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Cattive Acque: ovvero come la DuPont…

…ha inquinato il mondo. L’elemento chimico artificiale, il PFOA, nella sua variante C-8, cioè con 8 atomi di carbonio, meglio conosciuto come Teflon, scoperto per caso mentre si stava lavorando al Progetto Manhattan (leggi bomba atomica) -per farla breve il rivestimento usato per le padelle, si ritiene che «sia potenzialmente presente nel sangue di ogni essere presente sul pianeta, incluso il 98% degli esseri umani».
È quanto si legge nelle taglines finali del film Cattive acque, diretto da Todd Hynes, ma prodotto e interpretato dalla star ambientalista Marc Ruffalo.
La storia, tratta da un articolo inchiesta di Nathaniel Rich L’avvocato che è diventato il peggior incubo della Dupont e pubblicato sul New York Magazine nel 2016, narra appunto la vicenda dell’avvocato Rob Billot/Ruffalo (l’Hulk degli Avengers), appena diventato socio di un importante studio di Cincinnati, che si vede costretto a difendere un allevatore di bestiame di uno degli stati più poveri americani, il West Virginia. In un primo momento riluttante: «Io sono un avvocato d’azienda… le difendo le aziende!»; prende a cuore la cosa, quando vede di persona il comportamento strano delle mucche, molte già morte, per causa dell’acqua del fiume dove si abbeveravano e dove il colosso chimico DuPont, versava rifiuti tossici.
Il film, un legal thriller, dall’impianto solido, si inserisce nell’elenco con i vari Tutti gli uomini del Presidente, The Post, Insider, fino anche a Erin Brokovich; e come è d’obbligo del cinema statunitense, il confronto con il colosso chimico e in pratica con i liquami del sistema, spinto «da uno spirito educativo doveroso»(1), è in grado di elevare anche il valore delle immagini nell’eterna lotta tra le multinazionali (il gigante) e il David di turno: «Vogliono farci credere che ci proteggono, ma non è così».
La class action, contro la DuPont e l’influenza da Teflon (così venne definita dai media), che ne seguì, vide la multinazionale obbligata a versare oltre 600 milioni di dollari alle persone danneggiate nel fisico e nel portafoglio.
Man mano che la storia prosegue, si percepisce sempre di più la tensione che serpeggia anche all’interno delle famiglie coinvolte -non svelerò il finale, anche se è facilmente intuibile: la Dupont in pratica diverse volte ha dovuto allentare i cordoni della sua borsa.
«L’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente ha definito, nel 2006, il Pfoa come ‘probabile cancerogeno’: un’etichetta che non lascia spazio a interpretazioni diverse e che ha trovato conferma, nel 2010, in uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della britannica University of Exeter e pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives»(2).
Come succede spesso, di diverso parere è l’Efsa, l’autorità Europea per la sicurezza alimentare già nel 2008, sancì che gli elementi inquinanti (presenti nelle nostre vite in molte forme diverse), non hanno niente a che fare sulla salute della popolazione europea, non riconoscendo così gli effetti negativi; mentre nel film l’avvocato all’inizio della lotta processuale viene a sapere che l’esposizione a tali inquinanti sarebbe «come ingoiare una bottiglia di plastica intera!».
Tornando al film, Ruffalo, ha dichiarato in un’intervista che «per me è stato un modo di prendere la mia forma d’arte e non essere politico, ma umano»(3). Da qui possiamo trarne una sorta di morale che è anche: «l’aspetto più inquietante della storia: nonostante le sentenze, nonostante le morti, la DuPont ha continuato dritta per la sua strada, quella del profitto»(4).
Non solo ma, rapportando il tutto alla realtà di oggi, con l’umanità intera che sembra camminare sulla lama di un coltello, anche facendo riferimento all’epidemia di coronavirus (del quale cercherò di parlarne a breve), e le crisi ambientali, è semplice, scontato, ma non banale affermare che stiamo davvero navigando in cattive acque.

 

Nota dell’Autore
dove non specificato le citazioni sono tratte dal film.

Note:
1. https://www.mymovies.it/film/2019/cattive-acque/
2. https://ilsalvagente.it/2017/01/10/dupont-costretta-a-risarcire-il-pfoa-e-cancerogeno/
3. https://hotcorn.com/it/film/news/cattive-acque-storia-vera/
4. idem

altre fonti:
https://www.comingsoon.it/film/cattive-acque/57905/recensione/

credit:
https://www.mymovies.it/film/2019/cattive-acque/poster/0/

Il Global Warning e il Rispetto per il creato 2P.

Seconda e ultima Parte

Rifiutando di riconoscerci come creature limitate, abbiamo invece preteso di sostituirci a Dio e distruggere pian piano l’armonia con il Creatore, l’umanità e tutto il Creato (Laudato si’, Cfr. pag. 52).
Il nostro quindi è un «antropocentrismo deviato» (pag. 55).
Infatti più avanti il Papa afferma che:«… L’essere umano tenderà sempre a voler imporre alla realtà le proprie leggi e i propri interessi» (pag.60). E non «come una realtà illuminata dall’amor che ci convoca ad una comunione universale» (idem).
Il Vescovo di Roma non tralascia neppure l’energia nucleare, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza del nostro DNA perché questi danno un potere ancora più immenso su tutto il genere umano … sebbene tale potere risiede in una piccola parte dell’umanità (Cfr. pag.81).
Più avanti il Santo Padre così si esprime: «Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse (Tutto è uno, nda), e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale» (pag. 88). Date quindi le condizioni attuali del mondo, l’umanità non confida in un futuro migliore e più felice (Cfr. pag. 89).
Infatti «non possiamo illuderci di risanare la nostra relazione con la natura senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali» (pag. 93). E difatti: «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (pag. 108).
L’inizio del paragrafo 144 a pag. 112, non ammette repliche: «la visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà, che è un tesoro dell’umanità». Un altro colpo servito caldamente a tutti quelli che hanno fatto del concetto “global a tutti i costi” la loro sola e unica ragione di vita.
Più avanti nel capitolo 146 a pag. 114, il Papa menziona gli aborigeni australiani e il loro modello di vita che li rendono per il momento gli unici e soli interlocutori tra l’uomo e la natura concepita da sempre come un dono di Dio.
La Terra ci è stata donata e appartiene anche alle generazioni che verranno. Ecco quindi una frase che sicuramente ha fatto saltare parecchi dalla sedia: «Le previsioni catastrofiche (di molti studiosi controcorrente, nda) ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia» (pag. 124).
Il capitolo V inizia con un’esortazione, sulla necessità di un repentino ed immediato cambio di rotta da parte dell’umanità per far sì che essa stessa possa uscire dalla spirale di autodistruzione nella quale ci stiamo avviando.
A pag. 135 c’è però una frase che lascia trasparire un concetto a noi teorici della cospirazione molto caro: «per il governo dell’economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell’ambiente e per regolamentare i flussi migratori, urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale (il NWO!, nda)». E tutto questo come si legge erano anche le opinioni di San Giovanni XXIII e più attualmente di Benedetto XVI.
Inoltre la crisi finanziaria del 2007-2008, il conseguente salvataggio delle banche a discapito della popolazione non ha portato ad una reazione di rivedere i criteri obsoleti che attualmente comandano il mondo (Cfr. pag. 144).
Quindi «affinchè sorgano nuovi modelli di progresso abbiamo bisogno di cambiare il modello di sviluppo globale» (pag.148), esigendo «più responsabilità verso il bene comune da parte di chi detiene il potere» (pag. 150).
Nel dialogo tra le religioni e la scienza (pag.152) non si pretende che questa spieghi completamente la vita, perchè questo porterebbe ad un superamento del suo limitato confine metodologico.
«Perciò non pensiamo solo alla possibilità di terribili fenomeni climatici o grandi disastri naturali, ma anche a catastrofi derivate da crisi sociali…» (pagg. 156-7).
Purtroppo però l’umanità non ha sviluppato ancora una coscienza universale in grado di sovvertire l’attuale paradigma. Occorre quindi una «conversione ecologica» anche e soprattutto degli stessi fedeli dediti solo alla preghiera che «con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente» (pag. 165) e «finiscono per soccombere a un consumismo senza etica e senza senso sociale e ambientale» (pag. 166).
Nel capitolo Gioia e pace Papa Francesco «incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo» (pag. 168), uno stile di vita quindi più spirituale.
Infine un po’ candidamente, ma con stile poetico, il Vicario di Cristo sogna un mondo che possa portarci «ad amare e accettare il vento, il sole o le nubi, benché non si sottomettano al nostro controllo» (pag.172) (è evidente che S.S. non è a conoscenza del fenomeno delle scie chimiche, nda).
Perché c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero, la grandezza di una montagna, le valli solitarie quiete, amene fresche, ricche di dolci acque, affinchè nell’universo potremo incontrare innumerevoli relazioni per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature del Creato…

Fonti:
Lettera Enciclica “Laudato Si’” Del Santo Padre Francesco sulla Cura della Casa Comune, Tipografia Vaticana.

Photo credit:
Foto ed elaborazione di giuseppe nardoianni

Siamo tutti uno

we-are-one-cover-it.jpgAccogliendo l’invito di Sara Fumagalli di Survival International, scrivo questo post per raccomandarvi la lettura di un bellissimo ed importante libro, dal suggestivo titolo: Siamo tutti uno. Realizzato a cura di Joanna Eede con la collaborazione della stessa Survival International il libro raccoglie “voci ed immagini di popoli di ogni continente”, primo fra tutti quella di Davi Kopenawa capo della tribù amazzonica degli Yanomani, che tra l’altro esprime un concetto dalla dirompente semplicità: «Condividiamo tutti la stessa umanità e a unirci è nostra madre, la Terra». Frase questa che rimanda alle parole di J. F. Kennedy che il 28 ottobre 1962 in un Discorso alla Nazione, disse: «… Perché in ultima analisi, il legame fondamentale che unisce tutti noi è che abitiamo tutti su questo piccolo pianeta…». Il libro quindi, rispecchiando in parte, quanto detto nel post precedente, mette in risalto «le più grandi preoccupazioni umanitarie e ambientali contemporanee: i cambiamenti climatici e la distruzione delle foreste, la necessità di anteporre i valori umani agli interessi economici, l’urgenza di riformulare le nozioni di progresso e di sviluppo e (soprattutto, nda) l’opportunità preziosa che i popoli indigeni ci offrono di riflettere sui concetti di equilibrio, umiltà e reciprocità, oggi più importanti che mai». Tra i vari contributi scritti da eminenti personalità da sempre impegnate nella sensibilizzazione verso argomenti, ad alto contenuto ecologico ed umanitario, oltre al già citato Davi Kopenawa, spiccano anche i saggi di Claude Levi-Strauss, Noam Chomsky e della star hollywoodiana Richard Gere da anni in prima linea nel sostegno alle popolazioni buddiste tibetane.

A Gaia

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E il figlio tuo prediletto
Ghermito da strane frenesie
Distrugge il tuo polmon
Sotto un ciel siffatto di trapunta.

Di tanto scuoti la testa
E pettini il tuo crine
Noi figli snaturati
Solo allor ci accorgiam che tu vivi.

E qualcuno ode il tuo pianto
Pieno d’orror pur tuttavia scarso.
Impresa assai vana è l’intenerir
Tal seguaci d’Attila.

Mònito sia contar
E se rimedio non v’è
Tal val ricominciar tutto da’ capo.

Non avevo scritto ancora niente nella sezione ambiente anche se l’argomento è stato toccato diverse volte nei post. L’evento mi sembrava da non perdere e per l’occasione ho rispolverato una mia vecchia poesia dedicata alla nostra Madre Terrra, nella, timida, speranza che un giorno, non molto lontano, ritorneremo a vivere secondo natura.

L’ultimo TG

Ci scusiamo per la cattiva ricezione audio, ci sono molte trasmissioni che si sovrappongono, qui non si capisce più nulla.
«Ulteriori comunicazioni potrebbero essere non realizzabili».
Stiamo lanciando un S.O.S. interplanetario, un mònito.
Qui, sulla Terra, terzo pianeta dalla stella che noi chiamiamo Sole, ai margini di una piccola galassia lontana dal centro dell’universo conosciuto, siamo in Allarme Rosso.
I suoi abitatori, «una cultura primitiva e paranoica», sono ormai «senza controllo».
Pochi uomini detengono le ultime risorse ed il potere a discapito della maggioranza della popolazione mondiale sempre più debole, indifesa ed alla quale viene negata oltre che l’accesso al benessere, soprattutto la vera conoscenza.
Questa disumanità produce uno stato di guerra perenne al punto che lasciamo «morire di fame i figli del nostro vicino»(*).
La nostra cecità ci ha portato ad inquinare l’atmosfera, gli oceani, la stessa terra.
Le altre specie viventi, vegetali ed animali, «sono infelici per come sono state trattate dall’uomo».
La Madre Terra, Gaia, potrebbe essere vicina ad esalare l’ultimo respiro, rassegnata da tanta «distruzione causata» dall’oscurità di mente «dei suoi stessi abitanti».
Avvertiamo i tanti viaggiatori spaziali che in questo momento sono in rotta verso la Terra: «Non avvicinatevi alla Terra. Evitate il Pianeta Terra, evitatelo ad ogni costo»

* C. Heston ne “Il Pianeta delle scimmie” (Franklin J. Schaffner, 1968)
Tutte le altre citazioni sono tratte dal film “Star Trek IV – Rotta verso la Terra” (Leonard Nimoy, 1986)

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