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Olimpiadi: causa ed effetto

95938661.png Ad una settimana dall’inizio della XXIX edizione dei giochi olimpici di Pechino ho avvertito la necessità di lasciare un breve commento, riguardo anche alle polemiche che sono nate durante il passaggio, per i vari Stati, della torcia olimpica.
Prima di tutto vorrei ricordare che nell’antichità i giochi erano ritenuti sacri ed erano talmente rispettati che in loro onore si interrompevano persino le guerre, il che sta ad indicare che nell’era moderna hanno assunto un significato (ed un utilizzo) molto diverso da come era una volta.
Le associazioni umanitarie, prima di tutte Amnesty International (v. articolo “Olimpiadi: dalla Cina promesse mancate sui diritti umani” in http://www.asca.it/modfocus.php?idfocus=2144) si sono energicamente battute, senza ottenere grossi risultati, ma solo promesse vane, appunto.
Il sacro fuoco di Olimpia portato in giro per il mondo come ambasciatore di pace e di uguaglianza fra le nazioni, non avrebbe dovuto in nessun modo rappresentare uno Stato che all’alba del terzo millennio adotta una politica di totale repressione nei confronti del suo popolo, di negazione totale dei diritti umani, dell’utilizzo della pena di morte.
Come ho già avuto modo di scrivere in passato, l’attuale sistema che vige in tutto il mondo ha deliberatamente abolito il rapporto causa-effetto, cosicché per l’ordine costituito, conviene sempre controllare l’effetto, mai appurare la causa.
In altre parole, ci si chiede del perché la fiaccola abbia attraversato le strade del mondo in un clima di tensione (l’effetto) quando invece la domanda che andrebbe fatta è: per quale motivo è stata assegnata alla Cina questa edizione dei Giochi (la causa)?
Se non gli fossero state assegnate le olimpiadi, il governo di Pechino che cosa avrebbe fatto?
La comunità internazionale ha visto in pericolo un mercato, come quello cinese, così potenzialmente vasto?
I vari governi, a mio avviso, non avrebbero dovuto sottostare a quella che in realtà si è dimostrata come una vera farsa: il passaggio della torcia olimpica e quindi gli stessi, sono da considerarsi, in un certo modo, complici per ciò che oggi sta succedendo in Cina.
Ma il tutto viene fatto passare, con l’aiuto dei media, in secondo piano, e ad ardere non è più il fuoco sacro di Olimpia, ma gli interessi, soprattutto economici, dei potenti.