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La carne e l’anima

La notizia(1) è di inizio mese, quindi molti potrebbero obiettare che oggi, nel mondo dell’informazione, non esiste tutto questo tempo trascorso e considerare in tal senso la stessa, roba vecchia.
Però dipende da ciò che si vuole ottenere da una qualsiasi informazione, in pratica se essa può servire da spunto per parlare di argomenti più specifici, aspettare il momento adatto, quando un’altra notizia, un altro particolare, può andare ad arricchire, far evolvere concettualmente i contenuti. In pratica lasciar alimentare il fuoco della conoscenza che a volte dorme sotto le ceneri prima che possa divampare diventando pensiero scritto utile a tutti.
Arizona, Stati Uniti: la Abc riferisce che il 38enne Michael Kent era un membro di un gruppo neonazista-suprematista militante, partecipava ai raduni con bandiere, la casa piena di svastiche e fiero portatore sul proprio petto della stessa croce uncinata. Finito in carcere, forse come conseguenza di una manifestazione sfociata in violenza, dopo aver scontato parte della pena è stato affidato a un ufficiale di sorveglianza per controllarne il comportamento in regime di semi libertà. Il bello, è il caso di dirlo, è che l’ufficiale era la 45enne Tiffany Whittier, afroamericana! L’incontro ha cambiato le loro rispettive vite. Un uomo pieno fino al midollo di teorie neonaziste, sicuro della superiorità della razza ariana e colmo di odio, costretto a confrontarsi con una afroamericana: la massima incompatibilità. Stranamente, non tanto come vedremo, il confronto va avanti, a poco a poco nasce un’amicizia, l’amicizia diventa conversione e l’amore ancora una volta riesce a trionfare. Kent ripudia il suo credo, rimuove mentalmente e fisicamente tutti i simboli, persino coprendo con una stella la svastica tatuata sul petto.
Ora Michael lavora in una fattoria con diversi colleghi ispanici e afroamericani: non vuole che i figli vivano in un mondo fatto d’odio come è stato il suo per tanti anni, vuole essere un buon padre, con la sua amata Tiffany sempre al suo fianco.
No, non è una favola, anche se ne ha tutti i requisiti, ma come nelle favole c’è un lato nascosto, un lato che sfugge ai più, ma che a volte è possibile rintracciare facilmente se si guarda il tutto con altri “occhi”. Quindi la prima domanda è: perché è potuto succedere questo? Amore a prima vista direbbero alcuni, altri attrazione fisica, altri ancora anime gemelle incontratesi al momento giusto. No, niente di tutto questo, anche se il termine “anima” è molto indicativo. Ne ho già parlato in un precedente post, e nel rispetto di chi invece crede a quanto appena detto, io ribadisco che nelle scelte della vita, non è la mente che comanda o il cuore (che è solo un organo), o il corpo, ma l’anima. Perché il concetto di anima gemella non è proprio corretto? Perché le anime gemelle sono affini, l’anima è in questo universo (entrambi creati dal pensiero creatore) per fare esperienza, ma due anime affini (all’anima basta uno sguardo per capire), potranno ricevere poco l’una dall’altra e siccome la principale esperienza è l’amore, ecco che forse, molte volte ciò viene frainteso, e questo, secondo me, potrebbe spiegare molte cose.
Discorso diverso per le anime “complementari”, o se preferite opposte, quelle cioè che si completano l’una con l’altra. Per facilitare il discorso mi servirò della ruota dei colori: il blu è complementare al marrone, il magenta al giallo, il verde al rosso, e così via con tutte le rispettive sfumature o tonalità, colori freddi con colori caldi, ma mai due colori vicini. Le anime impareranno l’una dall’altra, troveranno un equilibrio (l’universo è equilibrio), evolveranno. Ecco cosa è successo a Michael e Tiffany che a prima vista ricordano i protagonisti del film L’anima e la carne (J. Huston, 1957), lei suora, lui marines nella seconda guerra mondiale: l’opposto vissuto, lo scontro tra le Istituzioni e il rispetto delle loro scelte esistenziali(2), non permette il connubio: alla fine entrambi torneranno alle loro vite, ma anche questa è crescita. Ma c’è un altro concetto che è utile capire per comprendere quanto appena espresso. Cosa succede se l’anima si trova nel corpo sbagliato? Pochi giorni fa ho avuto modo di vedere in tv il film Doppia anima (N. René, 1992), film che non conoscevo ma che consiglio vivamente di guardare (è disponibile in streaming a pochi euro).
Al matrimonio dei due protagonisti, diversi per concezioni e caratteri, un simpatico vecchietto chiede di poter baciare la sposa, ma al momento del tocco delle labbra, si alza una folata di vento e grazie ad un fenomeno paranormale, le loro anime si scambiano. Toccherà al marito accorgersi dello scambio e riconoscere l’anima della moglie nel corpo dell’anziano signore, l’amore tra le loro anime resterà inalterato; ci scappa anche un bacio tra i due corpi maschili, fino a quando un altro bacio rimetterà le cose a posto. Solo chi vede il male dappertutto non potrà mai apprezzare la bellezza insita in quella scena e spero possiate capire ciò a cui mi riferisco, con tutte le conseguenze che ne derivano. Ma molti usano gli occhi solo per guardare la punta del loro naso, invece gli occhi servono anche per guardare oltre, oltre i limiti imposti dal corpo, dalla carne e da chi vuole soffocare la vera conoscenza (tutte le Istituzioni), per contemplare l’anima di chi ci sta di fronte. Concludo con una citazione, come faccio spesso d’altronde, nel film I colori dell’anima – Modigliani (M. Davis, 2004), l’amante e modella del maestro chiede perché nel suo ritratto, l’artista non gli ha dipinto gli occhi: «Devo prima conoscere la tua anima».

 

Note:
1.http://www.corriere.it/esteri/17_ottobre_01/usa-neonazista-pentito-cancella-tatuaggio-svastica-aver-conosciuto-donna-afroamericana-76eb65d2-a6c6-11e7-a0ff-6d279b95c0af.shtml
2.http://www.spietati.it/z_scheda_dett_film.asp?idFilm=2597

Fonti:
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=8132
wikipedia

Credit:
www.corriere.it
https://www.disegnoepittura.it/colori-primari-secondari-complementari/

Il seminatore e il seme: fede, speranza e amore

Nota dell’autore:
Di solito non scrivo recensioni sul blog, il cinema è solo uno spunto per parlare di altri argomenti chiave, come il complottismo, ad esempio, nel film appunto c’è la storia delle missioni Apollo dichiarate false; ma stavolta ho voluto dare una mia particolare interpretazione e quindi il testo che segue, il cui contenuto non è prettamente cinematografico, in realtà è quello che mi sono sentito di scrivere, una lettura personale in merito a ciò che ne è scaturito subito dopo aver visto il film.

L’uomo non è fatto per rimanere sulla Terra, ma per lasciarla.
Sembra una parabola, è vero, e lo è; anche se l’angoscia che pervade per buona parte dell’opera di Nolan, lascia, alla fine della visione, un retrogusto triste e malinconico.
E chiaramente, la parabola alla quale è possibile fare riferimento, parafrasandola, è quella del seminatore e del seme.
Anche se è più corretto parlare di ex-seminatori.
Infatti, una piaga non specificata ha ridotto in polvere tutte le coltivazioni della Terra, salvando, al momento, solo il mais, e le distese coltivate, dove non sono rinsecchite, sono attraversate da tempeste di polvere (come le famose Dust Bowl che imperversarono negli Stati Uniti quasi alla fine degli anni Trenta, nel periodo della grande depressione), condannando la razza umana ad un futuro tutt’altro che roseo, conducendola quasi sull’orlo dell’estinzione.
La mancanza di cibo è presente in altre pellicole come ad esempio 2022: I sopravvissuti (R. Fleischer, 1973) e il protagonista quindi, che è anche un ex-pilota della Nasa, non è dissimile da altri personaggi ed eroi cinematografici che in passato si sono cimentati con dedizione e coraggio contro il futuro negativo che incombe su tutto il genere umano. Quando viene lanciato il seme che ci possa essere la possibilità di riscrivere il futuro dell’intera specie umana, viaggiando oltre l’inimmaginabile, alla ricerca di una nuova Terra, il seminatore-pilota, raccoglie, anche se, con una certa riluttanza, la sfida.
Nasce allora la speranza, e le sue azioni ora non sono più quelle semplici, abituali, quasi rituali, ma sono gesti sicuri che rivelano una matrice quasi divina, tipica «dell’amore che non calcola». Per questo non può dire con sicurezza alla figlia, se e quando ritornerà. La sua partenza «è un invito alla speranza e alla fiducia che si fonda non sui calcoli o sulle previsioni della futurologia», ma sul trascendentale che si manifesta nella storia. È un classico che la vicenda sia a lieto fine, la parabola del seminatore raggiunge il suo epilogo, il padre e la figlia finalmente si ritrovano, ma in una situazione completamente ribaltata, lui rimasto giovane (per la teoria della relatività) che stringe la mano di una donna morente.
Dopo i ripetuti fallimenti delle missioni precedenti, basate purtroppo però sull’inganno, concepito dallo scienziato, «ecco il successo che ripaga della fatica»: il buon seminatore può finalmente sedersi sul portico di casa ad ammirare i verdi prati dell’asettica stazione spaziale che l’ha raccolto, mentre vagava alla deriva nello spazio interstellare.

Citazioni:
http://www.adonaj.net/old/lettura/vangelo_marco_04.htm