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Project Blue Book, il serial

È iniziata il 28 novembre scorso, il serial tv Project Blue Book, con la messa in onda, da parte del quarto canale Rai, dei primi due episodi; serie basata su avvenimenti realmente accaduti (tagline), creata da David O’Leary e prodotta tra gli altri da R. Zemeckis. Certo, ne avevo già parlato poco tempo fa, dopo la visione di un servizio sempre trasmesso dalla Rai, in merito alla chiusura del Progetto da parte dell’Aeronautica Statunitense (USAF). Esso fu l’ultimo di una serie di tre studi sistematici(1), il primo fu il Progetto Sign (1947, l’anno dell’ufo crash di Roswell) e l’altro il Progetto Grudge (1949), sempre condotti dall’USAF, sugli avvistamenti dei famosi Unidentified Flying Objects (=Oggetti Volanti Non Identificati, UFO per le lingue anglosassoni e OVNI per le lingue latine), su tutto il territorio nord americano, ma anche nel resto del mondo, Europa compresa. «Lo scopo delle indagini era quello di determinare se gli UFO costituissero una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e, in subordine, di classificare e analizzare scientificamente tutti i dati raccolti dall’aeronautica statunitense sul fenomeno. Avviato nel 1951, il Progetto Blue Book venne formalmente concluso il 17 dicembre 1969 dopo aver indagato 12618 casi di avvistamento, 701 dei quali (circa IL 5 %) rimasero classificati come non identificati»(2).
A capo del Progetto fu posto l’astrofisico Josef Allen Hynek, professore presso l’Università dell’Ohio, passato alla storia non solo come uno dei massimi esponenti dell’ufologia mondiale -è probabile che l’acronimo Ufo(3) sia stato ideato da egli stesso, tenendo presente che è anche il padre della classificazione degli Incontri Ravvicinati di I, II e III Tipo.
Hynek, «Partendo da posizioni di estremo scetticismo, scoprirà presto la fascinazione di fenomeni inspiegabili, ma anche gli indizi di una inquietante cospirazione: i dischi volanti non esistono»(4).
In pratica si potrebbe dire che da estremamente scettico, ma con approccio scientifico, il professore divenne sostenitore tanto da diventare consulente di Spielberg per il celebre film Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1977), e che riteneva quel famoso 5% come la parte più interessante da investigare. Quasi di tutt’altro avviso è Aidan Gillen, l’attore che lo interpreta, che nell’intervista, trasmessa sempre in Wonderland, afferma: «Il fenomeno degli Ufo è nato naturalmente nel periodo successivo alla WWII»; è un concetto errato, in odore di possibile disinformazione e se si fosse trattato di un altro argomento, potrebbe essere quasi da fake.

Il prof. Josef Allen Hynek in
Incontri Ravvicinati del 3° Tipo

Infatti, incorrono nell’errore quanti non sono profondi conoscitori della materia: gli ufo sono noti all’uomo fin dall’antichità, i romani li chiamavano clipeus ardentes, scudi infuocati, immagine chiarissima, poi carri o navi volanti, nei secoli successivi, immortalati anche in diverse opere d’arte, fino ai foo fighter, i Caccia Infuocati(5), che sotto forma di luci azzurrognole seguivano proprio i piloti dell’Usaf e della Raf.
Ed è così che inizia il primo episodio, dal titolo Il combattimento aereo, per la regia di R. Stromberg, dove viene mostrata una riunione del famigerato Majestic Twelve (MJ12), l’organizzazione segreta americana, costituita sempre nel 1947 e voluta dall’allora Presidente H. Truman(6), mentre da un televisore scorrono le immagini con un primo piano di Klaatu, l’alieno (con sembianze umane) protagonista del film Ultimatum alla Terra (R. Wise, 1951 e remake di S. Derrickson, 2008), il numero 1 dell’MJ12 sentenzia: «Più riusciamo a insabbiare, più saremo al sicuro». L’episodio, con un buon ritmo della sceneggiatura, che rimanda alle altre serie sorelle come Dark Skies -Oscure Presenze (L’episodio pilota intitolato proprio Majestic 12) e Taken (prodotta da S. Spielberg), e anche alla mitologia di X-Files, ripercorre luoghi quasi fantomatici per gli ufologi come la Base Aerea Wrigh-Patterson a Dayton, Ohio, dove nell’Hangar 18, vennero presumibilmente secretati i resti del crash di Roswell (anche qui si afferma che a cadere sia stato un semplice pallone aerostatico…), poi il mostro di Flatwoods (primo x-file investigato) e gli uomini col cappello, chiaro riferimento agli uomini in nero (Episodio 2) e concetti di più ampio respiro nazionale e internazionale: «La Nazione in preda di una sorta d’isteria di massa… i russi ci stanno col fiato sul collo e la corsa al nucleare sta per sfociare in un disastro», quindi fornendo all’attenzione pubblica un pensiero scientifico razionale così espresso da Hynek: «C’è una grande differenza fra fantascienza e ipotesi consapevoli… ma entrambe richiedono una mentalità aperta» e «Il futuro è ancora nelle nostre mani». Sarà vero? Vedremo nelle prossime puntate…

Note:
1. https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_Blue_Book
2. idem
3. Recentemente si sta imponendo l’acronimo UAP, Unidentified Aerial Phenomena (=Fenomeni Aerei Non Identificati).
4. Wonderland, Rai4, trasmissione del 24/11/2020 (disponibile su RaiPlay).
5. https://it.wikipedia.org/wiki/Foo_fighter
6. https://it.wikipedia.org/wiki/Majestic_12

Altre fonti:
https://www.luogocomune.net/27-media/5256-project-blue-book-quando-la-fiction-svela-la-verità
https://www.fantascienza.com/24296/project-blue-book-debutta-su-history-channel-la-storia-vera-degli-avvistamenti-di-ufo

credit:
https://www.comingsoon.it/serietv/project-blue-book/1930/episodi/stagione-1/
https://misteryworld.altervista.org/film-incontri-ravvicinati-3-tipo-sue-tante-verita/

Il giorno, la storia e… gli Ufo!

L’altro ieri, 17 dicembre, è andata in onda sul canale Rai dedicato, la puntata quotidiana de Il Giorno e la Storia, un programma di Giovanni P. Fontana. Uno dei servizi, pochi ma esaurienti minuti, riguardava gli Ufo.
Con il sottofondo musicale, la colonna sonora della fortuna serie SciFi X-Files, la voce narrante così ha esordito: «17 dicembre 1969, viene improvvisamente archiviato dall’aviazione militare Usa il programma di investigazione sugli Ufo». Oltre 12.500 segnalazioni, per oltre un decennio il Project Blue Book è stato promosso e sostenuto dall’amministrazione americana. La scelta di chiudere il programma fu perchè mancavano, sempre secondo il governo Usa, «prove attendibili».
Per l’approfondimento interviene il direttore di Avvenire Marco Tarquino, il quale commenta che nel ’69 scoprimmo la Luna e ci dimenticammo degli Ufo, «ma loro non si sono dimenticati di noi», coniugando il fenomeno ufo con il cinema e il web. Ricorda che, recentemente, «è rimbalzata una storia, secondo la quale, il Pentagono avrebbe nascosto prove di oggetti volanti non identificati sui cieli d’America e non solo (omissis) questo significa che non dovremmo smettere di indagare anche se investigazioni come quella che vennero condotte in quegli anni ormai lontani si sono dimostrate inutili o almeno sono state secretate, in modo tale che noi giornalisti non ve la racconteremo mai». Di seguito la voca narrante riprende con l’affermare che i resoconti e le prove sono conservati nella base USAF di Wright-Patterson in Ohio.
Il servizio si conclude con una breve intervista all’astronomo Carl Sagan che insieme al collega Frank Drake(1), concepirono la famosa targhetta che fu installata sulla sonda, lanciata tre anni prima, Pioneer 10: «una sorta di biglietto da visita intergalattico», con diversi dati riguardanti, l’uomo, il nostro sistema solare, la sua posizione, ecc.
Cosa possiamo leggere tra le righe di questo breve, ma intenso reportage? Innanzitutto il Project Blue Book, aperto ne 1947, anno di nascita dell’ufologia moderna e all’indomani della WWII, aveva a capo il famoso scienziato Josef A. Hynek, che messo lì per sfatare il fenomeno, alla fine fu costretto a cedere all’evidenza dei fatti tanto da comparire in un cameo nel finale del film Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (S. Spielberg, 1977). Poi c’è il triangolo governo, media, ufo: tutti gli avvistamenti Ufo, veri o presunti tali, vengono smentiti dai media, asserviti al potere e ai vari governi. Innanzitutto è bene chiarire che il termine UFO, non è stato inventato dagli ufologi, ma dalla stessa Marina Statunitense, che ormai da settant’anni, cioè dal famoso incidente di Roswell (New Mexico, 1947), dovette dare un nome ai continui avvistamenti di OGGETTI Volanti non Identificati. Il termine oggetto descrive un qualcosa di visibile, di consistente al tatto e che occupa uno spazio fisico: e allora perché ogni volta che un avvistamento arriva al grande pubblico, in tv compare un qualsiasi esperto che solo perché è autorizzato a parlare, afferma senza mezzi termini che quell’oggetto, l’UfO, non esiste?! È quantomeno una contraddizione in termini, è come dire Bottiglia Volante non Identificata, e affermare poi che la bottiglia non esiste!
Infine, se da una parte si denota, una certa apertura, da parte di alcuni governi che stanno aprendo i loro archivi, dall’altra, la possibilità del disclosure, secondo me, non avverrà mai perché, i poteri forti, quelli che stanno molto al di sopra dei vari governi nazionali, e che fanno capo all’ormai famigerato Nuovo Ordine Mondiale, non vogliono che il fenomeno Ufo, sia considerato reale.

Per chi volesse vedere la puntata, questo è il link:
https://www.raiplay.it/video/2019/12/persone-eventi-ricorrenze-del-17-dicembre-c01fae7f-99f2-4499-9052-f54de8fa9c27.html

Nota:
1. Frank Drake è famoso per aver ideato una formula matematica, speculativa, che è utilizzata per calcolare il numero di civiltà intelligenti, esistenti nella nostra galassia. Negli anni questa formula è stata ulteriormente ripresa per calcolare le civiltà aliene presenti in tutto l’universo.

credit: immagine tratta dal filmato © Rai.

Passengers e i rischi dell’ibernazione

una scena del film Passengers

È ancora nelle sale il film di Morten Tyldum, Passengers (2016) con protagonisti Jennifer Lawrence (l’eroina di Hunger Games) e Chris Pratt. La trama: la nave spaziale Avalon è diretta dalla Terra fino ad un nuovo pianeta simile al nostro, distante 120 anni di viaggio.
Per questo motivo ci sono più di 5000 persone in stato d’ibernazione pronte a risvegliarsi solo pochi mesi prima dello sbarco. Qualcosa va storto: Jim/Pratt, meccanico, per un guasto alla sua capsula, causato da una pioggia di meteoriti, si veglia quando sono passati solo 30 anni di viaggio. Appena capisce che dovrà passare il resto del viaggio, ma soprattutto tutta la sua vita da solo (il processo d’ibernazione non può essere ripristinato), che dovrà morire sulla nave senza vedere mai la meta, cade in uno stato che lo porterà quasi fino alla pazzia e al suicidio.
Quindi dopo averle provate tutte, con nessuno con cui parlare, a parte il barman androide, dopo più di un anno, prende una decisione, secondo me umana, anche se contro le regole e tutti i buoni propositi etici; decide infatti di svegliare una sua compagna di viaggio, la scrittrice Aurora/Lawrence, passeggero di prima classe, facendole credere che anche alla sua capsula si è verificato un guasto. Logicamente ne nasce la classica storia d’amore; senza falsi moralismi, chi non vorrebbe o non ha mai sognato di poter vivere per sempre con la donna che si ama su un’astronave piena di tutti i confort, cibo e divertimenti viaggiando nelle sconfinate distese dell’universo? Questo, a mio parere, è uno dei punti chiave del film, ma non continuerò con la trama per non scoprire il finale.  Anche se sono diverse le chiavi di lettura del film, ampiamente descritte e sviluppate su diversi siti (lascio come al solito la facoltà al lettore di approfondire tali temi), quello che interessa per questo post è analizzare più da vicino l’ibernazione e soprattutto quali sono i rischi e se veramente essa potrà o meno far parte del nostro futuro. Chiaramente questo è un tema caro alla fantascienza letteraria e cinematografica, infatti sono molte le pellicole che hanno usato questa sorta di escamotage per portare essere umani a compiere viaggi spaziali lunghi centinaia di anni, ricordiamo qui i più importanti: da 2001: Odissea nello spazio (S. Kubrick, 1968), fino ad Interstellar (C. Nolan, 2014), passando per Il pianeta della scimmie (F. J. Schaffner, 1968), Alien (R. Scott, 1979), Avatar (J. Cameron, 2009) e in Demolition Man (M. Brambilla, 1993) e Minority Report (S. Spielberg, 2002), anche se per questi ultimi due la situazione è un pò diversa come spiegheremo più avanti.
Per ibernazione s’intende:  «una condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa. Può essere intesa come letargo negli animali o anche come ipotermia preventiva in medicina (anche se non si raggiungono mai temperature inferiori a pochi gradi sopra lo zero). È spesso utilizzato come metodo di animazione sospesa per gli esseri umani nella fantascienza» (Wikipedia). La scienza attuale quindi, è ancora abbastanza lontana dall’effettuare un’ibernazione per lunghi o lunghissimi viaggi; ipotermia preventiva a parte, oppure per i pazienti che hanno subito ipossia cerebrale, l’ibernazione (o anche sonno artificiale) è in grado di ritardare solo l’invecchiamento, senza rallentarlo e quindi ciò sconfessa ampiamente chi crede che sia possibile in questo modo, allungare la vita. In breve: se un corpo è destinato a vivere 100 anni, 100 anni vivrà, anche se la sua morte potrà avvenire in una data che oltrepassa di gran lunga il tempo per esso previsto dalle leggi naturali, cioè vivrebbe a “spezzoni”. Ed è ciò che accade ai protagonisti del film di Tyldum e a quelli dei film di Kubrick, Nolan, Schaffner, Scott, Cameron, ma non per i protagonisti di Demilition Man e Minority Report, come detto, in questi casi si parla di criogenesi. Che cos’è la criogenesi? Facciamo un passo indietro. Il 18 novembre scorso i media hanno dato una particolare notizia: nel Regno Unito, una ragazza di soli 14 anni, morta di cancro, ha chiesto e ottenuto, dalle autorità preposte, di essere ibernata dopo la morte. Il processo è molto delicato, in pratica il cadavere (o solo la testa, in quanto entrano in gioco anche i motivi economici), dopo averne accertato la morte, viene drenato del sangue sostituito con sostanze chiamate crioprotettori, infine la temperatura viene progressivamente e lentamente portata a -196° e messo in un cilindro, a testa in giù, pieno di azoto liquido. Nel mondo esistono solo due strutture negli Stati Uniti e una in Russia che per la modica somma, che può arrivare anche a 200 mila euro (o 80 mila per la testa), eseguono la criogenesi e, attualmente sono circa 250 corpi “ospitati” in tali strutture (tra cui 10 italiani). La speranza di questi speciali pazienti (se è possibile usare tale termine) è che in una data impossibile da precisare, la scienza avrà compiuto passi in avanti tali da permettere la resurrezione del corpo, alla fine è di questo che si tratta, sperando che il processo inverso venga compiuto adeguatamente (cioè che gli organi rispondano positivamente) e in più, come per la ragazzina inglese, che la medicina abbia finalmente debellato malattie come il cancro e, si spera, addirittura quelle genetiche e degeneranti. Più che fantascienza quindi o, se preferite, «una scommessa», secondo Roberto Amici, docente di Fisiologia dell’Università di Bologna. E sono solo questi, i labili “pro”, di tutto il contesto, ma molti i “contro”. Analizziamoli. Per prima cosa, messo in sicurezza il corpo, nella capsula, per quanto riguarda l’ibernazione o sonno artificiale (in una particolare struttura o in un’astronave), o nel cilindro pieno di azoto liquido, per quanto riguarda la criogenesi, chi ci dice che la sede resisterà nel tempo e non verrà mai distrutta magari da una guerra, da un terremoto, o da una qualsiasi calamità naturale? Chi ci dice che l’astronave, come in Passengers, proseguirà indenne il viaggio? Tutto sarebbe perduto, ma non finisce qui. Come detto, dopo il “risveglio”, sia per gli ibernati che per i criogenesizzati, sarebbe tutto normale? Si ripristinerebbero naturalmente tutte le varie funzioni vitali normalmente? E come si è “dormito” in tutto quel tempo? Nei film Demolition Man e Minority Report, viene descritta quella che in realtà sarebbe una criogenesi diversa, cioè la conservazione del corpo, per detenzione, ancora in vita. Quindi sarebbe immobilizzato soltanto il corpo, ma la mente, il nostro cervello?
Resterebbe perfettamente sveglio con tutte le complicazioni che ne potrebbero derivare? Si rischierebbe di diventare pazzi? Inoltre ci sarebbero oltre alle problematiche etiche, problematiche prettamente sociologiche. Per i possibili astronauti, se tutto andasse bene, avrebbero a disposizione un nuovo mondo dove cominciare una nuova vita, indipendentemente se si è soli o in compagnia. Ma chi è sottoposto a criogenesi?
Per fortuna, come in molti casi è ancora la realtà a venirci in aiuto. Tornando alla storia della ragazzina inglese, il padre non era d’accordo a che la figlia venisse sottoposta a criogenesi. Perché? Le sue perplessità sono interessanti e molto logiche: se la ragazzina riuscisse nel suo intento o meglio se gli addetti ai lavori riusciranno a risvegliarla e a guarirla, in che mondo vivrebbe? Certo la curiosità di vedere il futuro è forte, ma si ritroverebbe di colpo sola, tutti i suoi cari morti da chissà quanto tempo, senza soldi, senza una casa, un lavoro e forse in una società degradata e pericolosa.
In tutta onestà il gioco non vale la candela. L’immortalità è l’unico e vero sogno dell’uomo, ma questa, secondo la mia modesta opinione, ne è solo una pallida parvenza. Questi sono i sogni di chi non crede nella vera essenza vitale: l’anima.
Io spero che la mia anima, un giorno, finchè durerà questo universo, potrà viaggiare senza vincoli, libera per l’intero cosmo.

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ibernazione
http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2016/11/18/news/gb_giudici_ordinano_ibernazione_post_mortem_di_una_14enne-152241714/
http://www.lettera43.it/it/articoli/attualita/2016/11/18/ibernazione-umana-le-cose-da-sapere-tra-realta-e-fantascienza/206621/
http://www.quotidiano.net/cronaca/ibernazione-criogenesi-1.2687660

Photo credits: http://www.slashfilm.com/passengers-ending/