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Maria Maddalena: il 13° Apostolo

Acqua e Spirito. Nonostante il termine ebraico Ruach, non significhi Spirito, sono alcune delle prime parole del Libro della Genesi e i due concetti più ricorrenti nel film Maria Maddalena: «un ritratto autentico e umano di una delle più enigmatiche e incomprese figure spirituali della storia»(1). Sebbene la figura della Maddalena (da Magdala, la città da cui proveniva) al cinema non sia stata mai ben tratteggiata, il film di Garth Davis, al contrario di altre opere tipo la Maria Maddalena di Raffaele Mertes (2000) e anche la Mary di Abel Ferrara (2005), o The Passion (M. Gibson, 2004), come ne L’ultima tentazione di Cristo (M. Scorsese, 1988), trascende i concetti ai quali siamo stati, forzatamente e falsamente, abituati. L’opera di Davis è il giusto mix tra sentimento, dolcezza e spiritualità, nella prima parte e rabbia, lotta e Passione, nella seconda. La sequenza iniziale colpisce e penetra nel profondo: Maria Maddalena è immersa nell’acqua, dalla quale si lascia avvolgere delicatamente, per poi affrontare la vita di tutti i giorni, sottomessa al padre e soprattutto al primo fratello; aiuta la levatrice in un difficile parto, calmando la partoriente accarezzandola e fissandola negli occhi, denotando una forte presenza di spirito. Fino a quando incontra lo sguardo ieratico, improntato a un senso grave e solenne di sacralità, di Gesù. Da rilevare è l’ottima prova degli attori: il Messia interpretato da Joaquin Phoenix (l’imperatore Commodo ne il Gladiatore), per il quale gli elogi ormai si sprecano e la convincente Rooney Mara, alla seconda collaborazione con il regista australiano, nel ruolo della Maddalena, il cui volto, delicato, è spesso, un po’ per pudore, a rimarcare la condizione della donna a quei tempi, incorniciato nel suo velo. La perfetta ricostruzione dei costumi, dei luoghi (i “sassi” di Matera sono imprescindibili), i paesaggi, le albe vivide di una luce particolare, riproposta, con un uso sapiente della fotografia, ad hoc negli interni quasi con la maestria del Caravaggio (e vi assicuro che il paragone non è irriverente), fanno di ciascuna scena un quadro come se fosse ogni «immagine su di un vetro» (Pietro, che racconta la sua a vita a Maria Maddalena) o appunto, su una tela. Maria Maddalena non è la Prostituta(2), né da lei sono usciti «sette demoni»(3), entrata in punta di piedi fra i Dodici Apostoli, riesce pian piano, con la sua semplicità e umiltà a scalarne la gerarchia, fino a diventare una sorta di alter ego per il Cristo, tanto che questi arriva a chiederle, poco prima di arrivare a Gerusalemme: «Che cosa devo insegnare?». Questo lascia supporre che Gesù l’aveva in forte considerazione; nel Vangelo apocrifo di Filippo, c’è scritto: «La compagna del Figlio è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e spesso la baciava sulla bocca». Frase altamente controversa, che ha suscitato scalpore, insinuando il dubbio che la loro unione non fosse solo “sacra”, ma carnale. Si discute da sempre se Gesù fosse sposato o meno: storicamente, per la tradizione ebraica, il Maestro (Rabbì) non poteva non essere un uomo sposato -altrimenti chi gli avrebbe dato credito se non avesse avuto nemmeno una moglie? Addirittura i Templari attestano una discendenza, della “sposa”, il vero Sacro Graal, di Cristo, e del viaggio che ella intraprese per raggiungere il sud della Francia (secondo la leggenda, il suo cranio è conservato in una Basilica a lei consacrata nei pressi di Marsiglia).
È Gesù stesso a Battezzarla; «compagna» del Cristo, lei si siede alla destra del Figlio per l’Ultima Cena (proprio come nel Cenacolo di Leonardo), è lei che scopre il Tradimento nelle parole e negli occhi di Giuda; è lei la prima «Testimone» della presunta Resurrezione (riportata solo nei Vangeli canonici, il Vangelo apocrifo di Pietro, al quale i fedeli non devono credere, dice tutt’altro), portatrice del Logos, “Apostola degli Apostoli”(4), perché, nel corso dei secoli, è stata così bistrattata?
Gesù le ha lasciato un altro messaggio esoterico, in antitesi con la tradizione ebraica? «Ha forse egli parlato in segreto a una donna prima che a noi e non invece apertamente? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l’ha anteposta a noi?» si legge proprio nel Vangelo gnostico di Maria Maddalena.
«Forse abbiamo frainteso» perché tutto «Va al di là della nostra comprensione» (sono frasi che lei pronuncia nel film) -può darsi, ma «La Dea occulta del Cristianesimo»(5) come mai non è diventata la Pietra fondatrice della Chiesa? Semplice. Per volere dei cosiddetti “Padri della Chiesa”, della loro ossessiva visione maschilista; quasi cancellata dalla storia, deliberatamente con un pensiero imposto. Gesù, dal film, ci ricorda che: «Siamo proprietari del nostro spirito», uno spirito che è stato soffocato. Nel toccante e bellissimo dialogo finale, quando la Maddalena porta l’Annuncio della Resurrezione, lo stesso cerca di fare Pietro nei suoi confronti: «Non resterò in silenzio, mi ascolteranno», purtroppo così non è stato.

Note:
1.https://www.comingsoon.it/cinema/news/maria-maddalena-rooney-mara-e-joaquin-phoenix-nel-poster-italiano/n73865/
2. L’accostamento tra Maria Maddalena e l’adultera redenta risale in realtà al 591, quando Papa Gregorio Magno, basandosi su alcune tradizioni orientali, in un suo sermone identificò le due figure.
In https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Maddalena
3. Vangelo secondo Luca (8, 2-3).
4. Definizione del teologo Ippolito Romano (170-235 d.C.). Appellativo ripreso da Papa Francesco nel 2016.
5. Maria Maddalena. La Dea occulta del Cristianesimo, Lynn Picknett, L’Età dell’Acquario Editore, 2005.

Fonti:
https://www.mymovies.it/film/2018/marymagdalene/
http://www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=91&page=9
http://www.gliscritti.it/approf/2008/papers/ravasi100508.htm
https://giuseppemerlino.wordpress.com/2014/04/27/maria-maddalena-e-linsegnamento-segreto-di-cristo/
http://www.duepassinelmistero.com/maria_di_magdala_ed_il_grande_se.htm
https://www.mymovies.it/film/2018/marymagdalene/pubblico/?id=779096
https://www.comingsoon.it/cinema/news/maria-maddalena-il-nuovo-trailer-italiano-del-film-con-rooney-mara-e/n75541/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/la-maria-maddalena-di-rooney-mara-insieme-ad-alcune-delle-donne-piu-forti/n75741/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/maria-maddalena-una-clip-italiana-esclusiva-del-film-con-rooney-mara/n76256/
https://www.comingsoon.it/cinema/interviste/rooney-mara-e-maria-maddalena-il-nostro-incontro-con-la-protagonista-del/n76453/

credit: immagini tratte da www.comingsoon.it

La forma nell’acqua

Il film The Shape of Water tradotto letteralmente La forma dell’acqua, un fantasy prodotto e diretto da Guillermo Del Toro, ha trionfato alla scorsa notte degli Oscar aggiudicandosi ben quattro statuette (Miglior Film, Regia, Colonna Sonora e Scenografia), oltre a ricevere diversi riconoscimenti un po’ in tutto il mondo, Golden Globe compreso e già vincitore a sorpresa del Leone d’Oro a Venezia. Fantasy si diceva; Del Toro, infatti, sembra essere molto ispirato quando si confronta con tematiche del genere, suoi infatti HellBoy (2004) e il Labirinto del fauno (2006), qui trattasi invece di una rivisitazione, certo più raffinata, ma non tanto, de La Bella e la Bestia, anche se la Bella («la principessa senza voce») non è poi così bella e la Bestia, o il Mostro o la Creatura, come viene chiamata, non è poi così mostro, ma questo vale solo per chi vuole guardarne l’esteriorità. Ed è questo il fulcro principale, l’essenza di tutta l’opera, densa di citazioni, la cui azione si svolge in America, negli anni successivi al secondo dopo guerra, in clima di guerra fredda, del famoso telefono rosso e degli scontri razziali.
In un oscuro laboratorio denominato “Occam” (un riferimento al famoso Rasoio di Occam?) viene portata e tenuta incatenata in una grossa vasca, una strana creatura, «tirata fuori dal fango di un fiume» in Amazzonia, adorata come un Dio dalle popolazioni indigene. Qui si può fare una prima, importante considerazione, la creatura quindi non è un esperimento genetico, ma viveva libera in natura, quindi creata dalla natura stessa. Una forma di vita ancora non conosciuta dalla scienza? Non credete che sia la solita frase fantascientifica, molte sono le testimonianze e rapporti anche ufficiali (segreti) di strane creature avvistate in tutto il mondo.
Nel caso specifico l’umanoide è una sorta di sirenoide, senza però la caratteristica coda, ma con gambe e braccia e se ancora credete che certi esseri non esistono allora consultate gli studi di Suzanne Husky sulle sue sirene, oppure ascoltate le testimonianze del controverso ricercatore Paul Robertson e guardatevi, su You Tube, il filmato Discovery Channel, ritenuto da molti falso, vedere per credere.
L’essere è intelligente, riesce a comunicare, a provare sentimenti, inoltre ha incredibili capacità pranoterapeutiche, azzarderei quasi taumaturgiche, ecco perché veniva considerato un Dio. Ma entrando più nel vivo della storia gli americani sono interessati allo studio della Bestia perché è anfibia, cioè può respirare, anche se per breve tempo, fuori dall’acqua e ciò potrebbe essere utile nell’ottica di mandare il primo uomo nello spazio, visto che i russi, in vantaggio, avevano appena lì spedito la cagnolina Laika. E i russi intenzionati ad evitare che questo avvenga vogliono sabotare l’operazione, con l’aiuto di una talpa, il cui comportamento (nel film i personaggi sono molto ben caratterizzati), si rivelerà sorprendente quando le due fazioni, stranamente d’accordo, anche se su posizioni diametralmente opposte, decidono di eliminare il mostro. Ma a sabotare e a sconvolgere i piani delle due superpotenze sarà una semplice inserviente, muta, la principessa senza voce, una trovatella salvata dalle acque, che per questo motivo, si sente vicina all’essere, ne è attratta perché si riconosce, comprende la sua diversità che le è affine, e candidamente, nel linguaggio dei segni, confessa: «lui mi completa», perché è capace di guardare oltre, oltre l’esteriorità ed arrivare all’anima (e qui ci attribuiamo una nota di merito perché è lo stesso concetto espresso in un precedente post, La carne e l’anima), fino a concedersi del tutto, ad entrare, nuda, con la forma, nell’acqua elemento dal forte significato esoterico, essendo sorgente di vita. Ma l’acqua non ha forma, e come tutti sanno, assume la forma del recipiente che la contiene, quindi possiamo darle il significato (la forma) per l’appunto più semplice e, credo logica (il recipiente): in definitiva, il film parla delle diversità, della paura del diverso, dell’estraneo, che va considerato nemico e di come cercare di abbattere le barriere create ad arte da un sistema che ha come motto principale, l’ormai fin troppo abusato “divide et impera”.
«Se non facciamo niente, non siamo niente» e anche se «la vita è il fallimento dei nostri piani» ciò forse è vero, ma solo fino alla morte che, come si intuisce nel piovoso finale, è solo un passaggio.

Nota: le citazioni sono tratte dal film

Fonti:
http://www.mymovies.it/film/2017/theshapeofwater/
https://www.mymovies.it/film/2017/theshapeofwater/news/del-toro-sta-rimpiazzando-tim-burton/#b1
https://www.comingsoon.it/film/la-forma-dell-acqua/54140/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/la-forma-dell-acqua-e-la-forma-dell-amore-tra-una-strana-creatura-e-una/n75114/
http://www.fantascienza.com/23364/la-forma-dell-acqua-una-storia-di-redenzione-come-antidoto-al-cinismo-dei-nostri-tempi

Credit: immagine tratta da www.comingsoon.it

Life: vita o morte?

In principio fu il mitico Alien (R. Scott, 1979) con lo xenomorfo che, in una delle scene più terrorizzanti della storia del cinema, veniva al mondo squarciando il petto del compianto John Hurt, morto solo pochi mesi fa. Life, Il thriller fantascientifico del regista svedese di origine cilena Daniel Espinosa, con sottotitolo “Non oltrepassare il limite”, ha infatti molte similitudini con il capolavoro del regista di Blade Runner.
Il film di Espinosa inizia con un magnifico piano-sequenza e, mentre il pianeta sotto dorme tranquillo, una nuova alba illumina con una vivida luce l’International Space Station.
La missione è quella di recuperare un modulo di ricerca di ritorno da Marte: «il primo modulo della storia a tornare dal pianeta». A bordo, tra gli altri reperti c’è, però, la «prima incontrovertibile prova di vita oltre la Terra». Un organismo unicellulare che risulta essere anche gradevole alla vista, ma già in grado di fornire una prima risposta, un essere con base carbonio, tutto muscoli, centri nervosi (cervello) e occhi.
Stimolato prima con ossigeno, la sua primaria fonte di nutrimento, poi con glucosio, infine con deboli scariche elettriche, l’organismo si risveglia dal suo lungo sonno e inizia a crescere, a svilupparsi, a reagire subito violentemente con i sei membri dell’equipaggio; l’alieno è resistente al vuoto cosmico, come alle alte temperature e, proprio come Alien (ma all’inizio più somigliante al facehugger), difficile da uccidere. E la stazione spaziale dapprima asettica, come la Discovery di 2001, inizia ad assomigliare sempre più alla Nostromo, il buio antro dentro cui il male risiede. Passata l’euforia della scoperta, con tutto il mondo sotto a festeggiare, l’adrenalina inizia a scorrere nelle vene dei protagonisti, ma non troppo nello spettatore abituato ed avvezzo a simili visioni (un plauso agli ottimi effetti speciali e al sinuoso design della creatura), gli astronauti cadono, di conseguenza, uno ad uno, in modalità più o meno già viste e dove lo spargimento di sangue non è da film splatter, infatti, in assenza di gravità, esso fuoriesce dal corpo della prima vittima, a piccole bolle che si spargono nella capsula. Il film ripercorre i classici stereotipi della fantascienza, ciò confermato dallo stesso regista che in un’intervista (che potete vedere qui), afferma: «Per me si tratta di rimanere fedeli alla tua anima… con questo film abbiamo avuto un’opportunità incredibile di fare qualcosa che segue le regole del genere ma allo stesso tempo fa evolvere i personaggi… e questo perchè, credo, i buoni film di fantascienza lavorano ad un livello sotterraneo e soprattutto nel conflitto tra i personaggi. La storia è il veicolo…». Infatti il film, lavora proprio in questo senso e veicola concetti che arrivano fino in fondo all’anima. E questa non è un’iperbole.
Non farò spoiler sul finale, che potrebbe sembrare scontato leggendone la sceneggiatura, ma non lo è quindi, aspettatevi il colpo di scena; quello che voglio fare è cercare di entrare, non nei meandri dell’astronave per scovare l’alieno, ma appunto, dentro noi stessi. Con le solite domande, in grado di instillare dubbi, non certezze, di sgretolare il muro della ragione, andando oltre le convenzioni, le consuetudini, che risultano essere ormai, terreno fertile per facili e sbrigative considerazioni. A partire già dal titolo. L’essere umano, ma possiamo benissimo considerare l’intera razza umana tende appunto ad “umanizzare” concetti che tali non sono. Come un ricordo atavico, ancestrale, per dormire sonni tranquilli, l’uomo riduce tutto alla condizione umana, riuscendo spesso a controvertire, il significato di idee e concetti che, invece dovrebbero stimolarlo a crescere. Di conseguenza il titolo Life è quanto meno fuorviante. Il nostro pianeta dovrebbe chiamarsi Acqua, non Terra; all’alieno, per renderlo più familiare bisogna necessariamente dargli un nome, qualunque esso sia, non ha importanza, esso non odia, siamo noi che, per paura odiamo, e Life, proprio non significa vita, ma morte perché, come afferma uno degli astronauti: «la vita è distruzione». Ed è proprio qui che viene superato il limite, attendiamo con autentico fervore il giorno in cui capiremo di non essere soli: «E se il primo contatto sarà il nostro più grande errore?».

Il Prof. Milton Wainwright e un organismo alieno

Nel film la creatura aliena arriva con un passaggio, ma se non ce ne fosse bisogno? Alcuni organismi possono vagare anche per eoni nel vuoto cosmico, prima di trovare un pianeta a loro adatto? Fantascienza a parte, in realtà è già successo? Nel 2015 il prof. Milton Wainwright, ricercatore dell’Università di Sheffield (UK), ha affermato in un’intervista che sono stati scoperti organismi alieni nella Stratosfera (a soli 30 km dalla superficie terrestre). Il film Life, si basa forse su tale scoperta? Gli organismi sono stati rilevati con l’ausilio di una sonda e risultano essere costituiti da carbonio, azoto ed ossigeno, tutti elementi che, guarda caso, sono citati ampiamente nel film e che come ormai tutti sappiamo essere i mattoni base di quella che viene considerata vita. Sebbene lo scienziato sia stato ampiamente criticato, ma c’era da aspettarselo, da tutti i suoi colleghi, lo studio venne in un primo momento anche pubblicato sul Journal of Cosmology. Il professore tentò a suo tempo di coinvolgere la Nasa per confermare le sue ricerche, ma capì che non era questa l’intenzione dell’Ente Spaziale americano che, e poteva essere altrimenti, ha occultato tutto facendo sparire i documenti relativi. Questa in sintesi la storia che potete leggere per esteso andando al link presente nelle fonti e qui si conclude anche questo post. Tornando per un attimo all’opera del regista cileno-svedese, il film mostra in pratica la fragilità del nostro pianeta, la mancanza completa di umiltà del genere umano rispetto a tali concetti e di una civiltà refrattaria, piena di contraddizioni, che vive totalmente all’oscuro di quanto accade sopra di essa.
Di questo passo il nostro destino è già segnato e ciò si evince dalla mancanza di speranza insita nell’ultimo messaggio registrato dalla comandante della missione, più o meno simile a quello lanciato da Ripley; ma preferisco chiudere con quello che dà il senso di un epitaffio scritto sulla lapide del nostro mondo, una nenia per bambini ma dal forte retrogusto amaro ed inquietante, la filastrocca che potete però ascoltare completa solo nel trailer: «Buonanotte Luna, buonanotte piuma, buonanotte mucca che salti sulla Luna, buonanotte luce sei una grande fortuna, buonanotte stelle, buonanotte aria, buonanotte suono che ogni notte varia».

Nota:
Tutte le citazioni sono tratte dal film.

Fonti:
https://www.comingsoon.it/film/life-non-oltrepassare-il-limite/53584/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/life-non-oltrepassare-il-limite-una-creatura-aliena-tutta-muscoli-e-tutta/n65285/
http://www.mymovies.it/film/2017/life/
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2017/03/22/life-torna-la-paura-di-alien-ed-e-2.0_af210a4f-832f-43b6-b032-c4f7177de283.html
http://www.segnidalcielo.it/organismi-alieni-scoperti-nella-stratosfera-i-documenti-vengono-occultati-dalla-nasa/

Immagine: elaborazione grafica di Giuseppe Nardoianni con frames tratti dal filmato youtube.