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Killers of the Flower Moon

Sono certo che vi starete chiedendo come mai un film dove non compare nessuno dei must -Ambiente a parte, del blog, possa essere preso in considerazione dallo scrivente.
La ragione è semplice: considero il popolo dei nativi, soprattutto nord-americani, come la civiltà più saggia che abbia mai visto la luce sul nostro pianeta, e non soltanto per questa umanità, ma fin dove ne serbiamo memoria, comprese quelle appartenenti al mito.
Iniziamo dal contesto storico: nel 1886 poco più di un secolo dopo l’Indipendenza (1776), il governo americano pose fine a quella che è riportata sui libri come “la questione Indiana”. L’ultimo ad arrendersi fu Geronimo (1829-1909) sciamano e capo guerriero Apache. Anche se una delle pagine più nere della storia americana avvenne pochi anni dopo, il 29 dicembre del 1891 a Wounded Knee, quando le mitragliatrici e la Cavalleria falcidiarono un intero villaggio, donne e bambini compresi.
W. E. Washburn, nel suo libro Gli Indiani d’America (Editori Riuniti, 1981) così scrive: «la presenza e l’impatto dei bianchi sulla vita indiana sono stati così imponenti che si falsificherebbe la storia se si cercasse di studiare gli indiani come se i bianchi non fossero esistiti…».
In realtà la storia è stata falsificata, si perché la mistificazione dei racconti da parte di esploratori, cacciatori, e coloni, fino agli scrittori e ai registi che vedevano nei nativi, solo dei selvaggi, non solo hanno impedito di comprendere la magnificenza e nobiltà della cultura indiana, ma soprattutto sembra abbiano giustificato, in un certo senso, il sistematico massacro compiuto ai loro danni.
Sterminati per il progresso? Per le mire espansioniste, nel Far West, degli Stati Uniti? Per la corsa all’oro? Niente di tutto questo, infatti -e questa è sola la mia modesta opinione, che il motivo, per il quale milioni di nativi, sono stati uccisi fin dai tempi dei conquistadores, è uno e uno soltanto: il loro stile di vita!
Loro non sapevano che cosa fosse il lavoro -almeno non nella visione occidentale, prendevano dalla natura, per la quale avevano un’autentica venerazione, solo quello che bastava per il loro sostentamento, ringraziavano e pregavano per ogni animale ucciso (proprio come si vede in Apocalypto di M. Gibson e in Avatar di J. Cameron), di conseguenza, avevano più tempo per dedicarsi agli affetti, alla famiglia, a tutte quelle attività di svago e creative che potessero alimentare in maniera positiva lo spirito e l’anima. Non capivano il concetto di proprietà, in realtà del tutto astruso, ma soprattutto non capivano che la terra -la “Madre Terra”, si potesse suddividere, trattare e mercanteggiare, e come molti non sanno, non sapevano assolutamente che cosa farsene del denaro! Per loro semplici pezzi di carta…
Eppure si sono fidati dei bianchi, dei “visi pallidi”, come ci chiamavano, e dei loro trattati: chiusi in riserve, malnutriti e decimati, a volte con l’uso di coperte infestate dal vaiolo, spesso con il tacere della Chiesa, i cui rappresentanti, i “Manti Neri” (i Preti, v. il film di B. Beresford, 1991), cercavano di imporre loro il cristianesimo, anche con metodi poco ortodossi, come nel caso di Alce Nero, capo guerriero della tribù Oglala, battezzato con il classico gavettone…
Fumare la pipa “il Calumet”, davanti a un bel fuoco era uno dei loro, innocenti piaceri, ma purtroppo, come vedremo, non il solo. In uno dei film che hanno rappresentato la svolta, riconsegnando la dignità a tutta la nazione dei nativi americani, Balla coi lupi (K. Costner, 1990), il Ten. John J. Dunbar che fino al contatto non sapeva chi veramente fosse, assimilato totalmente alla cultura dei “selvaggi”, riflettendo, definisce con un solo, significativo termine, la sua nuova condizione: «armonia».
Il rispetto per l’ambiente, dove ogni componente era sacro e l’armonia con il creato appunto, faceva sì che il loro grado di spiritualità fosse molto alto, tale da rendere poca cosa quello che è in noi oggi.
E se nel film di Costner i protagonisti, sono gli appartenenti alla fiera Nazione Sioux, nel film di Scorsese -che compone forse la più riuscita triade Hollywoodiana con altri due Premi Oscar, De Niro e DiCaprio (qui anche produttore esecutivo), e con la vera nativa Lily Gladstone, l’azione si svolge all’interno della Nazione Osage: “Il popolo del Cielo”, “Il popolo delle Acque di Mezzo” e il riferimento ai primi versi della Genesi, c’è tutto. Ambientato nei primi anni venti del secolo scorso a Fairfax in Oklahoma, i membri della tribù scoprono che sotto i loro piedi scorrono fiumi di petrolio, facendoli diventare di colpo «Il popolo scelto dal caso, con il reddito pro-capite più alto del mondo».
Tratto dal libro di David Grann(1), dal titolo Killers of the Flower Moon (letteralmente Gli assassini della Luna dei Fiori), ma tradotto in italiano con il titolo “Gli assassini della terra rossa”, narra anche delle investigazioni da parte dell’allora nascente FBI, il Federal Bureau of Investigation, forse al suo primo, importante caso, per quanto concerne gli omicidi ai danni, di uomini e donne, della nazione Osage, all’epoca dei fatti.
Il film però non ha convinto in pieno gli attuali Osage, perché secondo i vari consulenti, racconta il punto di vista dei bianchi, che si sentivano intoccabili perché era «più facile essere condannato per avere preso a calci un cane, che per aver steso un indiano».
Anche se il film inizia con una toccante cerimonia, dove viene seppellita una pipa che, al contrario, vale come “disseppellire l’ascia di guerra” (frase questa presente in tutti i western vecchia maniera), le immancabili contaminazioni culturali sfociano nell’alcool (l’”acqua di fuoco”, il solo vizio ereditato dai bianchi), a malattie come il diabete, la tosse canina e alle morti per «deperimento organico».
Tutto in contrasto con l’opulenza, le auto lussuose, gli abiti eleganti e raffinati gioielli, il conto in Banca… Cose che erano lontane anni luce da quella che era la vera essenza di tutti i nativi americani.
Scorsese, che quasi alla fine si regala un piccolo cameo, con una scrittura lenta, fatta di molti dialoghi, mette in scena una sorta di “regno del terrore”, dove i “bianchi” sciamano a flotte sull'”oro nero”, per appagare la loro brama di ricchezza e avidità, incuranti dell’innocente sangue versato per lavarsi una coscienza totalmente assente soprattutto nei protagonisti principali, “il Re”, De Niro, lo zio Massone del 32° livello e il nipote DiCaprio, soltanto una pedina, sacrificabile, nelle sue mani.
Non c’è posto per i fiori, in tanta violenza, sono presenti solo all’inizio con la distensiva vista di un prato con tutti fiori lilla e allegoricamente nei frames finali quando dall’alto viene ripresa una moltitudine di nativi che balla, intorno ai tamburi rullanti, come un immenso fiore che gira su sè stesso in una sorta di connubio con la natura. Un connubio sconosciuto all’uomo bianco, capace solo di fare terra bruciata al suo passaggio, e non un’immagine potente come la scena finale e la commovente, evocativa preghiera al “Grande Spirito”, di Chingachgook, alla morte del figlio, che lo rende, L’Ultimo dei Mohicani.

Note:
1. Altro libro di D. Grann è The Lost City of Z, da cui è tratto il film La Civiltà Perduta (qui la mia recensione).

Fonti:
https://www.mymovies.it/film/2023/killersoftheflowermoon/
https://www.mymovies.it/film/2023/killersoftheflowermoon/rassegnastampa/1709061/
https://www.mymovies.it/cinemanews/2023/184243/
https://www.comingsoon.it/film/killers-of-the-flower-moon/58030/scheda/
https://www.comingsoon.it/film/killers-of-the-flower-moon/58030/recensione/
https://www.mymovies.it/film/2023/killersoftheflowermoon/news/scorsese-e-dicaprio-ancora-una-volta-insieme/
https://it.wikipedia.org/wiki/Killers_of_the_Flower_Moon
https://it.wikipedia.org/wiki/David_Grann
https://www.comingsoon.it/cinema/news/killers-of-the-flower-moon-le-opinioni-contrastanti-dei-consulenti-osage/n167870/
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/mio-antenato-alce-nero-non-mai-stato-davvero-cattolico-1478596.html
http://laschiavitudellavoro.blogspot.com/2015/11/gli-indiani-avevano-gia-capito-tutto.html

credit:
https://www.mymovies.it/film/2023/killersoftheflowermoon/poster/0/

2019: the future is now!

Il mio primo contatto con la Fantascienza (FS) avvenne, come per molti della mia generazione, a metà degli anni settanta, con la serie cult Spazio 1999. La tv era ancora in b/n, ma la creatività degli autori, i coniugi Gerry e Sylvia Anderson, seppe suggestionare i telespettatori, facendoli quasi toccare la Luna con un dito. In fondo lo sbarco dell’Apollo 11, se mai ci sia stato (vedi qui), era avvenuto pochi anni prima della produzione della serie tv, ma guardare la Base Lunare Alfa, le candide divise bianche dei protagonisti e soprattutto le porte scorrevoli che si aprivano e chiudevano automaticamente al passaggio e che alcuni anni dopo sarebbero state installate ovunque e, infine i comunicatori altrettanto funzionanti (non quelli di Star Trek), quasi cellulari ante litteram, sembravano proprio di un altro mondo. Il binomio titolo, film o romanzo che sia, e un numero ad indicare l’anno, nella FS, è quasi indissolubile (come leggere un racconto o un fumetto legato alla Science Fiction), rendeva il tutto più intrigante e coinvolgente dato che la domanda che tutti ci ponevamo all’epoca, ma ancora oggi, è: “quello che sto guardando accadrà un domani?”. Questo che segue è una breve digressione sui film di fantascienza che hanno all’interno del titolo un anno, oppure sono ambientati, in un anno specifico.
Esattamente un anno prima dell’allunaggio uscì al cinema il film dei film di FS: 2001 Odissea nello spazio di S. Kubrick. Il mondo degli appassionati e non restò sbalordito dalla coerenza scenica: la salita sottosopra della hostess, la stessa che prende la penna che fluttuava a mezz’aria, cose da restare a bocca aperta, in particolare se si pensa che Kubrick per girare la scena ricorse ad un adesivo sperimentale incollato su un vetro con la penna e, in realtà era il vetro che girava davanti alla cinepresa. L’evoluzione della razza umana, ad opera del monolito nero, a rappresentare l’intervento di un’intelligenza superiore, fino a Giove e oltre l’infinito.

Una scena di 2001, al centro i “tablet”

Nel film compaiono una sorta di tablet, quasi come quello con il quale sto scrivendo il post e che poco tempo fa ha portato in tribunale i colossi Apple, che rivendica la paternità dell’invenzione, e la Samsung che ha fatto ricorso alla cosiddetta prior art(1). L’intelligenza superiore (divina o extraterrestre) si manifesta nel seguito ufficiale del capolavoro kubrickiano e cioè 2010: l’anno del contatto (P. Hyams, 1984), dove il sorprendente finale, non solo fa capire che tale intelligenza esiste, ma la stessa veglia da sempre sulla razza umana, dandogli l’ennesimo comandamento, prima che Giove stesso diventi una stella: il messaggio dice che tutti questi mondi sono nostri tranne il satellite gioivano Europa, sul quale l’uomo non deve atterrare, per nessun motivo. Una sorta di Eden? E una sorta di Eden spaziale sono le astronavi di 2002: la seconda odissea (D. Trumball, 1971) che si ricorda solo per la forte valenza ecologica, visto che le astronavi trasportano, come in un’arca, tutte le specie, stavolta, vegetali. Ritornando a Kubrick purtroppo egli morì prima del “suo” 2001, nel 1999, anno fatidico non solo per la cinematografia di FS, ma per tutta l’umanità visto che ci sarebbe stato il cambiamento di tutte e quattro le cifre che compongono gli anni. In 1999: conquista della Terra (J. Lee Tompson, 1972) quarto capitolo della fortuna saga de Il pianeta delle scimmie, che prendono possesso del pianeta: la saga che ha avuto vari remake e prequel/sequel arriva fino all’Anno 2670: ultimo atto girato dallo stesso regista nel 1973. Un’umanità «eccitata e spersa» festeggia il capodanno del 2000 in Strange Days, che sono i giorni che sembra stiamo vivendo oggi; il film è del 1995 girato dalla regista premio Oscar ed ex moglie di J. Cameron, K. Bigelow.
Ora è l’uomo ad aver paura di sè stesso e dei rischi che corre se continua sulla strada dell’autodistruzione.
Il film 2000: la fine dell’uomo (C. Wilde, 1970), parla proprio di inquinamento e relativa sopravvivenza della razza umana. La stessa umanità inoltre si è trovata a combattere contro un nemico quasi invisibile ma molto potente: i virus, scatenatesi, per colpa o accidentalmente, dalla creatura più intelligente che vive sul pianeta. È del 1963 il film L’ultimo uomo della Terra dell’italiano U. Ragona, il protagonista, l’attore Vincent Price, vaga da solo nel quartiere EUR a Roma la cui architettura aumenta in realtà la claustrofobia di un’opera eccezionale. Tratto dal romanzo di R. Matheson: Io sono leggenda, ha avuto diversi remake da 1975: Occhi Bianchi sul pianeta terra (1971), di B. Sagal con C. Heston, al capolavoro omonimo con Will Smith. E vera e propria leggenda è K. Russell ne 1997: fuga da New York, diventata nel frattempo un carcere a cielo aperto; il film di J. Carpenter è del 1981, ma chi di noi non ha la sensazione, oggi, di vivere in un carcere a cielo aperto con tutte le restrizioni e i controlli alla Grande Fratello? Il film sul romanzo best seller di G. Orwell 1984 (scritto nel 1948) si intitola Nel 2000 non sorge il sole (M. Anderson, 1956) e il suo remake diretto da M. Radford, uscito proprio in quel fatidico anno. Oggi tutto è sotto controllo, fra poco forse, ci faranno pagare persino l’aria -e non è una battuta, basta leggere il romanzo di Lorenzo Iacobellis: Oxygen(2).
Kevin Costner è protagonista e regista del film: L’uomo del giorno dopo (1997), il divo hollywoodiano cerca di far risorgere il servizio postale in un mondo postatomico, nel 2013 si trova a dover combattere contro una sorta di dittatore per liberare, quel poco di umanità rimasta, dallo schiavismo e ripristinare la democrazia: curioso, visto che tutto è iniziato dalle semplici mail.
Nella saga Ritorno al futuro (R. Zemekis) che copre più di un secolo (1885, 1955, 1985, 2015), oltre alle scarpe con gli autolacci, al giubotto che si asciuga da solo, allo skateboard anti gravità, si parla del meteo preciso al secondo(?), del fatto che le “poste” non lo siano altrettanto, e del sistema giudiziario: il figlio del protagonista viene arrestato, giudicato e condannato in due ore perché nel futuro «hanno abolito gli avvocati!».
Arriviamo al film e alla data di tutte le date, e che avrebbe dovuto cambiare il destino della razza umana: 2012, dal re, indiscusso, del catastrofismo R. Emmerich (2009). Fra lo sconquasso totale dei continenti secondo la teoria dello spostamento delle placche tettoniche (e i Segnali dal futuro ci sono tutti), il solo continente a salvarsi da mega onde e dalla traslazione dei poli è l’Africa. Un mònito per come viene stremata e per come stiamo affrontando la questione immigrati? E un mondo sovraffollato e ridotto alla fame viene rappresentato nel film 2022: i sopravvissuti (R. Fleischer, 1973): la popolazione è costretta a mangiare delle gallette verdi che si scopre alla fine essere prodotte con i cadaveri. In questo modo il sistema marcio, coglie i classici due piccioni con una fava.

Una scena di Blade Runner

Arriviamo così all’anno indicato come titolo di questo testo: il 2019. Non sono usciti film che hanno nel titolo quest’anno, ma quest’anno è l’anno di un altro capolavoro della FS cinematografica: Blade Runnerdi Ridley Scott.
Il film è del 1982: in una Los Angeles superaffollata e multietnica, diventata ormai uno stereotipo della metropoli del futuro, perennemente avvolta in un paesaggio cupo e piovoso; quindi, forte inquinamento, alterazione del clima, tutti fattori che concorrono a trasmettere, allo spettatore, un forte senso d’angoscia. Un mondo invivibile, quasi una metafora di questo attuale, dove il progresso sembra regresso. Ognuno è in bàlia del destino (da ricordare il sequel: Blade Runner 2049, di D. Villeneuve, 2017), in lotta con il prossimo, costretti a sgomitare per difendere il proprio, piccolo spazio vitale, sempre più minacciato, dall’uomo stesso, dall’ambiente e dalle macchine. La fuga è l’unico rimedio; l’auto sulla quale fuggono i protagonisti sembra proprio una macchina del tempo, ma non come quella de L’uomo che visse nel futuro (G. Pal, 1960), tratto dal romanzo The time machine di H. G. Wells, il protagonista, l’attore Rod Taylor arriva fino all’anno 802.701! No, non è un numero verde tronco, è proprio l’anno visitato dal crononauta: ma, sicuramente, come canta F. Guccini «noi non ci saremo».

Note:
1. https://www.tuttoandroid.net/samsung/samsung-vs-apple-samsung-cita-una-scena-di-2001-odissea-nello-spazio-24956/
2. L. Iacobellis, Oxygen, Delos Digital, Futuro Presente 19.

Fonti:
Giovanni Mongini, La Fantascienza sugli schermi, Perseo Libri, Bologna 2002.
Gianmaria Contro, Architetti del futuro, in Nathan Never – Almanacco della Fantascienza 2008, S. Bonelli Editore, 2008.
http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2019/01/06/AD4uz6YD-previsto_visionari_asimov.shtml
http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2019/01/02/ADZtP3SD-fantascienza_philip_runner.shtml

Credits:
https://www.serialclick.it/telefilm/6471/space-1999
https://www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=JQ8pQVDyaLo
https://bladerunner.fandom.com/wiki/Themes_in_Blade_Runner

Jackie e il suono del proiettile

Il film è Jackie, al secolo Jackline Bouvier, attualmente nelle sale, è diretto dal regista cileno Pablo Larraín, che vede D. Aronofsky tra i produttori, vincitore del premio per la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. Il proiettile è quello (o uno di quelli, come vedremo) che uccise il Presidente John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre del 1963 a Dallas. Il suono è quanto invece resta alla moglie Jackie (interpretata da una quasi perfetta Natalie Portman), per legare e cercare di ricordare quegli attimi drammatici che segnarono la sua vita, quella di un’intera nazione e forse del mondo intero. Il film ruota chiaramente tutto intorno alla first lady che racconta, al giornalista politico del Life, Theodore H. White, nei primi giorni successivi all’omicidio, quei tragici eventi.
L’intervista ripresa in scene statiche, quasi simmetriche, a voler rimarcare maggiormente il pathos di quei momenti in cui Jackie sembra essere donna forte e debole allo stesso tempo. Leggera si muove tra le stanze della Casa Bianca, seppur vissute per un breve periodo, ma dense di ricordi, e madre tenera per i suoi due figli rimastigli. L’espressività tecnica, messa in mostra dal regista, si esalta in brevi istanti, tra riflessi nel vetro dell’auto con Jackie in primo piano e nel riflesso la folla addolorata durante il corteo funebre; il velo nero che copre il volto della giovane vedova quando leggere folate di vento autunnale scoprono i tratti tesi di moglie addolorata, quasi fosse una statua della Madonna seguita da tutta la sua corte; i pochi attimi in cui ella guarda nelle vetrine, i manichini che vestono i suoi abiti, fino al suo classico vestito di un candido color rosa confetto indossato da Jackline quel funesto giorno, sporcato dal sangue del marito e che lei insistette di indossare in quella che possiamo definire una vera farsa e cioè il giuramento del vice presidente Lyndon B. Johnson, sull’aereo che li riportava a casa.

Lyndon B. Johnson presta giuramento nell’ufficio dell’aereo presidenziale

Pochi frames, ma nei, e sui quali, ci sarebbe molto da dire. Larraín si sofferma pochissimo sulla figura di JFK, poco sui fatti di Dallas, e lo fa in modo delicato quasi onirico ed è qui che possiamo infilarci per cercare di esaminare, ma sintetizzando, cosa realmente successe.
Il regista evita di parlarne apertamente, ma lo fa elegantemente, perché questo non è lo scopo dichiarato del film e quindi a noi tocca ancora una volta leggere tra le righe e cogliere i pochi attimi che l’autore ci concede.
Ripeto questo non è una disamina approfondita (occorrerebbero pagine e pagine, tenuto conto anche delle innumerevoli risorse in rete); molto è stato detto e quasi sicuramente ci sarà da dire(1) in futuro, e cioè se quel giorno fu veramente Lee H. Oswald il solo ed unico a sparare, secondo quanto fu stabilito dalla Commissione Warren. Perché se così non fosse, e gli indizi sono tanti, allora si deve necessariamente «per definizione, parlare di complotto». La frase è tratta dal convincente film JFK – Un caso ancora aperto, diretto nel 1991 da Oliver Stone. Andiamo con ordine: la farsa del giuramento di Johnson che alcuni ritengono(2) come uno dei coinvolti. Perché tanta fretta nel farlo giurare? Per non lasciare la nazione senza il leader primario?
Perché costringere una vedova distrutta in anima e corpo a presenziare al giuramento? Per una sorta di approvazione o di consenso, una tutela o per fugare così ogni dubbio che i responsabili sapevano ci sarebbero stati? Nel film di Larraín c’è un particolare interessante, appena finita la cerimonia del giuramento tra gli altri, il neo presidente stringe la mano, ad un membro defilato del suo staff e gli rivolge alcune parole.
Non sapremo mai cosa gli ha detto, ma c’è chi sostiene che gli rivolse una sorta di ammiccamento come per dire «c’è l’abbiamo fatta!». Cosa intendeva veramente Johnson? Parlava della sua carica o di altro? Non lo sapremo mai. Adesso la figura di Lee Harvey Oswald(3). Nel film di Stone viene realisticamente descritta, fin nei minimi particolari. Chi lo considerava un comunista militante (sulla relativa pagina di Wikipedia c’è la foto che lo ritrae con un fucile; lo stesso usato quel giorno, modello Mannlicher-Carcano costruito a Terni), chi un’agente dell’onnipresente CIA, la testimonianza della moglie, i movimenti effettuati il 22 novembre, l’appostamento in una stanza della Biblioteca, una delle posizioni favorevoli, ma non l’unica, che dava direttamente sulla Dealey Plaza (per entrarvi il corteo presidenziale avrebbe dovuto necessariamente rallentare in curva); gli attimi precedenti gli spari, la fuga, la cattura in un cinema, l’arresto effettuato senza leggergli i diritti (è lui stesso che lo afferma, come si vede anche in Jackie), e poi mentre avveniva il trasferimento in carcere, ucciso dal criminale Jack Ruby(4): L. H. Oswald, cecchino, assassino in un crimine che forse non ha commesso da solo, capro espiatorio, messo subito a tacere.
Perché? «Chi piange oggi Lee Harvey Oswald» è quanto afferma il giudice Jim Garrison/Costner nel film di Stone, l’unico che ebbe il coraggio di affrontare tutto il sistema (e la Commissione Warren in particolare), memorabile il suo monologo inneggiante la democrazia che egli ritenne assente in tutta la vicenda. Ma perché Oswald potrebbe non essere stato il solo a sparare? Sempre dal film di Stone si evince: «con il contributo della visione in aula del celebre film(filmato amatoriale, nda) di Zapruder, propone uno scenario con tre diversi esecutori, i quali, con un attentato realizzato attraverso la tattica del fuoco incrociato, avrebbero ucciso Kennedy con 6 spari, invece dei 3 statuiti dalla Commissione Warren, dei quali 4 a segno»(5), inoltre nel film di Stone viene ampiamente dimostrato che, se fosse stato un solo tiratore a sparare, da una sola posizione e con quel fucile, sarebbe stato impossibile, i migliori snipers americani, in pochi secondi, non ci riuscirono. Entriamo quindi, più nel merito della questione: i proiettili sparati. Nel film del regista cileno, Jackie sente lo sparo che colpisce alla gola il marito (come nel film di Stone, ma in questo si ode “il suono” di un precedente sparo che ferisce un passante a diverse decine di metri di distanza), poi il colpo mortale che colpisce sopra la tempia destra il presidente che si accascia di lato (anche nel film di Larraìn) e con Jackie nella scena più drammatica dei due film (nel film di Stone sono proprio gli istanti tratti dal filmato Zapruder) che si prodiga, quasi in trance, a raccogliere pezzi di cranio e di materia grigia del marito sul cofano dell’auto. Questo è il colpo che evidenzia la presenza di un secondo tiratore come sostiene ancora il giudice Garrison nel film di Stone.

Teoria della Pallottola Magica

Ma nell’opera del regista americano c’è anche quella che viene definita la “teoria della pallottola magica”(6): lo sparo che ferì anche alcuni degli occupanti della limousine scoperta, con una traiettoria tale da mettere in discussione tutte le leggi della fisica, pallottola che dopo aver attraversato lamiere, sedili e vari corpi venne “magicamente” ritrovata intatta tra i reperti requisiti. Chi ha un minimo di onestà intellettuale deve ammettere che ciò è quasi impossibile e quindi forse ci fu davvero un complotto dietro l’omicidio Kennedy, altrimenti gli scettici (lo scetticismo è solo mancanza di conoscenza), che non credono alle teorie complottistiche, devono per forza di cosa accettare la teoria magistralmente descritta nel film di Stone. Purtroppo per loro un’altra via non c’è.
Per non parlare della morte del figlio John John, in un incidente aereo nel 1991, le cui cause non sono state del tutto chiarite e che molti pensano collegata alla morte del padre.
E veniamo alla madre di tutte le domande: chi e perchè uccise John Fiztgerald Kennedy? Anche qui le ipotesi non mancano: mafia, politici guerrafondai per la questione Vietnam, CIA, FBI, KGB, Fidel Castro, il colosso finanziario-bancario perché il presidente americano voleva eliminare il cosiddetto “signoraggio” e tra le tante altre, non per ultima, la questione ufologica. Kennedy, come alcuni altri presidenti (anche Hillary Clinton, a suo dire, se fosse stata eletta), voleva cancellare il Top Secret sugli Ufo, ma disse che «ho le mani legate»(7), oppure le conversazioni telefoniche con Marilyn Monroe (uccisa per lo stesso motivo?, nda) in cui dice di andare a vedere «qualcosa proveniente dallo spazio»(8). Questi in sintesi i fatti, non ci sono vere e proprio conclusioni, questo post potrebbe essere considerato tutto un ricettacolo di fakes (v. il clamore che sta suscitando il DDL n° 2688 appunto sulle Fake News, notizie false, in attesa di approvazione), oppure potrebbe aprire gli occhi a quanti si soffermano solo alle dichiarazioni ufficiali e di facciata dei media asserviti al potere costituito. Jackie, nel finale, quasi si confessa con il prete che gli ricorda la vicenda di Gesù che apre gli occhi del cieco coprendoli di fango e mandandolo a lavarsi presso la piscina di Sìloe; ma questa, come spero vedremo presto, è tutta un’altra storia.

Note e fonti:

  1. Le notizie sono discordanti, comunque la data dovrebbe essere il 2029, per decreto imposto da Johnson. 40 mila fascicoli da desecretare: “se non hai nulla da nascondere, perché lo nascondi?”. Per chi volesse approfondire:
    http://www.ilgiornale.it/news/cultura/verit-su-jfk-sar-pubblicata-cia-permettendo-1133494.html
    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/14/colpo-di-scena-nel-caso-kennedy-archivi.html
  2. Tra gli altri: http://win.storiain.net/arret/num184/artic2.asp
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Lee_Harvey_Oswald; vedere la foto giudicata un fotomontaggio come mostrato nel film di O. Stone.
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Ruby
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/JFK_-_Un_caso_ancora_aperto
  6. Magic Bullet Theory: in https://it.wikipedia.org/wiki/Commissione_Warren avallata dalla Commissione Warren che giudicò possibile tale traiettoria!
  7. http://italia.pravda.ru/science/07-09-2006/2974-0/
  8. Pablo Ayo, I Marilyn Files, in Ufo Network, Editore Futuro, Roma, settembre 1999.

http://www.mymovies.it/film/2016/jackie/
https://it.wikipedia.org/wiki/Lyndon_B._Johnson
http://www.ticinolive.ch/2013/09/25/cosa-e-successo-sullair-force-one-dopo-lassassinio-di-j-f-kennedy/
http://www.ilpost.it/2017/02/23/jackie-kennedy-film-storia-vera/
http://www.disinformazione.it/Fake_news.htm
http://www.ndonio.it/John%20F.%20Kennedy.htm

credits: Wikipedia, http://www.remocontro.it/2013/11/17/assassinio-kennedycomplotto-irrisoltodocumenti-2-trame/