colpisce alla gola il marito (come nel film di Stone, ma in questo si ode “il suono” di un precedente sparo che ferisce un passante a diverse decine di metri di distanza), poi il colpo mortale che colpisce sopra la tempia destra il presidente che si accascia di lato (anche nel film di Larraìn) e con Jackie nella scena più drammatica dei due film (nel film di Stone sono proprio gli istanti tratti dal filmato Zapruder) che si prodiga, quasi in trance, a raccogliere pezzi di cranio e di materia grigia del marito sul cofano dell’auto. Questo è il colpo che evidenzia la presenza di un secondo tiratore come sostiene ancora il giudice Garrison nel film di Stone.

Teoria della Pallottola Magica

Ma nell’opera del regista americano c’è anche quella che viene definita la “teoria della pallottola magica”(6): lo sparo che ferì anche alcuni degli occupanti della limousine scoperta, con una traiettoria tale da mettere in discussione tutte le leggi della fisica, pallottola che dopo aver attraversato lamiere, sedili e vari corpi venne “magicamente” ritrovata intatta tra i reperti requisiti. Chi ha un minimo di onestà intellettuale deve ammettere che ciò è quasi impossibile e quindi forse ci fu davvero un complotto dietro l’omicidio Kennedy, altrimenti gli scettici (lo scetticismo è solo mancanza di conoscenza), che non credono alle teorie complottistiche, devono per forza di cosa accettare la teoria magistralmente descritta nel film di Stone. Purtroppo per loro un’altra via non c’è.
Per non parlare della morte del figlio John John, in un incidente aereo nel 1991, le cui cause non sono state del tutto chiarite e che molti pensano collegata alla morte del padre.
E veniamo alla madre di tutte le domande: chi e perchè uccise John Fiztgerald Kennedy? Anche qui le ipotesi non mancano: mafia, politici guerrafondai per la questione Vietnam, CIA, FBI, KGB, Fidel Castro, il colosso finanziario-bancario perché il presidente americano voleva eliminare il cosiddetto “signoraggio” e tra le tante altre, non per ultima, la questione ufologica. Kennedy, come alcuni altri presidenti (anche Hillary Clinton, a suo dire, se fosse stata eletta), voleva cancellare il Top Secret sugli Ufo, ma disse che «ho le mani legate»(7), oppure le conversazioni telefoniche con Marilyn Monroe (uccisa per lo stesso motivo?, nda) in cui dice di andare a vedere «qualcosa proveniente dallo spazio»(8). Questi in sintesi i fatti, non ci sono vere e proprio conclusioni, questo post potrebbe essere considerato tutto un ricettacolo di fakes (v. il clamore che sta suscitando il DDL n° 2688 appunto sulle Fake News, notizie false, in attesa di approvazione), oppure potrebbe aprire gli occhi a quanti si soffermano solo alle dichiarazioni ufficiali e di facciata dei media asserviti al potere costituito. Jackie, nel finale, quasi si confessa con il prete che gli ricorda la vicenda di Gesù che apre gli occhi del cieco coprendoli di fango e mandandolo a lavarsi presso la piscina di Sìloe; ma questa, come spero vedremo presto, è tutta un’altra storia.

Note e fonti:

  1. Le notizie sono discordanti, comunque la data dovrebbe essere il 2029, per decreto imposto da Johnson. 40 mila fascicoli da desecretare: “se non hai nulla da nascondere, perché lo nascondi?”. Per chi volesse approfondire:
    http://www.ilgiornale.it/news/cultura/verit-su-jfk-sar-pubblicata-cia-permettendo-1133494.html
    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/14/colpo-di-scena-nel-caso-kennedy-archivi.html
  2. Tra gli altri: http://win.storiain.net/arret/num184/artic2.asp
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Lee_Harvey_Oswald; vedere la foto giudicata un fotomontaggio come mostrato nel film di O. Stone.
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Ruby
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/JFK_-_Un_caso_ancora_aperto
  6. Magic Bullet Theory: in https://it.wikipedia.org/wiki/Commissione_Warren avallata dalla Commissione Warren che giudicò possibile tale traiettoria!
  7. http://italia.pravda.ru/science/07-09-2006/2974-0/
  8. Pablo Ayo, I Marilyn Files, in Ufo Network, Editore Futuro, Roma, settembre 1999.

http://www.mymovies.it/film/2016/jackie/
https://it.wikipedia.org/wiki/Lyndon_B._Johnson
http://www.ticinolive.ch/2013/09/25/cosa-e-successo-sullair-force-one-dopo-lassassinio-di-j-f-kennedy/
http://www.ilpost.it/2017/02/23/jackie-kennedy-film-storia-vera/
http://www.disinformazione.it/Fake_news.htm
http://www.ndonio.it/John%20F.%20Kennedy.htm

credits: Wikipedia, http://www.remocontro.it/2013/11/17/assassinio-kennedycomplotto-irrisoltodocumenti-2-trame/