Il Manifesto del 26 settembre scorso ha titolato, a caratteri cubitali (come da foto), in prima pagina, l’articolo scritto da Luca Celada, con una sola parola densa di significati: L’extraterrestre, con questo termine è stato infatti definito Papa Francesco. L’intuizione di chi ha scelto il titolo, se guardiamo come al solito da un’altra prospettiva il concetto che è dietro la voce “extraterrestre”, secondo me, potrebbe essere più che veritiera e azzeccata. Certo la visita del Santo Padre negli Stati Uniti (e ancor prima a Cuba), oltre ad essere stato un bagno di folla, è stato un vero successo che ha travalicato, e di molto, l’aspetto meramente socio-politico, e può essere tranquillamente definito, quasi spirituale.
Nelle visite al Campidoglio e più particolarmente a Ground Zero nella preghiera interreligiosa il Papa ha raggiunto un livello tale da sbriciolare tutte le perplessità, se mai ci fossero state, sul significato e sui concetti espressi in entrambe le occasioni, una «vera strigliata ai potenti della Terra».
Volendo fare il pignolo e andare a trovare il pelo nell’uovo, secondo me la cerimonia però, non è stata come si usa dire adesso politically correct, in quanto mancavano i rappresentanti e gli esponenti dell’unica e sola religione indigena, quella appunto dei nativi americani.
A differenza di quella organizzata da San Giovanni Paolo II ad Assisi nell’ottobre del 1986, dove invece proprio i nativi americani furono i più apprezzati.
Ma non starò qui a parlare di ciò che S.S. ha espresso concettualmente nei suoi discorsi negli States, in quanto la maggior parte di essi sono tratti dalla sua Enciclica Laudato si’ di cui ne abbiamo parlato nei due post precedenti dove ho cercato di estrarne i concetti più importanti. Come detto quindi proviamo a leggere tra le righe il viaggio di Francesco oltreoceano. Luca Celada scrive, infatti: «Francesco si è rivolto con un discorso in spagnolo più incisivo ancora di quello fatto a Washington, in cui ha ribadito un rinnovato ed effettivo impegno diplomatico della santa Sede negli affari temporali del mondo che rappresenta un nuovo corso e una sostanziale novità politica certamente rispetto alla amministrazione Ratzinger».
Come ormai tutti sanno, il Papa appartiene all’ordine dei Gesuiti, da tempo depositari di un’enorme cultura e attualmente gestiscono la Specola Vaticana, l’istituto cioè che si occupa dell’osservazione dello spazio, con a capo Padre Gabriele Funes, apertamente convinto della non unicità dell’uomo nel Cosmo. Il saluto del pontefice che termina ogni suo Angelus con la frase «pregate per me» (come se dovesse assolvere a chissà quale gravoso compito) e l’apertura del prossimo Anno Santo Straordinario può, alla luce di quanto detto, far pensare che quindi potremmo essere alla vigilia di una svolta epocale, a qualche evento di portata storica per un’umanità oggi completamente alienata.
Infine, l’assemblea generale delle N.U. ha dichiarato dal 4 al 10 ottobre prossimo la Settimana Mondiale dello Spazio per celebrare, tra le altre cose, il miglioramento della condizione umana creando così un evidente fil rouge con i vari discorsi del Papa. Allora siamo vicini al disclosure e all’ammissione della realtà extraterrestre?
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Seconda e ultima Parte
Rifiutando di riconoscerci come creature limitate, abbiamo invece preteso di sostituirci a Dio e distruggere pian piano l’armonia con il Creatore, l’umanità e tutto il Creato (Laudato si’, Cfr. pag. 52).
Il nostro quindi è un «antropocentrismo deviato» (pag. 55).
Infatti più avanti il Papa afferma che:«… L’essere umano tenderà sempre a voler imporre alla realtà le proprie leggi e i propri interessi» (pag.60). E non «come una realtà illuminata dall’amor che ci convoca ad una comunione universale» (idem).
Il Vescovo di Roma non tralascia neppure l’energia nucleare, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza del nostro DNA perché questi danno un potere ancora più immenso su tutto il genere umano … sebbene tale potere risiede in una piccola parte dell’umanità (Cfr. pag.81).
Più avanti il Santo Padre così si esprime: «Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse (Tutto è uno, nda), e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale» (pag. 88). Date quindi le condizioni attuali del mondo, l’umanità non confida in un futuro migliore e più felice (Cfr. pag. 89).
Infatti «non possiamo illuderci di risanare la nostra relazione con la natura senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali» (pag. 93). E difatti: «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (pag. 108).
L’inizio del paragrafo 144 a pag. 112, non ammette repliche: «la visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà, che è un tesoro dell’umanità». Un altro colpo servito caldamente a tutti quelli che hanno fatto del concetto “global a tutti i costi” la loro sola e unica ragione di vita.
Più avanti nel capitolo 146 a pag. 114, il Papa menziona gli aborigeni australiani e il loro modello di vita che li rendono per il momento gli unici e soli interlocutori tra l’uomo e la natura concepita da sempre come un dono di Dio.
La Terra ci è stata donata e appartiene anche alle generazioni che verranno. Ecco quindi una frase che sicuramente ha fatto saltare parecchi dalla sedia: «Le previsioni catastrofiche (di molti studiosi controcorrente, nda) ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia» (pag. 124).
Il capitolo V inizia con un’esortazione, sulla necessità di un repentino ed immediato cambio di rotta da parte dell’umanità per far sì che essa stessa possa uscire dalla spirale di autodistruzione nella quale ci stiamo avviando.
A pag. 135 c’è però una frase che lascia trasparire un concetto a noi teorici della cospirazione molto caro: «per il governo dell’economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell’ambiente e per regolamentare i flussi migratori, urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale (il NWO!, nda)». E tutto questo come si legge erano anche le opinioni di San Giovanni XXIII e più attualmente di Benedetto XVI.
Inoltre la crisi finanziaria del 2007-2008, il conseguente salvataggio delle banche a discapito della popolazione non ha portato ad una reazione di rivedere i criteri obsoleti che attualmente comandano il mondo (Cfr. pag. 144).
Quindi «affinchè sorgano nuovi modelli di progresso abbiamo bisogno di cambiare il modello di sviluppo globale» (pag.148), esigendo «più responsabilità verso il bene comune da parte di chi detiene il potere» (pag. 150).
Nel dialogo tra le religioni e la scienza (pag.152) non si pretende che questa spieghi completamente la vita, perchè questo porterebbe ad un superamento del suo limitato confine metodologico.
«Perciò non pensiamo solo alla possibilità di terribili fenomeni climatici o grandi disastri naturali, ma anche a catastrofi derivate da crisi sociali…» (pagg. 156-7).
Purtroppo però l’umanità non ha sviluppato ancora una coscienza universale in grado di sovvertire l’attuale paradigma. Occorre quindi una «conversione ecologica» anche e soprattutto degli stessi fedeli dediti solo alla preghiera che «con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente» (pag. 165) e «finiscono per soccombere a un consumismo senza etica e senza senso sociale e ambientale» (pag. 166).
Nel capitolo Gioia e pace Papa Francesco «incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo» (pag. 168), uno stile di vita quindi più spirituale.
Infine un po’ candidamente, ma con stile poetico, il Vicario di Cristo sogna un mondo che possa portarci «ad amare e accettare il vento, il sole o le nubi, benché non si sottomettano al nostro controllo» (pag.172) (è evidente che S.S. non è a conoscenza del fenomeno delle scie chimiche, nda).
Perché c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero, la grandezza di una montagna, le valli solitarie quiete, amene fresche, ricche di dolci acque, affinchè nell’universo potremo incontrare innumerevoli relazioni per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature del Creato…
Fonti:
Lettera Enciclica “Laudato Si’” Del Santo Padre Francesco sulla Cura della Casa Comune, Tipografia Vaticana.
Photo credit:
Foto ed elaborazione di giuseppe nardoianni
Parte Prima
Gli eventi cosiddetti “estremi” dal punto di vista climatico, e non, sembra stiano aumentando in tutto il mondo.
In Google, basta digitare appunto le parole, “eventi estremi”, e il più famoso motore di ricerca, in 0,32 secondi da un totale di 793.000 risultati e questo logicamente tenendo conto solo i siti in lingua italiana.
Uno degli eventi più particolari è l’incessante moria delle api che ormai viene registrata in tutto il mondo. Einstein disse che qualora le api scomparissero all’uomo resterebbero solo quattro anni di vita. Nel film E venne il giorno (M. Night Shymalan, 2008), si parla di «Un atto della natura che non capiremo mai del tutto».