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Creature fantastiche?

Sabato scorso, sono stato alla mostra “Mostri. Creature fantastiche della paura e del mito” al Museo Nazionale Romano (Palazzo Massimo), promossa e prodotta dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma in collaborazione con Electa. Il museo merita una lunga ed approfondita visita con i suoi quattro piani ricchi di opere, ma chiaramente quello che a me più interessava, data l’estrazione di questo blog, erano logicamente le diverse sale che ospitano la mostra sopra citata. Nelle due ore trascorse, sembra veramente che si venga catapultati in un lontano mondo passato dove le avventure degli eroi di ogni antica civiltà, alle prese con fiere di ogni genere, rivivano in quello spazio, con un’atmosfera creata ad arte.
Il titolo dato all’esposizione è coerente con la storiografia attuale, ma il dubbio che posso sollevare, legittimo, è proprio sull’origine del mito stesso e se le creature lì raffigurate siano davvero fantastiche, frutto della fantasia o della superstizione delle antiche genti. Intanto sui pannelli informativi relativi alle opere esposte l’incipit è questo: «Era il mostro di origine divina…» (Omero, Iliade VI, 222), mentre per gli organizzatori: «Per mostri qui si intendono quegli esseri che non trovano corrispondenza nella realtà, creati dall’immaginazione dell’uomo, che hanno animato racconti ancestrali e miti». Forse i mostri non erano o non sono di origine divina (nel senso stretto del termine), sta, di fatto, però, che non possiamo verificare ora quale fosse la corrispondenza nella realtà in cui erano immerse le antiche civiltà. In pratica la mia domanda è: “e se invece gli esseri descritti in molte opere erano reali e che quindi non facevano sicuramente parte del mito?”. Alcuni anni fa uno dei più famosi esperti in Semiotica o Semiologia, che è la disciplina che studia i segni nella comunicazione, Thomas Sebeok, scomparso ormai già da qualche anno, ebbe a dire che: «in certe circostanze, non c’è nulla di più concreto del mito». Un’affermazione questa che lascia poco spazio all’interpretazione. È proprio questa la circostanza?
Non possiamo esserne certi al cento per cento, quindi sebbene sempre sui pannelli informativi della mostra sono riportate citazioni tratte da diverse opere letterarie famose, ritenute di fantasia dal corrente pensiero ortodosso, tra le quali spiccano: l’Iliade di Omero, le Metamorfosi di Ovidio, il Prometeo Incatenato di Eschilo, l’Eneide di Virgilio e frasi di Apollodoro, è d’obbligo, secondo me riportare quanto invece affermava lo storico babilonese Beroso (ca 350 a.C. ca 270 a.C.), che raccontò dell’arrivo nel Golfo Persico di esseri metà uomo e metà pesce, definiti Oannes (le cui raffigurazioni non avrebbero certo sfigurato nella mostra) e che scrisse, a proposito della creazione dell’uomo: «all’inizio la divinità Belo (…) generò diversi esseri orribili (…) Apparvero uomini con due ali (…) molti altri loro organi avevano una parte maschile e una femminile. Altre figure umane avevano zampe e corna di capra, oppure piedi come cavalli. Altri, simili a ippocentauri, avevano la parte posteriore come cavallo, mentre davanti erano come uomini»(*). Quindi ammirando le rappresentazioni di Tifone, generato da Gaia (la Terra) e da Tartaro personificazione del Caos; del Minotauro che «Minosse decise di allontanare di casa quest’essere e di rinchiuderlo nei ciechi corridoi di un complicato edificio»; dei Grifi: «cani non latranti di Zeus con rostri adunchi»; le Sirene e le Arpie: «Figlie di Acheloo, rappresentate come uccelli dal bellissimo volto femminile», protagoniste nei racconti di Ulisse; della Sfinge: «fusione di uomo e leone», che è presente in tutte le culture dell’antico mediterraneo; della Chimera: «che dalle fauci vomita vampe di Etna»; delle Gorgoni: «le terribili… avevano teste avvolte da scaglie di serpenti, zanne grosse come quelle dei cinghiali»; dei Centauri: «uomini cavalli mostrano qualità umane, come forza e coraggio e pulsioni ferine incontrollate», dei Sileni e dei Satiri, dei quali gli autori antichi, non spiegano «l’origine della natura ibrida umana, equina o caprina… non appartengono né ai mortali né agli dèi immortali»; infine dei mostri marini Acheloo e l’Idra di Lerna, non posso non pensare che ci possa essere un fondo di verità in tutto questo. Ipnotizzato da Medusa, leggo l’ultima citazione, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, che conclude la mostra: «… cosa credi di fare, tu che ti celi sotto una forma illusoria».

 *Nota: Z. Sitchin, Il pianeta degli Dei, Edizioni Piemme, 2000, pag. 333.

L’alba del giorno dopo

2012_We believe.jpgIl film di cui al titolo, diretto da R. Emmerich nel 2004 (al link la mia recensione L’alba del giorno dopo) è uno dei film più catastrofici della storia del cinema (ma lo è di più “Segnali dal futuro”) e il regista sembra averci preso gusto nel distruggere l’umanità e il nostro pianeta visto che tra pochi giorni uscirà l’apocalittico “2012”. Basta la parola, o meglio, il numero. Quella che segue è solo la mia opinione ed è possibile che la stessa potrebbe già essere stata espressa da altri, oppure che, nel sintetizzare abbia commesso qualche errore, tenendo presente che in rete (ma non solo) c’è di tutto e di più sulla fatidica data (leggere tutto quindi è impossibile), il giorno che, secondo il calendario Maya, segnerà la fine di un’èra: iniziata oltre 3.000 anni prima di Cristo, si concluderà appunto il giorno del solstizio d’inverno del Natale 2012, dopo 5125 anni (fine del 13° ciclo Baktun) del “Computo Lungo”. Con il termine della quinta èra, si concluderà anche 1 anno galattico che dovrebbe durare (per quanto detto, il condizionale è d’obbligo e più o meno a seconda delle teorie e dei diversi calcoli), 25.620 anni: tanto, infatti impiega il sole ad attraversare le 12 case dello zodiaco. Non solo, ma in quel preciso giorno il nostro pianeta ed il Sole saranno allineati con il centro della Via Lattea. Viene dato credito, ultimamente sembra che anche gli scienziati della Nasa si stiano adeguando, al calendario Maya perché, millenni fa hanno saputo predire l’eclissi di sole dell’agosto 1999, sbagliando solo di pochissimi secondi! Inoltre altri popoli e civiltà antiche parlano anch’esse di immani catastrofi che, ora, sarebbero dietro l’angolo. Si spera che non accada nulla, ma eventi catastrofici, come il diluvio, sono già successi in passato e se noi ne abbiamo memoria significa che qualcuno è sopravvissuto; poi ci sono gli eventi catastrofici, quelli di livello estintivo (E.L.E., vedi il film “Deep Impact”) dove non avremo scampo e riferiti a potenti tempeste solari che farebbero collassare il campo magnetico terrestre invertendone i poli. Questi eventi però, possono verificarsi in qualunque momento, tuttavia c’è un altro evento non catastrofico e/o estintivo, che si può includere nella sfera del metafisico: molti sostengono che il 21.12.2012, quando cioè la Terra sarà allineata con il centro della galassia, da questo partirà un’onda di energia quantica che arriverà sulla Terra e attraverserà ogni cosa vivente, cambiando radicalmente e per sempre la coscienza degli uomini, inaugurando una nuova èra di pace e di fratellanza universale. Quindi quel giorno fatidico sarà semplicemente un cambio di data e la fine del mondo per come lo conosciamo (le antiche civiltà avevano una concezione ciclica del tempo, una ruota, a differenza di oggi che il tempo viene concepito come una freccia che dal passato và verso il futuro). Comunque, a me non interessa tanto il 21 dicembre 2012, ma il “day after”, il giorno dopo: come sarà “L’alba del giorno dopo”, su quale Terra splenderà il nuovo sole? Se dovesse mai succedere l’irreparabile, così sia, vorrà dire che mi siederò su una collina a godermi l’ultimo spettacolo o il primo del nuovo mondo e se mai dovessi vivere un altro minuto, un solo altro minuto, prego il Dio che è nel “più” alto dei cieli di viverlo in un mondo diverso, non come questo. Se si dovesse dare ascolto agli antichi i tempi sono vicini perchè tutto succederà quando «il materialismo avrebbe trionfato sulla simbiosi tra uomo e natura» (Profezia Maya, dalla trasmissione “Mistero”). Mi auguro, infine, che il nostro mondo cambierà «ad un livello tale, che non si potrà più tornare indietro. Non so se la vittoria sia possibile, so che saranno richiesti grandi sacrifici, e poiché il destino dei più, dipenderà da pochi, dobbiamo tenere ancora duro» (da “X-Men III”). Non sono uno che gode nel vedere la fine di tutte le cose, ma «nella situazione attuale l’umanità si merita un grosso spavento». Molti chiaramente non saranno d’accordo, ma tant’è, e come si dice: ai posteri l’ardua sentenza, però in questo caso, i posteri, potremmo essere noi…