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Ad Astra: verso le stelle

Ad Astra è il finale di una frase latina («Per aspera ad astra»), che vuol dire “Attraverso le avversità, verso le stelle”.
La locuzione ricorda molto da vicino il capitolo finale dell’inarrivabile 2001: Odissea nello spazio, e cioè “Giove e oltre l’infinito”. Anche se nel film di James Gray (Civiltà Perduta, 2017, la recensione qui), la mèta è Nettuno l’argomento è  l’instancabile corsa del genere umano a voler andare sempre oltre.
Il sommo Vate, già secoli orsono scrisse: «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza»(1).
E proprio quest’ultimo concetto affliggerà l’essere umano fino alla fine dei suoi giorni. Se arriveremo dove nessuno è mai giunto prima, dove non si può andare più in là, potremo allungare il braccio oltre? Il film realizzato anche con la collaborazione di tecnici e astronauti della Nasa -lo stesso Brad Pitt, protagonista e produttore, ha intervistato(2) di persona uno degli astronauti tutt’ora presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, Nick Hague. I due hanno discusso, e in parte scherzato sull’assenza di gravità, ma anche sullo stress psicologico e fisico; aspetti chiave per la decifrazione del lavoro del regista statunitense. Infatti Roy McBride (B. Pitt), è introverso, a volte scollegato dalla realtà, introspettivo, riflessivo, quasi meditativo, soprattutto a causa della partenza del padre, il colonello Clifford McBride (Tommy L. Jones), pluridecorato, messo a capo, dallo United States Space Command(3), della missione LIMA, diretta verso Nettuno, alla ricerca di segnali di vita extraterrestre. Come succede nei film di fantascienza, soprattutto quelli speculativi, tipo 2001Interstellar e anche Solaris, qualcosa è andato storto: da anni non si hanno più notizie perché il padre di Roy, forse ancora vivo, ha iniziato a condurre esperimenti con l’antimateria. Risultato è il rilascio di una potente forza energetica, denominata “il Picco”, che attraversa tutto il sistema solare arrivando fino alla Terra in grado di provocare «una crisi di proporzioni sconosciute».
«Ci piace definire questo film il futuro della scienza, non fantascienza (omissis) ispirandoci a tutto ciò che oggi è presente nelle nostre vite» (4), è lo stesso J. Gray, che definisce in un’intervista così la sua opera, e chissà se veramente non ci sia un pericolo tutt’ora presente al limite del nostro sistema solare… Infatti la scienza ufficiale è «compartimentalizzata», in modo che seppur vicine due persone non sanno quello che sta facendo l’altro. Solo in questo modo possono essere salvaguardate le missioni Top Secret. Il comando spaziale così usa Roy, per stanare il padre, una missione quasi militare tipo «cerca e distruggi». Nell’ipotetico futuro del film l’uomo è diventato un «divoratore di mondi», la Luna è quasi completamente colonizzata (da non perdere la scena dell’inseguimento sulla superficie lunare con i rover), ci sono avamposti su Marte, altre basi sparse nel sistema solare, fino a Nettuno. Stavolta, però la Mission to Neptun, non sarà di salvataggio come nel film di Brian de Palma.
Ma il viaggio fino quasi ai limiti dell’eliosfera è lungo, e gli altri componenti muoiono uno ad uno, come se il padre uccidesse anche a distanza, alcuni uccisi anche da un babbuino cavia, in una scena che strizza l’occhio ad Alien (Il mostro dell’astronave), il recente Life e difatti il termine LIMA, nell’alfabeto fonetico, indica la “effe” come life.
Così Roy resta solo con sè stesso e paradossalmente sente il padre ancor più vicino sebbene siano a miliardi di miglia di distanza. Il film, seppur con enormi difficoltà da parte del protagonista arriva con una certa linearità fino alle sequenze finali dove sono racchiusi i concetti più interessanti e che giustificano il lavoro degli autori e la stimolazione, con scene spettacolari e a effetto sia dal punto di vista visivo che acustico, dello spettatore ansioso di arrivare all’atto finale.
Roy ritrova il padre nell’astronave (forse è lui il vero mostro), dove sono tutti morti e dove questi giocava a fare Dio: «Non mi è mai importato nulla di voi, di tua madre, di te, delle vostre piccole idee». Ora sono faccia a faccia, padre e figlio, una lacrima scende sul viso di Roy, che finalmente si può liberare dalla forma di ossessione, di rabbia, forse delusione, per essere stato abbandonato da bambino: «I figli pagano sempre per le colpe dei genitori». Nel tentativo di riportarlo indietro è però il padre che recide volontariamente il cordone ombelicale, che stacca la cima che li teneva uniti e Roy, è costretto, impotente, ad osservare il padre, che si allontana nell’abisso dell’infinito, e che finalmente anche se per pochi minuti esce a riveder le stelle.
La domanda: se gli esperimenti con l’antimateria creavano picchi di energia catastrofici, quando l’astronave esplode, l’antimateria viene a contatto con la materia, questo dovrebbe essere ancor più distruttivo. Potrebbe creare anche una singolarità, un buco nero, in grado di inghiottire tutto il nostro sistema solare?
La morale, nascosta, tra i pianeti e i due anelli di Nettuno: «A volte la volontà dell’uomo deve superare l’impossibile per cercare quello che la scienza ritenga non esista» e finalmente potremo dare risposta, riportata su un poster dentro la nave, alla domanda che ci è tanto cara: «Is there anyone out there? Yes, yes, yes?».

 

Nota dell’autore: le citazioni, dove non specificato, sono tratte dal film.

Note:
1. Divina Commedia, Inferno, canto XXVI, v.119.
2. https://www.youtube.com/watch?time_continue=237&v=Q8LYn1KtfOA
3. Originariamente creato nel 1985 per coordinare l’uso dello spazio esterne da parte delle forze armate degli USA (Wikipedia).
4.https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-il-regista-james-gray-ci-parla-delle-sfide-affrontate-da-lui-e/n94713/

Fonti:
https://www.comingsoon.it/cinema/interviste/ad-astra-in-cerca-di-una-nuova-mascolinita-brad-pitt-protagonista-a-venezia/n93891/
https://www.fantascienza.com/25101/ad-astra-da-oggi-nei-cinema
https://www.fantascienza.com/25098/verso-le-stelle-con-l-astronauta-brad-pitt
https://www.fantascienza.com/25090/ad-astra-il-regista-james-gray-mi-sono-ispirato-ad-arthur-c-clarke-ed-enrico-fermi
https://www.filmtv.it/film/158291/ad-astra/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-e-il-terrore-che-viene-dallo-spazio-profondo/n95008/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-e-il-desiderio-di-non-essere-soli-ce-ne-parla-liv-tyler/n95002/
https://www.mymovies.it/film/2019/ad-astra/#recensione
https://www.altrimondi.org/riflessioni-biennale-cinema-2/
https://www.mymovies.it/film/2019/ad-astra/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-brad-pitt-intervista-il-vero-astronauta-nick-hague-nella-stazione/n94610/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-tra-scienza-e-fantascienza/n94805/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-un-emozionante-inseguimento-in-viaggio-sulla-luna/n94924/
https://www.comingsoon.it/film/ad-astra/54954/recensione/
https://www.filmtv.it/film/158291/ad-astra/

credit: Nasa

Life: vita o morte?

In principio fu il mitico Alien (R. Scott, 1979) con lo xenomorfo che, in una delle scene più terrorizzanti della storia del cinema, veniva al mondo squarciando il petto del compianto John Hurt, morto solo pochi mesi fa. Life, Il thriller fantascientifico del regista svedese di origine cilena Daniel Espinosa, con sottotitolo “Non oltrepassare il limite”, ha infatti molte similitudini con il capolavoro del regista di Blade Runner.
Il film di Espinosa inizia con un magnifico piano-sequenza e, mentre il pianeta sotto dorme tranquillo, una nuova alba illumina con una vivida luce l’International Space Station.
La missione è quella di recuperare un modulo di ricerca di ritorno da Marte: «il primo modulo della storia a tornare dal pianeta». A bordo, tra gli altri reperti c’è, però, la «prima incontrovertibile prova di vita oltre la Terra». Un organismo unicellulare che risulta essere anche gradevole alla vista, ma già in grado di fornire una prima risposta, un essere con base carbonio, tutto muscoli, centri nervosi (cervello) e occhi.
Stimolato prima con ossigeno, la sua primaria fonte di nutrimento, poi con glucosio, infine con deboli scariche elettriche, l’organismo si risveglia dal suo lungo sonno e inizia a crescere, a svilupparsi, a reagire subito violentemente con i sei membri dell’equipaggio; l’alieno è resistente al vuoto cosmico, come alle alte temperature e, proprio come Alien (ma all’inizio più somigliante al facehugger), difficile da uccidere. E la stazione spaziale dapprima asettica, come la Discovery di 2001, inizia ad assomigliare sempre più alla Nostromo, il buio antro dentro cui il male risiede. Passata l’euforia della scoperta, con tutto il mondo sotto a festeggiare, l’adrenalina inizia a scorrere nelle vene dei protagonisti, ma non troppo nello spettatore abituato ed avvezzo a simili visioni (un plauso agli ottimi effetti speciali e al sinuoso design della creatura), gli astronauti cadono, di conseguenza, uno ad uno, in modalità più o meno già viste e dove lo spargimento di sangue non è da film splatter, infatti, in assenza di gravità, esso fuoriesce dal corpo della prima vittima, a piccole bolle che si spargono nella capsula. Il film ripercorre i classici stereotipi della fantascienza, ciò confermato dallo stesso regista che in un’intervista (che potete vedere qui), afferma: «Per me si tratta di rimanere fedeli alla tua anima… con questo film abbiamo avuto un’opportunità incredibile di fare qualcosa che segue le regole del genere ma allo stesso tempo fa evolvere i personaggi… e questo perchè, credo, i buoni film di fantascienza lavorano ad un livello sotterraneo e soprattutto nel conflitto tra i personaggi. La storia è il veicolo…». Infatti il film, lavora proprio in questo senso e veicola concetti che arrivano fino in fondo all’anima. E questa non è un’iperbole.
Non farò spoiler sul finale, che potrebbe sembrare scontato leggendone la sceneggiatura, ma non lo è quindi, aspettatevi il colpo di scena; quello che voglio fare è cercare di entrare, non nei meandri dell’astronave per scovare l’alieno, ma appunto, dentro noi stessi. Con le solite domande, in grado di instillare dubbi, non certezze, di sgretolare il muro della ragione, andando oltre le convenzioni, le consuetudini, che risultano essere ormai, terreno fertile per facili e sbrigative considerazioni. A partire già dal titolo. L’essere umano, ma possiamo benissimo considerare l’intera razza umana tende appunto ad “umanizzare” concetti che tali non sono. Come un ricordo atavico, ancestrale, per dormire sonni tranquilli, l’uomo riduce tutto alla condizione umana, riuscendo spesso a controvertire, il significato di idee e concetti che, invece dovrebbero stimolarlo a crescere. Di conseguenza il titolo Life è quanto meno fuorviante. Il nostro pianeta dovrebbe chiamarsi Acqua, non Terra; all’alieno, per renderlo più familiare bisogna necessariamente dargli un nome, qualunque esso sia, non ha importanza, esso non odia, siamo noi che, per paura odiamo, e Life, proprio non significa vita, ma morte perché, come afferma uno degli astronauti: «la vita è distruzione». Ed è proprio qui che viene superato il limite, attendiamo con autentico fervore il giorno in cui capiremo di non essere soli: «E se il primo contatto sarà il nostro più grande errore?».

Il Prof. Milton Wainwright e un organismo alieno

Nel film la creatura aliena arriva con un passaggio, ma se non ce ne fosse bisogno? Alcuni organismi possono vagare anche per eoni nel vuoto cosmico, prima di trovare un pianeta a loro adatto? Fantascienza a parte, in realtà è già successo? Nel 2015 il prof. Milton Wainwright, ricercatore dell’Università di Sheffield (UK), ha affermato in un’intervista che sono stati scoperti organismi alieni nella Stratosfera (a soli 30 km dalla superficie terrestre). Il film Life, si basa forse su tale scoperta? Gli organismi sono stati rilevati con l’ausilio di una sonda e risultano essere costituiti da carbonio, azoto ed ossigeno, tutti elementi che, guarda caso, sono citati ampiamente nel film e che come ormai tutti sappiamo essere i mattoni base di quella che viene considerata vita. Sebbene lo scienziato sia stato ampiamente criticato, ma c’era da aspettarselo, da tutti i suoi colleghi, lo studio venne in un primo momento anche pubblicato sul Journal of Cosmology. Il professore tentò a suo tempo di coinvolgere la Nasa per confermare le sue ricerche, ma capì che non era questa l’intenzione dell’Ente Spaziale americano che, e poteva essere altrimenti, ha occultato tutto facendo sparire i documenti relativi. Questa in sintesi la storia che potete leggere per esteso andando al link presente nelle fonti e qui si conclude anche questo post. Tornando per un attimo all’opera del regista cileno-svedese, il film mostra in pratica la fragilità del nostro pianeta, la mancanza completa di umiltà del genere umano rispetto a tali concetti e di una civiltà refrattaria, piena di contraddizioni, che vive totalmente all’oscuro di quanto accade sopra di essa.
Di questo passo il nostro destino è già segnato e ciò si evince dalla mancanza di speranza insita nell’ultimo messaggio registrato dalla comandante della missione, più o meno simile a quello lanciato da Ripley; ma preferisco chiudere con quello che dà il senso di un epitaffio scritto sulla lapide del nostro mondo, una nenia per bambini ma dal forte retrogusto amaro ed inquietante, la filastrocca che potete però ascoltare completa solo nel trailer: «Buonanotte Luna, buonanotte piuma, buonanotte mucca che salti sulla Luna, buonanotte luce sei una grande fortuna, buonanotte stelle, buonanotte aria, buonanotte suono che ogni notte varia».

Nota:
Tutte le citazioni sono tratte dal film.

Fonti:
https://www.comingsoon.it/film/life-non-oltrepassare-il-limite/53584/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/life-non-oltrepassare-il-limite-una-creatura-aliena-tutta-muscoli-e-tutta/n65285/
http://www.mymovies.it/film/2017/life/
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2017/03/22/life-torna-la-paura-di-alien-ed-e-2.0_af210a4f-832f-43b6-b032-c4f7177de283.html
http://www.segnidalcielo.it/organismi-alieni-scoperti-nella-stratosfera-i-documenti-vengono-occultati-dalla-nasa/

Immagine: elaborazione grafica di Giuseppe Nardoianni con frames tratti dal filmato youtube.

Jackie e il suono del proiettile

Il film è Jackie, al secolo Jackline Bouvier, attualmente nelle sale, è diretto dal regista cileno Pablo Larraín, che vede D. Aronofsky tra i produttori, vincitore del premio per la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. Il proiettile è quello (o uno di quelli, come vedremo) che uccise il Presidente John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre del 1963 a Dallas. Il suono è quanto invece resta alla moglie Jackie (interpretata da una quasi perfetta Natalie Portman), per legare e cercare di ricordare quegli attimi drammatici che segnarono la sua vita, quella di un’intera nazione e forse del mondo intero. Il film ruota chiaramente tutto intorno alla first lady che racconta, al giornalista politico del Life, Theodore H. White, nei primi giorni successivi all’omicidio, quei tragici eventi.
L’intervista ripresa in scene statiche, quasi simmetriche, a voler rimarcare maggiormente il pathos di quei momenti in cui Jackie sembra essere donna forte e debole allo stesso tempo. Leggera si muove tra le stanze della Casa Bianca, seppur vissute per un breve periodo, ma dense di ricordi, e madre tenera per i suoi due figli rimastigli. L’espressività tecnica, messa in mostra dal regista, si esalta in brevi istanti, tra riflessi nel vetro dell’auto con Jackie in primo piano e nel riflesso la folla addolorata durante il corteo funebre; il velo nero che copre il volto della giovane vedova quando leggere folate di vento autunnale scoprono i tratti tesi di moglie addolorata, quasi fosse una statua della Madonna seguita da tutta la sua corte; i pochi attimi in cui ella guarda nelle vetrine, i manichini che vestono i suoi abiti, fino al suo classico vestito di un candido color rosa confetto indossato da Jackline quel funesto giorno, sporcato dal sangue del marito e che lei insistette di indossare in quella che possiamo definire una vera farsa e cioè il giuramento del vice presidente Lyndon B. Johnson, sull’aereo che li riportava a casa.

Lyndon B. Johnson presta giuramento nell’ufficio dell’aereo presidenziale

Pochi frames, ma nei, e sui quali, ci sarebbe molto da dire. Larraín si sofferma pochissimo sulla figura di JFK, poco sui fatti di Dallas, e lo fa in modo delicato quasi onirico ed è qui che possiamo infilarci per cercare di esaminare, ma sintetizzando, cosa realmente successe.
Il regista evita di parlarne apertamente, ma lo fa elegantemente, perché questo non è lo scopo dichiarato del film e quindi a noi tocca ancora una volta leggere tra le righe e cogliere i pochi attimi che l’autore ci concede.
Ripeto questo non è una disamina approfondita (occorrerebbero pagine e pagine, tenuto conto anche delle innumerevoli risorse in rete); molto è stato detto e quasi sicuramente ci sarà da dire(1) in futuro, e cioè se quel giorno fu veramente Lee H. Oswald il solo ed unico a sparare, secondo quanto fu stabilito dalla Commissione Warren. Perché se così non fosse, e gli indizi sono tanti, allora si deve necessariamente «per definizione, parlare di complotto». La frase è tratta dal convincente film JFK – Un caso ancora aperto, diretto nel 1991 da Oliver Stone. Andiamo con ordine: la farsa del giuramento di Johnson che alcuni ritengono(2) come uno dei coinvolti. Perché tanta fretta nel farlo giurare? Per non lasciare la nazione senza il leader primario?
Perché costringere una vedova distrutta in anima e corpo a presenziare al giuramento? Per una sorta di approvazione o di consenso, una tutela o per fugare così ogni dubbio che i responsabili sapevano ci sarebbero stati? Nel film di Larraín c’è un particolare interessante, appena finita la cerimonia del giuramento tra gli altri, il neo presidente stringe la mano, ad un membro defilato del suo staff e gli rivolge alcune parole.
Non sapremo mai cosa gli ha detto, ma c’è chi sostiene che gli rivolse una sorta di ammiccamento come per dire «c’è l’abbiamo fatta!». Cosa intendeva veramente Johnson? Parlava della sua carica o di altro? Non lo sapremo mai. Adesso la figura di Lee Harvey Oswald(3). Nel film di Stone viene realisticamente descritta, fin nei minimi particolari. Chi lo considerava un comunista militante (sulla relativa pagina di Wikipedia c’è la foto che lo ritrae con un fucile; lo stesso usato quel giorno, modello Mannlicher-Carcano costruito a Terni), chi un’agente dell’onnipresente CIA, la testimonianza della moglie, i movimenti effettuati il 22 novembre, l’appostamento in una stanza della Biblioteca, una delle posizioni favorevoli, ma non l’unica, che dava direttamente sulla Dealey Plaza (per entrarvi il corteo presidenziale avrebbe dovuto necessariamente rallentare in curva); gli attimi precedenti gli spari, la fuga, la cattura in un cinema, l’arresto effettuato senza leggergli i diritti (è lui stesso che lo afferma, come si vede anche in Jackie), e poi mentre avveniva il trasferimento in carcere, ucciso dal criminale Jack Ruby(4): L. H. Oswald, cecchino, assassino in un crimine che forse non ha commesso da solo, capro espiatorio, messo subito a tacere.
Perché? «Chi piange oggi Lee Harvey Oswald» è quanto afferma il giudice Jim Garrison/Costner nel film di Stone, l’unico che ebbe il coraggio di affrontare tutto il sistema (e la Commissione Warren in particolare), memorabile il suo monologo inneggiante la democrazia che egli ritenne assente in tutta la vicenda. Ma perché Oswald potrebbe non essere stato il solo a sparare? Sempre dal film di Stone si evince: «con il contributo della visione in aula del celebre film(filmato amatoriale, nda) di Zapruder, propone uno scenario con tre diversi esecutori, i quali, con un attentato realizzato attraverso la tattica del fuoco incrociato, avrebbero ucciso Kennedy con 6 spari, invece dei 3 statuiti dalla Commissione Warren, dei quali 4 a segno»(5), inoltre nel film di Stone viene ampiamente dimostrato che, se fosse stato un solo tiratore a sparare, da una sola posizione e con quel fucile, sarebbe stato impossibile, i migliori snipers americani, in pochi secondi, non ci riuscirono. Entriamo quindi, più nel merito della questione: i proiettili sparati. Nel film del regista cileno, Jackie sente lo sparo che colpisce alla gola il marito (come nel film di Stone, ma in questo si ode “il suono” di un precedente sparo che ferisce un passante a diverse decine di metri di distanza), poi il colpo mortale che colpisce sopra la tempia destra il presidente che si accascia di lato (anche nel film di Larraìn) e con Jackie nella scena più drammatica dei due film (nel film di Stone sono proprio gli istanti tratti dal filmato Zapruder) che si prodiga, quasi in trance, a raccogliere pezzi di cranio e di materia grigia del marito sul cofano dell’auto. Questo è il colpo che evidenzia la presenza di un secondo tiratore come sostiene ancora il giudice Garrison nel film di Stone.

Teoria della Pallottola Magica

Ma nell’opera del regista americano c’è anche quella che viene definita la “teoria della pallottola magica”(6): lo sparo che ferì anche alcuni degli occupanti della limousine scoperta, con una traiettoria tale da mettere in discussione tutte le leggi della fisica, pallottola che dopo aver attraversato lamiere, sedili e vari corpi venne “magicamente” ritrovata intatta tra i reperti requisiti. Chi ha un minimo di onestà intellettuale deve ammettere che ciò è quasi impossibile e quindi forse ci fu davvero un complotto dietro l’omicidio Kennedy, altrimenti gli scettici (lo scetticismo è solo mancanza di conoscenza), che non credono alle teorie complottistiche, devono per forza di cosa accettare la teoria magistralmente descritta nel film di Stone. Purtroppo per loro un’altra via non c’è.
Per non parlare della morte del figlio John John, in un incidente aereo nel 1991, le cui cause non sono state del tutto chiarite e che molti pensano collegata alla morte del padre.
E veniamo alla madre di tutte le domande: chi e perchè uccise John Fiztgerald Kennedy? Anche qui le ipotesi non mancano: mafia, politici guerrafondai per la questione Vietnam, CIA, FBI, KGB, Fidel Castro, il colosso finanziario-bancario perché il presidente americano voleva eliminare il cosiddetto “signoraggio” e tra le tante altre, non per ultima, la questione ufologica. Kennedy, come alcuni altri presidenti (anche Hillary Clinton, a suo dire, se fosse stata eletta), voleva cancellare il Top Secret sugli Ufo, ma disse che «ho le mani legate»(7), oppure le conversazioni telefoniche con Marilyn Monroe (uccisa per lo stesso motivo?, nda) in cui dice di andare a vedere «qualcosa proveniente dallo spazio»(8). Questi in sintesi i fatti, non ci sono vere e proprio conclusioni, questo post potrebbe essere considerato tutto un ricettacolo di fakes (v. il clamore che sta suscitando il DDL n° 2688 appunto sulle Fake News, notizie false, in attesa di approvazione), oppure potrebbe aprire gli occhi a quanti si soffermano solo alle dichiarazioni ufficiali e di facciata dei media asserviti al potere costituito. Jackie, nel finale, quasi si confessa con il prete che gli ricorda la vicenda di Gesù che apre gli occhi del cieco coprendoli di fango e mandandolo a lavarsi presso la piscina di Sìloe; ma questa, come spero vedremo presto, è tutta un’altra storia.

Note e fonti:

  1. Le notizie sono discordanti, comunque la data dovrebbe essere il 2029, per decreto imposto da Johnson. 40 mila fascicoli da desecretare: “se non hai nulla da nascondere, perché lo nascondi?”. Per chi volesse approfondire:
    http://www.ilgiornale.it/news/cultura/verit-su-jfk-sar-pubblicata-cia-permettendo-1133494.html
    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/14/colpo-di-scena-nel-caso-kennedy-archivi.html
  2. Tra gli altri: http://win.storiain.net/arret/num184/artic2.asp
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Lee_Harvey_Oswald; vedere la foto giudicata un fotomontaggio come mostrato nel film di O. Stone.
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Ruby
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/JFK_-_Un_caso_ancora_aperto
  6. Magic Bullet Theory: in https://it.wikipedia.org/wiki/Commissione_Warren avallata dalla Commissione Warren che giudicò possibile tale traiettoria!
  7. http://italia.pravda.ru/science/07-09-2006/2974-0/
  8. Pablo Ayo, I Marilyn Files, in Ufo Network, Editore Futuro, Roma, settembre 1999.

http://www.mymovies.it/film/2016/jackie/
https://it.wikipedia.org/wiki/Lyndon_B._Johnson
http://www.ticinolive.ch/2013/09/25/cosa-e-successo-sullair-force-one-dopo-lassassinio-di-j-f-kennedy/
http://www.ilpost.it/2017/02/23/jackie-kennedy-film-storia-vera/
http://www.disinformazione.it/Fake_news.htm
http://www.ndonio.it/John%20F.%20Kennedy.htm

credits: Wikipedia, http://www.remocontro.it/2013/11/17/assassinio-kennedycomplotto-irrisoltodocumenti-2-trame/

 

 

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