Canto al Messia

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“… gli occhi mai videro /  un verde simile a quello di quella terra vivente /  nel giorno che illuminò i nostri giorni / come la luce lunare quando… ritarda ad alzarsi / e le ombre hanno paura. Non arrivò dal cielo, accecante; ma / riluceva da ogni cosa vivente, tutte unite insieme. Ogni stelo / d’erba era sacro con la luce che sprigionava / e gli alberi respiravano il giorno e i boccioli erano piccoli soli. / E da quella terra gli Eterni avanzavano, una miriade di moltitudini / rilucente splendore, e noi che siamo fantasmi / e inseguiamo quelle ombre che si nutrono del domani! / Come indumenti di luce, i loro dispiaceri dimenticati / caddero… / e gli occhi, scuriti dalle lacrime versate, / erano aperti illuminati dal nuovo giorno. Era primavera per sempre / e tutti gli uccelli si misero a cantare su di loro… / Tutti i bisogni si riversarono nei sacri pascoli, privi di paura: e i cavalli, innumerevoli / cavalcarono come fulmini gioiosi… / Nei fiumi di luce vivente i pesci guizzavano e splendevano, / anche loro in cammino! / Ogni cosa vivente guardava in alto e sapeva… / Ogni cosa vivente / con foglie e radici, con pinne o gambe o ali / si inchinò, contemplando; e all’improvviso in loro si verificò una / trasformazione / e tutto ciò che di distante e diverso c’era fra loro svanì. / Nessuno era più solo, / ma ognuno conosceva l’altro ed era da questi conosciuto, / e vedeva le stesse cose… / gli uomini avevano perso i loro piccoli sogni e si / erano risvegliati tutti insieme”.
Il testo che avete appena letto non è tratto da un libro di preghiere, anche se potrebbe venire dallo spazio o dal cielo, se preferite, un po’ come il Padre Nostro (che è nel più alto dei cieli). Credo siano in pochi a conoscere questi versi, almeno che non abbiano letto il libro dal quale sono stati, in parte, citati: George C. Andrews, Extraterrestri. Amici e ostili (Macro Edizioni). Qual è il loro significato? Che noi siamo un tutt’uno con l’universo e l’invitabile trasformazione che avverrà nel “Giorno della Conoscenza”, come lo definisce (insieme al titolo di questo post) J. G. Neihardt nel libro, ci ricondurrà a Lui, il Dio Supremo, l’Ingenerato, insieme alle altre specie viventi che popolano il cosmo.

Buone Feste

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