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Captive State: tra ordine e caos

«La nostra ossessione per l’antagonismo del momento, ci fa dimenticare spesso quanto uniti devono essere tutti i membri dell’umanità. Forse abbiamo bisogno di una lezione, proveniente dall’esterno, dall’universo, che ci faccia riconoscere questo bene comune. Occasionalmente penso a come le nostre differenze planetarie potrebbero facilmente dissolversi, se dovessimo affrontare una battaglia con una forza aliena esterna a questo pianeta…». Questa citazione è parte di un famoso intervento di Ronald Reagan(1) sugli ufo all’Onu, il 21/09/1987, e che nelle sue intenzioni sarebbe dovuto essere di auspicio, una sorta di collante per l’umanità, facendo sperare in un futuro diverso. Com’è diverso in tutti i sensi l’intento di Rupert Wyatt (già autore del reboot/remaque L’Alba del pianeta delle scimmie, 2011), nel suo, da poco nelle sale, Captive State. Un’opera particolare non solo per la trama, gli effetti e l’ambientazione, ma proprio per il suo significato intrinseco che, è l’opinione comune, travalica naturalmente e di molto, il discorso fantascientifico. Infatti è solo l’invasione aliena, che per alcuni scienziati, con in testa il compianto Stephen Hawking (1942-2018), che si lamentava del fatto che segnalare la nostra posizione alle altre, possibili civiltà presenti nel nostro vicino universo, è molto pericoloso, perché potrebbero arrivare civiltà bellicose che vogliono solo predarci, è da considerarsi, ma non tanto, fantascienza. È proprio questo che accade nel film di Wyatt.
La storia inizia quasi dieci anni dopo il “primo contatto”, non pacifico, come in Star Trek, ma gli alieni, sfuggenti e dalla particolare forma, arrivati con astronavi che ricordano più le montagne sospese di Avatar, che le forme-pensiero di Arrival, si sono stanziati nel sottosuolo della Terra (una strizzatina d’occhio alla teoria che vuole che gli ufo provengano dall’interno del nostro pianeta?), per depredarlo di tutte le risorse naturali. L’umanità vive sulla superficie, in un mondo devastato dalle guerre, uno scenario post-atomico, dove la popolazione è divisa tra collaborazionisti e insurrezionisti che cercano, con una organizzazione clandestina la “Fenice”, di capovolgere le sorti del, non ancora segnato, destino.
Diversi sono i film paragonabili alla pellicola in oggetto. La Chicago di Wyatt, ricorda la Los Angeles del film World Invasion (J. Liebesman, 2011), anche se lì si combatteva a distanza ravvicinata per le strade.
La Macchina Da Presa entra dappertutto, nelle strettoie, nelle case, nelle baracche, con riprese quasi “a spalla” riprendendo i soggetti da dietro, come in un docufilm, che fa balzare alla mente lo splendido I figli degli uomini (A. Cuaròn, 2006), mentre il vago retrogusto segregazionista rimanda a film come Alba Rossa (J. Milius, 1984), con protagonisti dei ragazzi, costretti a diventare uomini troppo in fretta. Come il protagonista del film Gabriel che ha visto i genitori morire sotto i suoi occhi, uccisi dagli alieni, i Legislatori, alla ricerca del fratello Rafael, due “Angeli Negri” (F. Leali), impegnati nell’eterna lotta tra il bene e il male.
Infine, le atmosfere orwelliane, fatte di orizzonti cupi, di chip, di cimici, impiantate alla base del collo (altro riferimento agli impianti degli addotti), ma sul davanti, di collari che rimandano alla teoria che l’uomo probabilmente è un animale addomesticato, infatti una delle traduzioni del titolo del film è: Stato di cattività.
La tecnologia nell’anno 2025 c’è ancora, i computer, internet, anche se ci si collega alla rete alla vecchia maniera, cioè usando la cornetta del telefono, niente mail, ma messaggi anonimi nelle inserzioni dei quotidiani, niente iPod, ma i vetusti 33 giri, fino ai piccioni viaggiatori. Ma a rafforzare il concetto che ormai siamo schiavi della tecnologia, a tal punto da non vedere ciò che accade davvero intorno a noi, con i poteri che entrano sempre più in maniera spietata nella nostra privacy, è grazie ad un vecchio telefonino Blueberry e alla sua scheda che Gabriel scopre la verità, fino a capire i giochi del potere, il ribaltamento dei ruoli, dei concetti, nel film «niente è come sembra». Il commissario (un ottimo John Goodman) è una sorta d’infiltrato, la prostituta Jane Doe(2) è in realtà il Numero Uno della Fenice, fino alla difficile scelta tra ordine o caos, tra democrazia o anarchia, perché a volte non basta un fiammifero per accendere una guerra (dal film).
«E ancora mi chiedo: non esiste già una minaccia aliena sopra di noi?». Così Reagan terminò il discorso iniziale che dal punto di vista ufologico è ineccepibile, ma la morale del film è, purtroppo ben altra. Forse non dobbiamo pensare agli alieni come extraterrestri provenienti dallo spazio profondo, forse i veri nemici sono più vicini di quanto potremo mai immaginare…

Note:
1. Ronald W. Reagan (1911-2004) è stato il 40° Presidente USA dal 1981 al 1989.
2. Jane Doe, nome che viene dato negli ospedali americani alle donne che non possono essere, per il momento, identificate, è interpretata dall’attrice Vera Farmiga.

La minaccia silenziosa

Di invasioni principalmente aliene nel cinema di fantascienza ci sono e ce ne saranno ancora molte, non ultimo Arrival, nelle sale dal prossimo 19 gennaio. Dallo spazio è arrivato praticamente di tutto, extraterrestri di ogni forma e tipo a parte, sono giunti sul nostro martoriato (dal cinema e non solo) pianeta: virus, piante assassine, baccelli, dna che ha permesso la nascita di bambini superdotati, ma anche cervelli, materiale gelatinoso (blob), ecc. Ma che cosa succederebbe se la minaccia, arrivasse invece che dalla volta celeste, direttamente dall’ecosistema terrestre? Spoiler: per chi avesse la fobie degli insetti, in particolare delle formiche, si consiglia di non leggere più avanti. Già perchè le piccole bestiole a sei zampe sono considerate dagli esperti, l’insetto a più alto potenziale per divenire appunto una specie invasiva globale.
In un primo momento potrebbe sembrare una cosa ridicola: quante volte ci siamo soffermati a guardare quelle frenetiche creaturine entrare ed uscire velocemente da ogni formicaio? E quante volte, nel momento di schiacciarne una non ci siamo sentiti come un dio? Per molti infatti non rappresentano nemmeno un pericolo, al massimo un fastidio, quando infestano una casa, non sarebbe quindi nemmeno una guerra tra noi e loro, «ma uno sterminio» (La guerra dei mondi, S. Spielberg, 2005). Non è così. Nei giorni scorsi sono apparsi alcuni articoli (citati nelle fonti) che parlano proprio di questo particolare argomento che sembra fantascienza allo stato puro, e l’umanità, come nei classici film: Assalto alla Terra (G. Douglas, 1954), Furia bianca (B. Haskin, 1954), Fase IV: distruzione Terra (S. Bass, 1973), Marabunta: minaccia alla Terra (J. Charleston, 1997), e altri meno noti, potrebbe sembrare impreparata ad affrontare una simile minaccia. Tuttavia però gli scienziati che studiano il fenomeno, i mirmecologi(1) sono, e da parecchio tempo, già al lavoro. Quello che hanno scoperto è a dir poco sensazionale.

lepisiota_canescens

Ma facciamo un passo indietro, per una piccola grande storia tutta italiana. Negli anni ’60 l’intellettuale rivoluzionario antifascista Aldo Braibanti (la cui triste storia personale non è oggetto di questo testo), appassionato studioso delle formiche, tanto da essere considerato un vero esperto in materia, in un intervista, alla domanda del giornalista che gli chiese se un giorno ci potesse essere una guerra tra l’uomo e le formiche, Braibanti rispose che se il clima dovesse cambiare sarebbe un’ipotesi molto probabile(2). Inutile dire che il clima non sta, ma è già cambiato.
E i piccoli, silenziosi, animaletti, si sono, per così dire, subito messi in marcia. E sono addirittura due le formiche che stanno muovendo alla conquista del pianeta Terra. Entrambe appartenenti all’Ordine delle Hymenoptere e alla Famiglia delle Formicidae, sono rispettivamente la Lepisiota Canescens e la Linepithema Humile, quest’ultima inserita dagli esperti, tra le 100 specie più invasive del pianeta. La Lepisiota Canescens è originaria delle foreste etiopi, capace di formare delle super colonie che si possono estendere anche per quasi 40 km; lo studio, portato avanti dal Museo di Scienze Naturali del North Carolina dalla dott.ssa M. Sorger, ha dimostrato che la Lepisiota dopo aver invaso altri territori, sta avanzando in altri habitat, come terreni agricoli ma soprattutto urbani, prediligendo strade di recente costruzione e altre strutture.
La Linepithema Humile, invece è originaria del Sudamerica, nello specifico proviene dal bacino del fiume Paranà tra Argentina, Uruguay, Paraguay e la parte meridionale del Brasile.

linepithema_humile

Gli esperti la considerano come detto, temibile e altamente invasiva, infatti ora il suo dominio si estende anche al Nord America, all’Europa meridionale (Francia, Spagna, Italia), in Africa come in Giappone e fino all’Australia e alla Nuova Zelanda!
In tutte queste zone del mondo ha causato già seri problemi alle colture e persino agli animali. Avanzando, praticamente distrugge ogni cosa che gli capita a tiro, uccidendo senza pietà, in primis, le altre formiche autoctone, che non appartengono alla sua specie; come un esercito che procede compatto assimila al suo interno gli altri formicai della stessa specie combattendo unite.
Niente sembra ostacolare la pericolosa marcia: gli scienziati increduli si chiedono come questo sia possibile. L’incontrollata espansione è favorita altresì da un involontario, ma decisivo, intervento antropico alloctono(3): lo sviluppo, diventato globale, dei trasporti: navi, aerei, treni, tutto fa al caso. In pratica una Regina potrebbe finire accidentalmente nel bagaglio di ognuno di noi e il gioco è fatto.
Se qualcuno, come al solito avesse ancora dei dubbi per cose che sfuggono alla propria comprensione, tengo a precisare che il rapporto tra l’uomo e le formiche, lo studio e la loro osservazione, ha radici molto profonde che risalgono addirittura quasi all’inizio della storia umana: ne parlano il saggio re Salomone nella Bibbia (Proverbi: 6,6) e lo storico Plinio. Arrivando ai giorni nostri, nel 1952, Italo Calvino scrisse il racconto La formica argentina e sull’invasione di quest’ultima nella zona della riviera di Ponente ligure (fatto storico realmente accaduto). Nel romanzo egli racconta  il male di vivere, e il pericolo che viene dalla natura:  «Se lui ci avesse parlato di formiche […] noi avremmo pensato di trovarci contro un nemico concreto, numerabile, con un corpo, un peso. […] creature di quelle che si possono toccare, smuovere, come i gatti, i conigli. Qui avevamo di fronte un nemico come la nebbia o la sabbia, contro cui la forza non vale»(4).

Note e fonti:

  1. La mirmecologia è una branca della zoologia, o più precisamente dell’entomologia, che si occupa dello studio delle formiche, della loro evoluta vita sociale e di tutto quello che le riguarda (Wikipedia).
  2. Da Il giorno e la storia, Rai Storia, puntata del 05.12.2016.
  3. Per specie aliena, in biologia, si intende una qualsiasi specie vivente (animale, vegetale o fungo) che, a causa dell’azione dell’uomo (intenzionale o accidentale), si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo reale. In tal caso, si parla anche di specie alloctona (Wikipedia).
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/La_formica_argentina

http://www.segnidalcielo.it/super-colonie-di-formiche-si-stanno-preparando-allinvasione-globale/
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2016/11/09/la-guerra-mondiale-piu-rovinosa-e-in-atto-adesso-e-la-conduce-la-formica-argentina/

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Independence Day: il ritorno

independence-day-resurgenceCinquant’anni fa, l’8 settembre 1966 la NBC, mandò in onda il primo episodio della saga di Star Trek, diventata un marchio della FS e dove tra le altre cose si parlava della Federazione Galattica dei Pianeti che, oggi a distanza di mezzo secolo, è ancora lungi dal divenire. Pochi giorni fa è uscita la notizia del remake del film Alien Nation (G. Baker, 1988) in cui gli alieni, sfuggiti al controllo di un’altra razza ET, arrivano con una gigantesca nave madre (mother-ship), chiedendo asilo alla popolazione terrestre ricevendo in cambio diffidenza e disprezzo. Esattamente a distanza di 20 anni è uscito un altro marchio fortunato Independence Day: rigenerazione, ancora con la firma del “grande distruttore” e ormai maestro indiscusso del catastrofico: Roland Emmerich. Dopo una sofferta rispolverata al cast, manca il pezzo grosso Will Smith, e con l’introduzione di nuovi personaggi: il presidente interpretato da Bill Pullman (in pensione, ma ancora presente e funzionale nella trama perché colpito da molte visioni su un possibile secondo attacco) è stato sostituito al timone della nazione più potente della Terra dalla presidente Lanford, l’attrice Sela Ward, donna dal carattere aggressivo, ma allo stesso tempo senza polso e senza carisma, in una sorta di augurio, forse profetico, per la senatrice Hillary Clinton, nella corsa alla Casa Bianca; l’introduzione di un nuovo personaggio interpretato dalla bravissima Charlotte Gainsbourg, specializzata nell’identificare i segnali lasciati dagli alieni sul nostro pianeta. Capitolo a parte per lo scienziato Levinson/Goldblum, addirittura a capo dell’Earth Space Defeance, una sorta di SDI Strategic Defeance Iniziative di reganiana memoria, ma che diversamente dalla realtà non si tratta solo di una serie di satelliti per la difesa, ma per l’aver costruito sulla Luna una potentissima stazione militare con tanto di cannone al plasma, e per aver progettato, usando retro ingegneria aliena un velivolo ibrido molto potente che agli ufologi potrebbe ricordare la vera flotta spaziale terrestre denominata Solar Warden che, secondo quanto scoperto dall’hacker Gary Mckinnon consta di 8 astronavi più 43 ricognitori piccoli ed opera sotto il comando del Naval Network Usa e lo Space Command Operations (1). Nel film, la civiltà umana, è riuscita a rimettersi in piedi ricostruendo tutte le città distrutte durante il prima attacco e anzi, adesso l’umanità è assai progredita, avendo a disposizione l’ingegneria aliena, e vive sotto un’unica bandiera, un’unica legge e in pace da vent’anni senza conflitti armati fra le varie nazioni: questa davvero noi la denominiamo fantascienza, ma è il primo motivo per il quale i potenti della Terra sono restii al famigerato Disclosure della presenza aliena sulla Terra in quanto tale rivelazione avrebbe l’effetto di un collante per tutti i popoli: il vero traino dell’economia mondiale, la guerra, i conflitti, la vendita delle armi, le varie differenze, le guerre sante e non, il terrorismo, ecc. scomparirebbero, e l’umanità respirerebbe la stessa aria (parafrasando JFK in un famoso discorso), non più inquinata e senza global warming ed è chiaro che tutto ciò andrebbe contro gli interessi del Nuovo Ordine Mondiale che si basa sul millenario concetto del divide et impera. Come accennato poc’anzi alcuni personaggi del primo film: il vecchio presidente, il simpatico dottor Okun interpretato ancora da Brent Spiner (il “Data” di Star Trek), il guerriero Congolese capo dei ribelli che hanno sconfitto gli ultimi alieni rimasti, sono perseguitati da visioni che si manifestano sottoforma di impulsi sonori che arrivano direttamente al cervello e che per quest’ultimo hanno a che fare con una sorta di linguaggio alieno con un preciso simbolo: il cerchio o in 3D una sfera. La letteratura ufologica è piena di esempi simili, si va dalla mappa stellare ricordata sotto ipnosi regressiva da Betty Hill (rapita insieme al marito, primo caso di abduction registrato), al codice binario di uno dei sottoufficiali nella foresta di Rendlesham in Inghilterra, in un IR2 nei pressi della base RAF di Woodbridge. E ora the arrival: l’arrivo, il ritorno. Tra parentesi, in The Arrival (D. Twohy, 1996), film interpretato da Charlie Sheen, radioastronomo, il quale scopre che l’aumento del riscaldamento globale (global warming) è causato da extraterrestri insediatisi nel sottosuolo terrestre. In Arrival (D. Villeneuve) in uscita a novembre, invece, viene usato un linguaggio simile al simbolo usato nel film in questione, che ha sempre come base il cerchio. Se nel primo film veniva detto che gli alieni, che parcheggiarono l’astronave madre lunga solo 500 km di diametro, nei pressi della Luna e che spostavano la loro civiltà di pianeta in pianeta per depredarne le risorse naturali, ora si scopre che in realtà la civiltà aliena non è stata del tutto distrutta, ma arrivano con un’altra mega astronave madre di quasi 5.000 km di diametro, con una propria gravità, e che atterra nell’oceano atlantico, da costa a costa. Se vi fanno paura le dimensioni e pensate che dimensioni del genere sono davvero incredibili, fate una breve ricerca in rete e vi accorgerete che alcuni satelliti hanno ripreso oggetti (astronavi aliene?) prossimi al sole delle dimensioni del pianeta Terra! Inoltre all’interno dell’immenso Ufo, in una sorta di alveare, vive la regina, concetto questo che rimanda naturalmente alla saga di Alien, che come nel film Aliens: scontro finale (J. Cameron, 1986), alla fine viene anch’essa uccisa. Stavolta lo scontro finale (sarà veramente l’ultimo?) si svolge come al solito nell’Area 51, diventata ormai il quartier generale delle forze armate terrestri. Se il nuovo I.D. sempre spettacolare dato l’apporto immancabile della computer graphics (CGI) e con gli alieni questa volta disegnati totalmente al computer non riuscirà, cinematograficamente, a rinverdire i fasti e il successo del primo film (1996) seppur definito dalla critica un videogioco, come visto ci sono alcuni concetti ed elementi che corroborano le tesi ufologiche e che hanno come novità inserita nella narrazione un concetto che va al di là dell’ufologia stessa, toccando le alte punte della cosiddetta esopolitica. Prima dell’arrivo dell’immensa nave spaziale, uno strano fenomeno preannuncia l’arrivo di una sonda aliena perfettamente sferica: la perfezione sferica è già di per sé un potente messaggio (v. il film Sfera di B. Levinson), appartenente ad un’altra civiltà aliena, ma che gli ottusi militari americani distruggono, dalla serie prima spari e poi fai domande. All’interno della sfera distrutta viene trovata un’altra sfera, ma di dimensioni molto più piccole, perfettamente liscia, levigata e di colore bianco, che in realtà ricorda il simbolo percepito da chi avvertiva il ronzio nelle orecchie, una sorta di Hard-Drive contenente tutta la scienza di una razza aliena giunta sulla Terra per avvertire del pericolo che stanno correndo, spiegando che anche la loro civiltà è stata attaccata dagli stessi alieni ostili. Non aggiungo altri spoiler, dico solo che il contenuto della piccola sfera, con interfaccia sonora umana potrebbe far balzare di colpo la nostra civiltà, secondo la scala di Kardashev, direttamente al Tipo III, che definisce una civiltà intergalattica. Ma il concetto può essere, come detto, ampliato, in questo caso non è stata applicata la famosa prima direttiva, tanto cara a Star Trek: una civiltà superiore non può interagire con una civiltà meno evoluta, in quanto l’evoluzione stessa deve seguire il proprio percorso. Nella realtà, purtroppo ciò non è avvenuto, gli alieni di tipo nordico, avvertirono l’umanità del pericolo portato dalla razza dei grigi (2), ma il governo americano in primis non dette ascolto a tale monito perché avevano già stipulato, nel 1954 nella base aerea di Muroc, il famigerato “patto scellerato”: tecnologia extraterrestre in cambio di vite umane.

Note e fonti:

1. http://www.universo7p.it/solar-warden-il-progetto-spaziale-top-secret/
2. http://www.hackthematrix.it/?p=7628?p=7628?p=762
http://www.fantascienza.com/21625/independence-day-rigenerazione-9-cose-da-sapere-sulla-nuova-invasione
wikipedia

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La Chiesa e gli Ufo

luce_ufo.jpgCome la Chiesa spiega gli Ufo? È la domanda posta da un lettore al settimanale cattolico più famoso: Famiglia Cristiana.
La risposta pubblicata sul numero 16 (Anno LXXXI) è a firma dell’esperto Massimo Introvigne, che già in passato aveva avuto occasione di discutere sull’argomento.
Nelle poche righe, l’esperto pone la questione in termini strettamente teologici, dapprima premurandosi di affermare che la Chiesa non si esprime sugli avvistamenti in quanto, conclude poi, a tutt’oggi non ci sono prove sicure che gli extraterrestri esistano.
Ma la frase più importante è che mi ha dato spunto per scrivere questo post è indubbiamente questa: “Non ci sono pronunciamenti ufficiali della Chiesa, ma credere che esistano non è contrario alla fede”.
Se è vero che per forza di cosa la Chiesa non può ancora (o non vuole ancora) pronunciarsi ufficialmente è anche vero che nel recente passato suoi illustri rappresentanti, sebbene parlassero a titolo personale, si sono dichiarati favorevolmente anche per quanto riguarda la realtà del fenomeno ufo, primo fra tutti il mai dimenticato, per la sua notevole apertura mentale, mons. Corrado Balducci.
Certo ci sarebbe molto da dire, la questione comunque non è semplice e sappiamo bene che soprattutto in rete c’è di tutto e di più sul rapporto tra il vaticano e gli ufo, ma mi preme invece commentare, secondo il mio modo di vedere, la seconda parte della frase citata.
È logico e corretto che credere negli alieni, esseri intelligenti, abitanti di altri mondi, non è contrario alla fede. Per contro infatti sarebbe innanzitutto mettere limiti alla magnificenza di Dio, quale creatore di un universo sconfinato e pieno di vita. Quindi, almeno in questo caso, “non siamo soli”.
Lo stesso però la frase pone altri interrogativi che non sono stati presi in considerazione e che andrebbero invece sondati anche per monitorare la preparazione e il grado di acculturamento o acclimatamento alla questione ufo/alieni da parte dei credenti, non solo cattolici.
Un fedele che si accerta che credere che esistano gli alieni non è contrario alla fede, può mettersi l’anima in pace e dormire così sonni tranquilli e soprattutto qualora si manifestassero palesemente non avere paura in quanto si potrebbe essere tutti fratelli perché figli dello stesso Dio.
Non voglio dilungarmi oltre, così concludo lasciando al lettore di riflettere in tal senso, ma che cosa succederebbe se gli alieni, che scendessero dal cielo così come fecero gli dèi delle antiche civiltà ci direbbero: abbiamo le prove che Dio non esiste, anzi siamo noi Dio, noi vi abbiamo creati…

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Canto al Messia

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“… gli occhi mai videro /  un verde simile a quello di quella terra vivente /  nel giorno che illuminò i nostri giorni / come la luce lunare quando… ritarda ad alzarsi / e le ombre hanno paura. Non arrivò dal cielo, accecante; ma / riluceva da ogni cosa vivente, tutte unite insieme. Ogni stelo / d’erba era sacro con la luce che sprigionava / e gli alberi respiravano il giorno e i boccioli erano piccoli soli. / E da quella terra gli Eterni avanzavano, una miriade di moltitudini / rilucente splendore, e noi che siamo fantasmi / e inseguiamo quelle ombre che si nutrono del domani! / Come indumenti di luce, i loro dispiaceri dimenticati / caddero… / e gli occhi, scuriti dalle lacrime versate, / erano aperti illuminati dal nuovo giorno. Era primavera per sempre / e tutti gli uccelli si misero a cantare su di loro… / Tutti i bisogni si riversarono nei sacri pascoli, privi di paura: e i cavalli, innumerevoli / cavalcarono come fulmini gioiosi… / Nei fiumi di luce vivente i pesci guizzavano e splendevano, / anche loro in cammino! / Ogni cosa vivente guardava in alto e sapeva… / Ogni cosa vivente / con foglie e radici, con pinne o gambe o ali / si inchinò, contemplando; e all’improvviso in loro si verificò una / trasformazione / e tutto ciò che di distante e diverso c’era fra loro svanì. / Nessuno era più solo, / ma ognuno conosceva l’altro ed era da questi conosciuto, / e vedeva le stesse cose… / gli uomini avevano perso i loro piccoli sogni e si / erano risvegliati tutti insieme”.
Il testo che avete appena letto non è tratto da un libro di preghiere, anche se potrebbe venire dallo spazio o dal cielo, se preferite, un po’ come il Padre Nostro (che è nel più alto dei cieli). Credo siano in pochi a conoscere questi versi, almeno che non abbiano letto il libro dal quale sono stati, in parte, citati: George C. Andrews, Extraterrestri. Amici e ostili (Macro Edizioni). Qual è il loro significato? Che noi siamo un tutt’uno con l’universo e l’invitabile trasformazione che avverrà nel “Giorno della Conoscenza”, come lo definisce (insieme al titolo di questo post) J. G. Neihardt nel libro, ci ricondurrà a Lui, il Dio Supremo, l’Ingenerato, insieme alle altre specie viventi che popolano il cosmo.

Buone Feste

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Il popolo del segreto

1096652414.png Il titolo è tratto dall’omonimo capitolo inserito nel libro, a firma di Colin & Damon Wilson, “Il grande libro dei misteri irrisolti” (Newton & Compton, 2002), «una straordinaria antologia… che spazia sui più grandi enigmi dell’umanità». Nel capitolo i due autori ci parlano di diversi personaggi, tutti con, alle spalle, studi nel campo dell’esoterismo, che sarebbero capaci di attingere ad una sorta di «energia misteriosa» derivante forse «dall’attività inconscia della mente o da qualche fonte esterna, per esempio, una emanazione del cosiddetto inconscio collettivo…».
Come si legge nel capitolo, e come gli studiosi di esoterismo sanno: «l’uomo è in continuo progresso, da una situazione di imperfezione verso una superiore di evoluzione fisica e psichica», questo «continuo miglioramento (potrebbe essere, nda) governato da una Grande Gerarchia di Intelligenze…».
I due autori, però adottano un profilo piuttosto basso, affermando che «tuttavia da qui ad ammettere che ogni meccanismo evolutivo sia innescato e dipenda unicamente dall’azione di ‘intelligenze superiori’, comunque ce ne passa».
Quello che è interessante è quando i Wilson, qualche riga dopo, citano il libro “L’universo intelligente” di David Foster il quale afferma che: «le energie impegnate nel DNA debbono essere, giocoforza, superiori a qualsiasi altro tipo di energia rintracciabile sulla Terra», paragonabile «all’energia dei raggi cosmici», e osservando che «la complessità straordinaria della vita sul nostro pianeta non può che derivare da una qualche intelligenza che sta al di fuori».
In passato ho avuto modo di scrivere riguardo a quello che viene definito “DNA spazzatura” (leggi articolo DNA) a proposito del quale diversi studiosi hanno affermato che una civiltà milioni di anni più progredita della nostra, forse addirittura extraterrestre, abbia lasciato degli artefatti, proprio in quello che gli scienziati ufficiali considerano (volutamente?, nda) DNA spazzatura.
Artefatti che, quando avremo raggiunto un livello superiore d’intelligenza, saremo in grado di tradurre. L’esempio che i due autori fanno nel libro è quanto mai utile per chiarire questo concetto.
Immaginate una lavatrice o più propriamente un computer, macchine che per funzionare hanno bisogno di programmi, di software adeguati.
I computer oggi compiono operazioni strabilianti tali da sembrare molto più intelligenti di noi, ma i programmi con i quali funzionano sono comunque stati creati dall’uomo che per forza di cose deve essere più intelligente di un suo qualsiasi prodotto.
Se pensiamo al nostro DNA come ad un programma informatico è facile dedurre che allora qualcuno potrebbe aver introdotto in esso alcune informazioni (si pensa addirittura il 90% del totale) che aspettano solo di essere decifrate.
Quindi non si può non essere d’accordo con i due autori quando affermano che: «le facoltà più elevate dell’uomo non possono in alcun modo venire spiegate solo ricorrendo alla teoria evoluzionistica di Darwin».
Entrano poi in gioco le tradizioni della cultura orientale, che tengono vivi concetti che sono stati sradicati dalla cultura occidentale.
Nella recensione del libro “I sufi” scritto da Idries Shah, ed in parte riportata nel capitolo del libro oggetto di questo testo, si legge: «Per molti secoli in Oriente si è tramandata una strana leggenda. Essa racconta che in alcuni centri occulti, forse altipiani dell’Asia centrale, esiste una colonia di uomini dotati di eccezionali poteri. Questo centro agirebbe, almeno per certi aspetti importanti, come governo occulto del mondo… In un luogo misterioso e arcano chiamato Shangri-La (i cui accessi, secondo molti studiosi, si troverebbero all’incirca nell’odierno Tibet, nda), si dice vivano uomini capaci di andare oltre la normale, attuale evoluzione della razza…».
Forse questi uomini hanno saputo raccogliere per primi queste informazioni, che una razza aliena potrebbe aver nascosto come dati genetici.
Mi domando altresì, ma la nostra mappatura genetica è stata fatta considerando anche il DNA spazzatura? L’ostilità e la determinazione della Cina nei confronti del Tibet, ha solo mire egemoniche o il “celeste impero” ha scoperto questi misteriosi passaggi e quindi sta per impadronirsi del segreto del “popolo del segreto”?
Chissà, ne riparleremo.