Archives for : Klaatu

Fretta, fretta, fretta, maledetta fretta

«No, non ho detto gioia, ma noia noia noia, maledetta noia», così cantava il grande Franco Califano (1976), e chissà se a scriverla adesso non avesse cambiato il testo e la parola che, forse sta alla base della nostra, precaria, situazione attuale, la fretta. Solo pochi secoli fa Galileo Galilei affermava che «Eppur si muove», in realtà «il mondo gira nello spazio senza fine» (J. Fontana) alla velocità di circa 1670 km/orari (all’equatore), anche se noi non ce ne accorgiamo, ma abbiamo tutti la netta sensazione che “il mondo” inteso non in termini astronomici, viaggi a velocità assai più elevate: da fantascienza! Nel terzo film della fortunata saga di Ritorno al futuro (R. Zemekis, 1990), quando i protagonisti, Marty McFly e Doc Brown, intrappolati nel vecchio west perché impossibilitati a far funzionare il motore della DeLorean (la macchina del tempo), e quindi non potendola portare autonomamente a raggiungere le 88 miglia orarie utili per compiere il salto temporale, pensano quindi di farla spingere da una locomotiva. Purtroppo però alla fine del 19° secolo i treni non erano ancora così veloci, Marty chiede al macchinista se fosse possibile portare la locomotiva, per essere sicuri, a 90 miglia orarie, questa la laconica risposta: «90? Dannazione figliolo, ma chi può avere mai tanta fretta».

Tim Robbins nell’iconica scena
tratta da Le ali della libertà

Nel film Le ali della Libertà (F. Darabont, 1994), nella lettera che Brooks scrive ai suoi amici, dopo aver ottenuto la libertà condizionata, esprime la sua intenzione di «andarsene», in quanto avendo passato tutta la sua vita in carcere, a cosa può servire «un avanzo di galera» per di più «istituzionalizzato», tanto da non adeguarsi alla vita da uomo libero, dice loro: «miei cari amici, è incredibile come vadano veloci le cose qua fuori, ricordo che una volta quando ero ragazzo vidi una macchina, ma adesso sono dappertutto, sembra che all’improvviso il mondo abbia una grande fretta». Sarà forse la nostra, la fretta di arrivare all’autodistruzione?

A un passo dal baratro
In Ultimatum alla Terra, il remake diretto da S. Derrickson (2008), il dialogo tra l’alieno Klaatu -giunto sulla Terra per salvarla da noi umani e lo scienziato premio Nobel, lo possiamo dividere in due parti:

«Ma non avete una tecnologia che possa risolvere questo problema?» (in questo caso la crisi ambientale, nell’originale di R. Wise del 1951, in piena guerra fredda, era l’olocausto nucleare, nda).
«Il problema non è la tecnologia, il problema, siete voi, vi manca la volontà di cambiare».
«Ci aiuti lei a farlo».
«Non posso, è la vostra natura, trattate il mondo come vi trattate fra di voi».
«Ma vede tutte le civiltà hanno il loro momento di crisi, prima o poi».

Quindi potrebbe essere questo il momento cruciale, il «punto di non ritorno» -per citare ancora Ritorno al futuro, che ora, adesso, la nostra civiltà sta vivendo? Potrebbe essere davvero il classico inizio della fine? La seconda parte del dialogo spiega:

«E molte (civiltà, nda), non sopravvivono».
«La vostra si, come?».
«Il nostro sole stava morendo dovevamo evolverci per sopravvivere».
«Quindi solo quando il vostro mondo è stato minacciato, siete diventati ciò che siete».
«Si».
«Beh è lo stesso per noi, lei dice che siamo a un passo dal baratro e ha ragione, ma è solo in quel momento che gli esseri trovano la volontà di cambiare, solo in risposta alla fine, c’è evoluzione: questo è il nostro momento, non toglietecelo, siamo vicini a quella risposta…».

Forse dobbiamo spingerci un po’ più in là, perché siamo ancora «Un pianeta di classe BA-3», cioè «Stadio iniziale di evoluzione. Futuro, incerto». È quanto afferma l’alieno Prot in K-Pax (I. Softley, 2001). Ma se il nostro futuro è incerto, per capire il nostro presente, cosa bisogna fare? Guardare al passato. Mi chiedo spesso come sia stato possibile che in soli 5.000 anni o poco più, cioè da quando il “Dio” dell’Antico Testamento, l’individuo chiamato Yahweh (in Gen. 1, 26 si fa riferimento al termine plurale Elohim), dopo aver “creato” l’Adam (obbligatoriamente con l’articolo, ad indicare una stirpe e non un singolo individuo), ci pose nel Paradiso Terrestre -in realtà l’etimo originale Gan-Eden identifica un “luogo recintato e protetto” -e non aver imparato niente dopo le due guerre mondiali, abbiamo noi sì trasformato il Paradiso nell’Inferno sulla Terra, senza più «nessuna umana pietà» e se lo dice Jena Plissken, uno dei più duri dei film di FS in 1997: fuga da New York (J. Carpenter, 1981), c’è da credergli. Perché «l’istinto a esercitare la violenza e a recare la morte sembra incuneato nei recessi più profondi dell’animo e del cervello umano (omissis) Un’amara riflessione che è difficile non condividere»(1).
In conclusione lo Starman dell’omonimo film (J. Carpenter, 1984) afferma che: «Date il meglio di voi stessi nelle situazioni peggiori», una flebile speranza.
Mentre nel finale del già citato Ultimatum alla Terra, «Come ultimo effetto, tutte le apparecchiature elettroniche e tecnologiche presenti sulla Terra vengono disattivate e tutta la razza umana piomba nel silenzio e nella riflessione»(2), ma forse anche un po’ di paura, non guasterebbe…

 

Note:
1.Pier Luigi Gaspa, introd. in Sergio Toppi, Favola Toscana e altre storie, Edizioni NPE, 2025.
2. https://it.wikipedia.org/wiki/Ultimatum_alla_Terra_(film_2008)

Credits: https://www.cinematographe.it/recensioni/le-ali-della-liberta-recensione-film/

Project Blue Book, il serial

È iniziata il 28 novembre scorso, il serial tv Project Blue Book, con la messa in onda, da parte del quarto canale Rai, dei primi due episodi; serie basata su avvenimenti realmente accaduti (tagline), creata da David O’Leary e prodotta tra gli altri da R. Zemeckis. Certo, ne avevo già parlato poco tempo fa, dopo la visione di un servizio sempre trasmesso dalla Rai, in merito alla chiusura del Progetto da parte dell’Aeronautica Statunitense (USAF). Esso fu l’ultimo di una serie di tre studi sistematici(1), il primo fu il Progetto Sign (1947, l’anno dell’ufo crash di Roswell) e l’altro il Progetto Grudge (1949), sempre condotti dall’USAF, sugli avvistamenti dei famosi Unidentified Flying Objects (=Oggetti Volanti Non Identificati, UFO per le lingue anglosassoni e OVNI per le lingue latine), su tutto il territorio nord americano, ma anche nel resto del mondo, Europa compresa. «Lo scopo delle indagini era quello di determinare se gli UFO costituissero una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e, in subordine, di classificare e analizzare scientificamente tutti i dati raccolti dall’aeronautica statunitense sul fenomeno. Avviato nel 1951, il Progetto Blue Book venne formalmente concluso il 17 dicembre 1969 dopo aver indagato 12618 casi di avvistamento, 701 dei quali (circa IL 5 %) rimasero classificati come non identificati»(2).
A capo del Progetto fu posto l’astrofisico Josef Allen Hynek, professore presso l’Università dell’Ohio, passato alla storia non solo come uno dei massimi esponenti dell’ufologia mondiale -è probabile che l’acronimo Ufo(3) sia stato ideato da egli stesso, tenendo presente che è anche il padre della classificazione degli Incontri Ravvicinati di I, II e III Tipo.
Hynek, «Partendo da posizioni di estremo scetticismo, scoprirà presto la fascinazione di fenomeni inspiegabili, ma anche gli indizi di una inquietante cospirazione: i dischi volanti non esistono»(4).
In pratica si potrebbe dire che da estremamente scettico, ma con approccio scientifico, il professore divenne sostenitore tanto da diventare consulente di Spielberg per il celebre film Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1977), e che riteneva quel famoso 5% come la parte più interessante da investigare. Quasi di tutt’altro avviso è Aidan Gillen, l’attore che lo interpreta, che nell’intervista, trasmessa sempre in Wonderland, afferma: «Il fenomeno degli Ufo è nato naturalmente nel periodo successivo alla WWII»; è un concetto errato, in odore di possibile disinformazione e se si fosse trattato di un altro argomento, potrebbe essere quasi da fake.

Il prof. Josef Allen Hynek in
Incontri Ravvicinati del 3° Tipo

Infatti, incorrono nell’errore quanti non sono profondi conoscitori della materia: gli ufo sono noti all’uomo fin dall’antichità, i romani li chiamavano clipeus ardentes, scudi infuocati, immagine chiarissima, poi carri o navi volanti, nei secoli successivi, immortalati anche in diverse opere d’arte, fino ai foo fighter, i Caccia Infuocati(5), che sotto forma di luci azzurrognole seguivano proprio i piloti dell’Usaf e della Raf.
Ed è così che inizia il primo episodio, dal titolo Il combattimento aereo, per la regia di R. Stromberg, dove viene mostrata una riunione del famigerato Majestic Twelve (MJ12), l’organizzazione segreta americana, costituita sempre nel 1947 e voluta dall’allora Presidente H. Truman(6), mentre da un televisore scorrono le immagini con un primo piano di Klaatu, l’alieno (con sembianze umane) protagonista del film Ultimatum alla Terra (R. Wise, 1951 e remake di S. Derrickson, 2008), il numero 1 dell’MJ12 sentenzia: «Più riusciamo a insabbiare, più saremo al sicuro». L’episodio, con un buon ritmo della sceneggiatura, che rimanda alle altre serie sorelle come Dark Skies -Oscure Presenze (L’episodio pilota intitolato proprio Majestic 12) e Taken (prodotta da S. Spielberg), e anche alla mitologia di X-Files, ripercorre luoghi quasi fantomatici per gli ufologi come la Base Aerea Wrigh-Patterson a Dayton, Ohio, dove nell’Hangar 18, vennero presumibilmente secretati i resti del crash di Roswell (anche qui si afferma che a cadere sia stato un semplice pallone aerostatico…), poi il mostro di Flatwoods (primo x-file investigato) e gli uomini col cappello, chiaro riferimento agli uomini in nero (Episodio 2) e concetti di più ampio respiro nazionale e internazionale: «La Nazione in preda di una sorta d’isteria di massa… i russi ci stanno col fiato sul collo e la corsa al nucleare sta per sfociare in un disastro», quindi fornendo all’attenzione pubblica un pensiero scientifico razionale così espresso da Hynek: «C’è una grande differenza fra fantascienza e ipotesi consapevoli… ma entrambe richiedono una mentalità aperta» e «Il futuro è ancora nelle nostre mani». Sarà vero? Vedremo nelle prossime puntate…

Note:
1. https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_Blue_Book
2. idem
3. Recentemente si sta imponendo l’acronimo UAP, Unidentified Aerial Phenomena (=Fenomeni Aerei Non Identificati).
4. Wonderland, Rai4, trasmissione del 24/11/2020 (disponibile su RaiPlay).
5. https://it.wikipedia.org/wiki/Foo_fighter
6. https://it.wikipedia.org/wiki/Majestic_12

Altre fonti:
https://www.luogocomune.net/27-media/5256-project-blue-book-quando-la-fiction-svela-la-verità
https://www.fantascienza.com/24296/project-blue-book-debutta-su-history-channel-la-storia-vera-degli-avvistamenti-di-ufo

credit:
https://www.comingsoon.it/serietv/project-blue-book/1930/episodi/stagione-1/
https://misteryworld.altervista.org/film-incontri-ravvicinati-3-tipo-sue-tante-verita/

Verificato da MonsterInsights