Archives for : mondo

Covid-22: i sopravvissuti

No, non è un errore, c’è scritto ventidue che logicamente sta per 2022. Perché? Innanzitutto nel precedente post (relativo al Covid), mi chiedevo: «Altrimenti perché mettere una data (l’anno), dopo il nome…». In pratica, che probabilmente non ci sbarazzeremo tanto facilmente del virus.
Poi alcuni fatti concomitanti, hanno attirato la mia attenzione: la notizia(1) che il nostro PIL, comincerà a salire tra tre anni, cioè nel 2022, le proteste, dovute al malcontento, con la gente in strada purtroppo non solo esasperata (ribadisco che aborrisco ogni forma di violenza), infine all’ospedale San Luigi di Orbassano (Torino), l’aumento dei ricoveri ha portato a scegliere come soluzione anche la chiesa del nosocomio, oltre alla sala convegni, come spazio dove posizionare i letti (fonte Ansa).

Nella locandina, la folla alle prese con le spalatrici

Ebbene, tutto questo, mi ha fatto tornare alla mente il film 2022: i sopravvissuti, uscito nel 1973 per la regia di Richard Fleischer (autore già di Viaggio Allucinante, 1965) e interpretato dal grande Charlton Heston, in quegli anni vera star della fantascienza cinematografica, protagonista de Il pianeta delle scimmie (F. J. Schaffner, 1967) e poi di 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra (B. Sagal, 1971).
Personalmente considero l’opera di Fleischer, un piccolo capolavoro, cult lo è già e oltre a non mancare nella videoteca di ogni appassionato (è disponibile per l’HV e in streaming), dovrebbe essere visto da tutti quelli che sono preoccupati per l’epidemia e che hanno a cuore il futuro della Terra.
Nel film appunto, il nostro mondo è al collasso, sia climatico che economico, la maggior parte della popolazione costretta a subire emarginazione, fame e una sorta di schiavitù sociale. La sceneggiatura è adattata sul romanzo di Harry Harrison Make Room! Make Room! (Largo! Largo! Editrice Nord, 1972), ed ispirato a una ricerca del prestigioso MIT di Boston (notizia che non sono riuscito ad approfondire), che narra di un futuro distopico «condizionato dalle scelte dei potenti e pronto a condannare i deboli a un’esistenza di afflizione e prostazione»(2).
Le immagini, che fanno da incipit, ci raccontano, in un come eravamo in bn, dalla società contadina fino all’espansione demografica, la rivoluzione industriale a colori, con le metropoli affollate, il traffico, l’inquinamento ambientale, rifiuti, ciminiere, ecc. fino allo skyline di New York, divenuta capitale unica del pianeta con 40 milioni di abitanti, frame virato in verde su cui compare il titolo Soylent Green (così vengono chiamate le gallette altamente nutritive, apparentemente preparate con il Plancton Marino), che è il titolo originale del film tratto dal racconto. In questo allucinante futuro, un’umanità allo sbando vaga per le strade alla continua ricerca di cibo, e proprio in una delle distribuzioni pubbliche, gli agenti, per disperdere la folla esasperata, usano come deterrente… le spalatrici, trattando la popolazione come sacchi di rifiuti!

Charlton Heston è il detective Thorn

Inoltre, farsi una doccia è un sogno, possedere un letto è un lusso (ogni locale, persino le chiese, sono dormitori, come le scale nei palazzi), e pranzare decentemente, magari acquistando un bel pezzo di manzo, è prerogativa dei pochi ricchi. La off-screen voice: «Primo segnale di sfollamento, tra un’ora le strade devono essere evacuate dalle persone prive di permesso speciale».
Vi ricorda qualcosa?.. Certo che sì, per fortuna non siamo ancora in un sistema alla 1984, alla Grande Fratello o peggio come nel film L’implacabile (The Running Man, P. M. Glaser, 1987), la voce fuori campo, ricorda ai cittadini che si ottengono crediti anche: «per ogni amico o parente denunciato»! (L’esclamazione è mia). Quella del 2022 è un’umanità stanca, rassegnata, ben lontana dal risveglio delle coscienze tanto auspicata da molti; una umanità che corre veloce verso «un binario morto»(3), descritto in un futuro «iper realistico»(idem), quasi anticipatore della realtà.
I Sopravvissuti è anche il titolo di un serial tv, prodotto dalla BBC nel 1975, nei 39 episodi della serie, creata e scritta da Terry Nation e diretta alternativamente da P. Roberts e G. Blake. Dopo un incidente di laboratorio, un virus mortale, provoca un’influenza che si sparge rapidamente per il mondo; l’epidemia, senza precedenti, uccide quasi totalmente la popolazione umana; nessuno sembra in grado di fermare il virus e ancora una volta i pochi superstiti, lottano per la ricerca di cibo. I titoli dei due primi episodi, sono presi direttamente dalla Bibbia: Il quarto cavaliere e La Genesi.
In questa breve panoramica, certo non poteva mancare Hollywood, che forte di una lungimiranza finanziaria ed economica, con idee basate su fatti concreti che indirizzano le proprie scelte su binari sicuri, il film, in fase di post produzione (qui il trailer), dallo strano titolo, Songbird è diretto da Adam Mason e prodotto da Michael Bay (The Rock, Armageddone The Island, tra gli altri). L’azione si apre su una desolata Los Angeles, nel 2024, dove la popolazione affronta la mutazione del virus, COVID-23, chiusa in casa si deve ricorrere all’autoscansione: «Per venire controllati dalle forze dell’ordine, in quanto chi risulta contagiato viene prelevato con la forza per essere messo in immensi campi di quarantena»(4).
Il tutto fa ipotizzare che potremmo essere vicini a quella che è stata definita una “dittatura sanitaria”, dove il fine ultimo è l’individuare e brevettare un vaccino, nel minore tempo possibile, il che fa supporre che il virus potrebbe aver visto la sua luce, già da diverso tempo rispetto al suo sdoganamento, tenendo presente che, qui da noi, i ricercatori si lamentano dello scarso accesso e della poca, anzi pochissima, trasparenza sui dati(5). E visto che c’è addirittura chi nega tutto ciò, come i negazionisti con le loro manifestazioni, posizione lontana da chi scrive, più propensa al complottismo, ritenuto più attendibile, per diversi fattori, ecco che in aiuto, arriva il direttore di Radio Maria: «Il coronavirus è un progetto criminale di élites mondiali per eliminare chi non ci sta e ridurci a zombie», padre Livio così continua: «Questa epidemia è un progetto non casuale, che non viene dai pipistrelli o dal mercato di Wuhan. Si è sviluppata come un progetto ben preciso per colpire l’Occidente, forse non solo dalla Cina»(6).
Concludendo così come abbiamo iniziato, in 2022: i sopravvissuti, nell’allucinante ma splendido finale, che non rivelerò, supportato dalle note della Sinfonia n.6 (Pastorale) di Beethoven, riporto di seguito, in forma più essenziale, due significative discussioni.
Dialogo tra l’uomo libro (l’assistente del detective Thorn/Heston), e la Presidente del consiglio dell’Ente Supremo:

– «È orribile». «Eppure è così».
– «Non riesco a crederci». «Ci creda… le prove sono schiaccianti, non c’è dubbio».
– «Oh Dio…». «Quale Dio? Riusciremo mai a trovarlo?».

Dialogo tra l’uomo libro (che si reca al Tempio per l’eutanasia) e Thorn, che guarda stupito le splendide immagini di un pianeta ormai morto:

– «Vedi cosa ci hanno tolto?». «Chi gliel’ha permesso?».
– «Noi!».

Il grido (inascoltato?) dell’Amazzonia

Ieri, in tarda serata è andato in onda, lo speciale del TG1, dal titolo: Il grido dell’Amazzonia, di seguito, un sunto.
«Un grido che cerca di svegliare l’indifferenza del mondo, un allarme che chiama a raccolta le coscienze, in pericolo non è solo il polmone verde della Terra, la più grande foresta pluviale rimasta, in gioco c’è il futuro del mondo».
«La Terra per noi Indios è sacra, la nostra lotta per difendere l’Amazzonia, dovrebbe essere la lotta di tutto il genere umano» (Marcivania Satere, attivista india).
«Fiamme che divorano decine di migliaia di ettari, milioni di alberi tagliati, agricoltura intensiva, invece della foresta (omissis), preludio a una siccità che stravolge, il volto del bacino idrografico più vasto del pianeta».
E poi gli Indios costretti a fuggire, sradicati dal loro habitat naturale e dai loro villaggi.
In Amazzonia vivono 33 milioni di abitanti, dei quali 3 milioni di indios, su una superficie di 7,8 milioni di kmq, grande quasi come l’Australia, che si estende su nove Paesi dell’America Latina, e rappresenta il 40% delle foreste tropicali della Terra, con il 15% della biodiversità.
Solo in Brasile sono andati distrutti, dal 1970 ad oggi, 800 mila kmq di foresta pluviale. Le cause sono presto dette, gli incendi, la deforestazione, lo sfruttamento minerario, la coltivazione della soia e del mais, il commercio del legname, la desertificazione, allevamenti intensivi di bovini.
Inoltre da quando si è insediato il Presidente Bolsonaro, da allora il numero dei focolai, che hanno mobilitato l’opinione pubblica mondiale, è letteralmente esploso: 95.506 incendi solo nell’Amazzonia brasiliana! E gli altri dati sui periodi precedenti sono altrettanto disastrosi: l’equivalente di 640 mila campi da calcio! Bolsonaro si difende con la più banale delle scuse dicendo che questi dati sono falsi e licenzia i responsabili della ricerca.
Papa Francesco, che ha indetto un sinodo che si svolgerà a breve, commenta: «Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta».
Gli ambientalisti si sono riversati in massa davanti alle ambasciate brasiliane in diverse città del mondo, ma anche tutti quelli che hanno a cuore il futuro del pianeta.
Ma difendere a spada tratta l’Amazzonia e l’ambiente, in Brasile, e andare contro i poteri forti, significa perdere la vita, almeno 28 sono stati gli omicidi, che aumentano a 300 negli ultimi 10 anni, colpevoli solo di essersi opposti alla pratica del disboscamento illegale! Le Mafie vogliono mettere le mani sulla foresta tropicale. Ritorna alla mente Chico Mendes, il rivoluzionario che difese le popolazioni indigene, sindacalista degli estrattori di caucciù e che venne brutalmente assassinato dai latifondisti, nel 1988. Suor Dorothy Stang, la religiosa americana, uccisa a 73 anni, nel 2005, un punto di riferimento per i contadini.
Le popolazioni locali, le più a rischio, sono costrette ad abbandonare i loro villaggi sulle rive dei fiumi, le loro capanne, le loro povere risorse, sotto la spinta dei roghi, dei disboscamenti, delle miniere e delle centrali idroelettriche, ma che vengono considerate da Bolsonaro come un ostacolo allo sviluppo e alla crescita del Brasile…
Infatti incendiare 1000 ettari di foresta è ricompensata con una cifra pari a 215 mila euro!
«Crimine e speculazione si alleano a spese delle popolazioni locali», che cercano di resistere per proteggere il loro stile di vita, e per questo vengono assassinati.
Ma il documentario a firma di Ignazio Ingrao, si occupa anche del problema della droga, che transita anch’essa lungo il fiume, dell’emergenza della tratta degli esseri umani, del traffico di organi, visto che per la maggior parte degli Indios non esiste un’anagrafe.
Una vera Apocalisse, e appunto mi viene in mente il capolavoro di Mel Gibson, Apocalypto, dell’incontro tra le popolazioni indigene e gli europei, quando tutto è cominciato e del racconto del curandero, che intorno al fuoco racconta una delle tante storie significative, sull’uomo e sul suo rapporto con la Madre Terra: «Lui (l’uomo, nda) continuerà a prendere e a prendere, finchè un giorno il mondo dirà, non esisto più e non ho più nulla da dare!».

Per vedere tutta la puntata: www.raiplay.it

Il Titanic… oggi!

Per un appassionato di cinema, vedere un film una sola volta non basta. Infatti anche se un’opera cinematografica è stata vista e rivista varie volte, c’è sempre la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo, di cogliere anche le piccole sfumature, particolari che sembrano insignificanti, dare una diversa, nuova, interpretazione. Mi è successo l’altra sera guardando Titanic (di J. Cameron, 1997). Chiaramente è stato detto tutto, o quasi, sia sulla struggente storia d’amore che sull’affondamento della nave avvenuto nelle prime ore del 15 aprile 1912. Credo che le 2 ore e 40 minuti della durata dell’inabissamento e dell’agonia dei passeggeri che persero la vita nelle acque gelide dell’Atlantico possano essere riviste in chiave sociologica rispecchiando fedelmente la situazione attuale. Scene indimenticabili, ma come detto, anche piccoli particolari: la festa irlandese, con balli accompagnati da musiche celtiche, in un’atmosfera quasi onirica evidenziata dai frames al ralenty, la fuga dei due protagonisti nel locale caldaie con lei che corre con il suo candido vestito bianco in mezzo al calore, al vapore, al sudore, sembra volare leggera e leggera è la sua mano languida che delicatamente sfiora il vetro dell’auto che li accoglie nel loro primo ed unico amplesso. Il resto è la storia di una delle pagine di cronaca più nere, inferiore solo all’ormai tristemente famoso 11 settembre. Ed anche qui i particolari abbondano specie quelli riferiti alla realtà odierna. Uno degli armatori che dice al capitano di aumentare la velocità e che alla fine sarà uno dei primi a mettersi in salvo. Gente impotente, travolta dagli eventi, rassegnata quando capisce che non ci sono più speranze di salvezza, come la madre che canta la ninna nanna ai suoi due piccoli, l’anziana coppia che abbracciata sul letto preferisce vivere in disparte gli ultimi istanti di vita, il privilegio concesso ai passeggeri di prima classe di imbarcarsi per primi sulle scialuppe, la madre della protagonista che chiede al marinaio se anche sulle barche di salvataggio sono assegnati i posti di prima classe… Mentre i passeggeri di terza classe, ed è facile intuirlo, addirittura bloccati con la forza per permettere che i signori si accomodino nelle poche scialuppe. C’è chi, da lontano, assiste impotente alla tragedia che si compie «una cosa che non si vede tutti i giorni», chi non vuole tornare indietro a raccogliere i superstiti e chi invece vorrebbe tornare per salvarne il più possibile. Tentativi di corruzione da parte dell’antagonista, per pagarsi il posto in barca, e che poi raccoglie una bambina incredibilmente abbandonata riuscendo a salvarsi facendosi passare per l’unico genitore. Così và il mondo, direbbe qualcuno, no! Così và il mondo perché così è stato voluto da pochi. La morale è una citazione tratta però da un altro film, dal titolo particolare, Strange Days (K. Bigelow, 1995), già, strani giorni, come quelli che stiamo vivendo: i potenti della Terra «stanno riordinando le sedie… sul Titanic!». E se questo è ormai sotto gli occhi di tutti anche se molti fingono di stare sotto coperta, per non vedere, è mia opinione che questo sia vero, ma ciò sta succedendo a babordo, mentre a tribordo Loro si sono già assegnati i loro maledetti posti sulle loro, maledette, limitate scialuppe.

Commenti_Il Titanic…oggi!