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Oppenheimer: la bomba e… l’altra verità!

Un film complesso
Complesso da vedere, da metabolizzare e di conseguenza complesso da analizzare per poter dipanare il nocciolo della questione, in quanto le prospettive o se preferite le chiavi di lettura, sono diverse, perché toccano diversi livelli di conoscenza.
Tecnicamente impeccabile e con un cast stellare, anche se con una terza parte, effettivamente un po’ lunga, tesa a discriminare lo scienziato, ma anche l’uomo che sta dietro a esso: J. Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica, ma fermamente contrario alla bomba “H” per il cui rifiuto fu costretto a subire quasi un processo per tradimento e affiliazione al comunismo, con revoca del Nulla Osta di Sicurezza dalla preposta Commissione, prima della definitiva riabilitazione.
Basato sul libro scritto a quattro mani da K. Bird e M. J. Sherwin dal titolo: “Robert Oppenheimer – Il Padre della Bomba Atomica (American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer)”, sceneggiato (con stesura in prima persona per immedesimarsi e far immedesimare maggiormente lo spettatore) e diretto da Christopher Nolan, regista profondo, che non lascia mai nulla al caso: «Uno dei progetti più impegnativi che abbia mai realizzato per la sua portata e per l’ampiezza della storia…»(1).
Il regista londinese, con all’attivo opere quali Inception (2010), e più propriamente Interstellar (2014) e Tenet, (2020) ha girato in formato IMAX, il suo preferito, con pellicola da 70mm. appositamente creata dalla Kodak, con un’ottima fotografia e montato con riprese sia a colori che in B/N, ad evidenziare le scene riferite a fatti storici.
Ma la sfida più impegnativa è stata la ripresa delle esplosioni, perché realizzate dal vero, cioè gli attori vedevano realmente le stesse, e quindi senza l’utilizzo della CGI (Computer-Generated Imagery, cioè immagini generate al computer).
Incentrato, come detto, sulla figura dello scienziato -interpretato da C. Murphy, nato a New York nel 1904 (dec. Princeton 1967), ma soprattutto sul Progetto Manhattan(2), di cui fu direttore scientifico, mentre la conduzione militare fu affidata al Generale L. Groves Jr./M. Damon (che tra l’altro supervisionò la costruzione del Pentagono), portato avanti nei primi anni 40, arrivò ad «occupare più di 130.000 persone e costò quasi 2 miliardi di dollari americani» (Wikipedia).
L’opera di Nolan: «L’avvincente paradosso di un uomo enigmatico che deve rischiare di distruggere il mondo per poterlo salvare»(3), è focalizzato sui rapporti professionali e personali che intercorsero soprattutto tra Oppenheimer, il generale, L. Strauss/R. Downey Jr., capo della Commissione per l’Energia Atomica degli USA, il primo ad accusarlo e gli altri scienziati, e dove ognuno svolse, come vedremo, un ruolo da protagonista effettivo sulla riuscita del progetto.
Ma il film indaga anche nell’intimo dello scienziato, sposato con due figli, con Katherine “Kitty” Puening/E. Blunt -biologa ex comunista, principale confidente, ma innamorato più del suo primo amore Jean Tatlock/F. Pugh con la quale ebbe un’ardente e tormentata storia d’amore.
Se al cinema l’argomento bomba atomica ha sempre funzionato (Il dottor Stranamore, S. Kubrick, 1964; The Day After, N. Meyer, 1983; L’ombra di mille soli, R. Joffé, 1989; A prova di errore, S. Lumet, 1964; Il giorno dopo la fine del mondo, R. Milland, 1962; L’ultima spiaggia, S. Kramer, 1959; I giorni dell’atomicaDay One”, J. Sargent, 1989), dove sono presenti anche ottime opere di fantascienza, la stessa smette l’abito fanta, per mostrare il lato nudo e crudo della realtà.
«Il mondo sta cambiando direzione» (la moglie), grazie a uomo che era «oltre il mondo in cui viviamo», lo stesso che ha dato agli uomini «il potere di distruggere sè stessi» (N. Bohr/K. Branagh), immaginando «un futuro terrificante», perché come sostiene lo stesso Oppenheimer: «Non la temeranno finché non la capiranno. E non la capiranno finché non l’avranno usata»; C. Murphy, dal volto «emaciato… arriva a nutrirsi di una sola mandorla al giorno per mantenere la magrezza del vero Robert Oppenheimer»(4), che desiderava «una scienza guidata da principi morali»(5), con la speranza che: «Il vostro lavoro garantirà una pace che l’umanità non ha mai visto», per sentirsi rispondere: «Finché non faranno una bomba più potente» (L. Garrison).
Personaggi e attori
Il film è un tripudio di figure di spicco della scienza in toto, con diversi premi Nobel, del tempo, passati e futuri e dove tutti, anche se solo per pochi secondi sullo schermo, sono efficaci per l’adeguata riuscita del racconto.
Partendo dal protagonista, C. Murphy (28 Giorni dopo, D. Boyle, 2002), per prepararsi al meglio per il ruolo che doveva ricoprire, oltre a leggere il libro, si è affidato al noto fisico Kip Thorne, già consulente di Nolan per Interstellar e il quadro che ne esce, oltre a una interpretazione quasi da Oscar, e che l’attore è riuscito a modellare il suo personaggio dove spiccano sia l’intelligenza che le problematiche morali dello scienziato. Oltre al generale L. Groves, definito: «motivato, guidato dal senso del dovere, irritante»(6), con il quale Oppenheimer instaurò un rapporto basato sul rispetto reciproco (degno di nota, il loro siparietto sul concetto del “quasi zero”, sulle percentuali di distruzione del mondo); una delle controparti è Lewis Strauss/R. Downey Jr., che ebbe un posto di rilievo nella politica atomica degli USA, fortemente voluto dalla produzione, trattandosi di un attore  istrionico, che calza alla perfezione il personaggio come una sorta di nemesi del protagonista.
Gratificante per entrambi, il rapporto tra Oppenheimer e lo scienziato Ernest Lawrence -interpretato da un ottimo J. Hartnet, che diede un enorme contributo all’acceleratore circolare, finalizzato poi come il Super-Collider. K. Branagh, interpreta invece lo scienziato Niels Bohr (Nobel per la Fisica nel 1922). La sua performance si basa su alcuni camei, ma fu il punto focale, oltre che per i colleghi dell’epoca, soprattutto per aver dato un enorme contributo alla meccanica quantistica, che proprio in quegli anni muoveva i suoi primi passi, anche grazie alle teorie di un altro scienziato: W. K. Heisenberg, l’attore M. Schweighöfer, che con il suo Principio di Indeterminazione postulato nel 1927, vinse anch’egli il Nobel per la Fisica nel 1932. Altro cameo per Enrico Fermi (Nobel per la Fisica nel 1938) e K. Gödel, il quale formulò il Teorema di Incompletezza che rivoluzionò la matematica. Ottimo dualismo nel film è quello con Edward Teller, interpretato da B. Safdie. All’epoca Teller avanzò lipotesi che allo scoppio dell’ordigno nucleare latmosfera tutta si poteva incendiare, anche se «le percentuali sono quasi zero», grazie ai calcoli effettuati da quello che è considerato “il padre della bomba a Idrogeno”.
Anche Frank Oppenheimer/D. Arnold, fratello minore di Robert, partecipò al Progetto Manhattan come fisico delle particelle, entusiasta del fatto che le riprese sono state effettuate in New Mexico dove i due fratelli sono cresciuti. «Viviamo in un mondo che è stato creato come una diretta conseguenza del Progetto Manhattan»(7), è l’analisi dell’attore G. Skarsgård che nel film interpreta Hans Bethe, il designer delle bombe esplose sia nel Test che a Nagasaki. Personaggio e interprete di spicco è il “saggio” Isidor Rabi/D. Krumholtz (il matematico protagonista della serie Numb3rs), qui nelle vesti di amico e consulente di Oppenheimer, nel test di Alamogordo; ancora genio, ma nella fisica nucleare e nella chimica. Altro antagonista è William Borden, l’attore D. Dastmalchian, esperto di sicurezza nazionale e direttore della Commissione Bicamerale del Congresso USA, anticomunista, fu lui che scrisse la lettera a J. E. Hoover, fondatore dell’FBI, sulla “spia” Oppenheimer. Buon ultimo, but not least, è Albert Einstein, interpretato da Tom Conti, è lo scienziato tedesco, naturalizzato americano, premio Nobel per la Fisica nel 1921, che, con la sua Teoria della Relatività aprì nuove strade per lo sviluppo della bomba. Lo stesso che, nel film, suggerisce all’amico Robert, paradossalmente, di condividere le sue scoperte con i nazisti in modo da salvare il mondo, non distruggerlo!
L’altra verità e le Teorie del Complotto
Un aneddoto narra che durante il Trinity Test, avvenuto il 16 Luglio 1945 nei pressi di Alamogordo, egli abbia pronunciato questa frase: «Sono diventato Morte, il distruttore di mondi». La citazione è tratta direttamente dal Bhagavadgītā, uno dei testi sacri dell’Induismo, che, insieme ad altri testi come il Mahabharata, contengono la descrizione di vere e proprie macchine volanti, denominate “Vimana”, in quelle che sembrano guerre atomiche. Ciò rimanda ad un secondo aneddoto, anche questo apocrifo, secondo il quale ad Oppenheimer durante una visita in un College, uno degli studenti gli abbia rivolto questa domanda: «È la prima bomba atomica esplosa sulla Terra?». Al che lo scienziato, con sicurezza rispose: «In epoca moderna, si!».
Come non pensare quindi, alla civiltà di Mohenjo-Daro, il cui sito, nella valle del fiume Indo, ancora oggi ha una radioattività di molto superiore alla norma e per questo non presente nei libri di storia? Inoltre, Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 Agosto 1945), come Sòdoma e Gomorra? Ecco cosa sostiene la Bibbia: «Quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore»(Genesi, 19:24). Uno dei termini più evidenziati nel film, perché molto significativo è: «compartimentazione», cioè ogni settore non doveva essere a conoscenza di ciò che facevano gli altri, ma anche individuare e contenere tutti gli aspetti dell’intera operazione, in modo da evitare le, immancabili, fughe di notizie. In effetti è possibile espandere il concetto all’intera scienza ufficiale: ogni branca della conoscenza umana, è appunto a compartimenti stagni. Noi studiosi alternativi, non abbiamo quest’obbligo, nè inutili pastoie, molto spesso frutto di disonestà intellettuale.

Lo Stato del New Mexico

Quindi vi invito a guardare con molta attenzione la mappa a sinistra. Rappresenta una vasta area dello stato sud occidentale degli USA, il vertice in alto, di un ipotetico “triangolo magico”, è la cittadina di Los Alamos, costruita nel periodo suddetto come una sorta di campo base per il Progetto Manhattan e che C. Nolan, ha potuto ricostruire solo in parte per effettuare le riprese. Il vertice in basso a sinistra è occupato dal centro abitato di Alamogordo dove appunto avvenne il già menzionato Trinity Test e la sua zona limitrofa sede tra l’altro della base di White Sands e del famigerato Progetto Mogul, quello dei famosi palloni sonda. Il triangolo si chiude con la cittadina che rappresenta il “Santo Graal” dell’ufologia: Roswell. Come ormai noto, non solo agli ufologi, nel luglio del 1947, esattamente due anni dopo l’esplosione della prima bomba atomica, a poca distanza avvenne il famoso schianto di uno o addirittura due UFO (oggi UAP: Unidentified Aerial Phenomenon). Da notare che Roswell al tempo era sede del 509° Stormo Bombardieri dell’Air Force, l’unico ad avere in dotazione l’arma nucleare. Da lì partì il Magg. J. Marcel, che rinvenne i resti dell’Ufo (i corpi degli alieni furono rinvenuti poco dopo, non da lui), più o meno nella zona segnata dalla stella nella mappa e che l’esercito fece passare come i semplici resti di un pallone sonda e i corpi come manichini… Certo, come ho sostenuto diverse volte, tutto questo sarà, per gli scettici, solo una semplice e pura coincidenza, e se invece non lo fosse? Molti ufologi sostengono che proprio l’utilizzo dell’ordigno nucleare abbia riacceso l’interesse, da parte di civiltà extraterrestri, della razza umana perché divenuti in grado di «imbrigliare l’energia dell’atomo» (dal film, Stargate R. Emmerich, 1994). E non finisce qui. Nel film compare anche Vannevar Bush, l’attore M. Modine, nel 1941 direttore dell’Ufficio di Ricerca e Sviluppo Scientifico del Governo, fu lui che sollecitò il comparto militare-industriale sul nucleare. Lo stesso Governo e lo stesso comparto che, nel 1947, all’indomani del suddetto schianto dell’ufo, lo mise a capo del cosiddetto “Majestic Twelve” (in codice “MJ 12”), un’organizzazione segreta voluta dal Presidente H. Truman, composta da scienziati, militari e governativi, tutti dotati del livello di segretezza “Cosmic Top Secret”, per secretare e insabbiare la realtà extraterrestre.
I teorici del complotto sostengono che col tempo, V. Bush accusò un forte stato depressivo perché voleva rivelare l’enorme segreto: fu suicidato, cadendo in circostanze mai chiarite del tutto, dalla finestra della clinica dov’è era ricoverato… Oppenheimer, quando viene ricevuto dal Presidente H. Truman, ammette: «mi sento le mani sporche di sangue», delicatamente e con una certa dose di ironia e disprezzo, Truman gli porge un fazzoletto bianco e mentre esce lo definisce «piagnone». Non ho il potere che ebbe Oppenheimer, non ho il potere di cambiare il mondo, ma anch’io ho a cuore il futuro di tutto il genere umano, «Immaginiamo un futuro e immaginarlo ci inorridisce» (Oppenheimer). Gli ultimi frames, sono dedicati al pianeta Terra, con vista dallo spazio mentre un’immensa esplosione inizia a mangiarsela: un mònito per l’umanità e sui nefasti, futuri sviluppi della guerra Russia-Ucraina, ma anche delle altre decine di conflitti, molti dimenticati, sparsi per tutto il mondo.

Credits:
Elaborazione grafica di giuseppe nardoianni
Nota dell’autore:
Dove non specificato le citazioni sono tratte dal film.
Data una certa difficoltà nel gestire citazioni, note e fonti (mappa compresa), l’autore si riserva di correggere dove opportuno, a seguito di segnalazioni da parte di altri autori, siti, ecc.

Creators, the past

«Un film dove la fantasia svela la realtà».
Questa è l’intrigante tagline che apre il film Creators, diretto da Piergiuseppe Zaia, scritto con Eleonora Fani, che dà anche il volto e le movenze, sexy, a Lady Airre. Presentato in anteprima al Lucca Comix, lo scorso anno, finalmente approda nelle sale italiane, il primo lungometraggio di Zaia, girato in 5k, con la tecnica del green screen, in una produzione tutta italiana, come risposta ai blockbuster americani, ma soprattutto per lanciare la fantascienza italiana verso l’olimpo, è il caso di dirlo, cinematografico.
In passato, nel secondo dopoguerra del secolo scorso soprattutto, il cinema di fantascienza italiano è stato costellato di pellicole a basso, se non bassissimo budget, realizzati più da mestieranti del cinema e degli effetti speciali visivi, opere che hanno avuto, purtroppo, un cammino a sè stante, a parte forse Nirvana (G. Salvatores, 1997), una produzione Italo-francese, oppure 6 giorni sulla Terra (V. Venturi, 2011), film che ha avuto un buon successo se non altro fra gli appassionati di alieni, rapimenti e teorie complottistiche(1).
Il lavoro di Zaia (primo capitolo di una trilogia), la maggior parte svolto in post produzione, con più del 66% di shots, relativi agli effetti speciali, punto focale di tutto il lavoro, anche perché il supervisore è Walter Volpatto, che ha lavorato nell’ultimo capitolo di Star Wars, ma anche con una tecnica di prim’ordine non si è riuscito a sollevare una trama poco convincente e avvincente. Il cast, invece, è formato da attori di livello hollywoodiano come Chris Payne, Gérard Depardieu e l’inossidabile William Shatner, che per i pochi che non lo sapessero è stato per anni al comando dell’Enterprise in Star Trek, e qui, in un’improbabile look, recita il ruolo di Lord Ogmha, capo degli 8 Lord che compongono il Consiglio Galattico. I Lords, per scongiurare la catastrofe si riuniscono alla ricerca di uno di loro e della Lens, una boccia in metallo, depositaria del segreto della creazione, e del dna, l’essenza stessa dell’esistenza del pianeta alla quale essa è abbinata.

William Shatner è Lord Oghma

Ma il Lord che governa la Terra, non vuole cedere al volere del Consiglio, e quindi nasconde la sua Lens, proprio sul nostro pianeta.
Inoltre, L’evoluzione dell’uomo non ha seguito, sulla Terra, il progetto stabilito, quindi la lotta diventa necessaria, anche perché la Lens ha in serbo tutta la storia umana, (quella vera?), quella che i potenti nascondono con tutte le forze al resto dell’umanità che, se venisse svelata causerebbe il collasso della nostra civiltà, ad iniziare dalle religioni e dalla cultura dominante.
La fantasia svela la realtà, si diceva all’inizio: non siamo d’accordo, la fantasia a volte, è fine a se stessa, ma siccome nel film c’è anche Mauro Biglino(2), che interpreta sè stesso, cercheremo di svelare quel quid in più usando il suo personale adagio: «Facciamo finta che…».
E allora, facciamo finta che le domande: «Da dove veniamo» e «dove stiamo andando», che la voce narrante recita all’inizio, non rimandino a Blade Runner (Ridley Scott, 1982). Poi: «È giunto il momento della grande rivelazione! (…) i Lord si riuniscano per prepararsi a un nuovo allineamento» (dei pianeti, l’azione parte dal 2012, nda), le galassie entreranno in una nuova era e che «questa è una storia vera»(3).
È mia opinione che la storia vera, è affare di pochissime persone, quelle che conosciamo sono teorie, solo che alcune vengono accettate come vere e le altre no.
È la stessa Eleonora Fani che sostiene: «Siamo abituati a farci raccontare tutto dalla televisione e dai media, a non porci tante domande, e noi invece cerchiamo di stuzzicare la curiosità e l’intuito delle persone e di risvegliare magari in qualcuno l’idea che forse tutto quello in cui abbiamo creduto fino ad ora forse non è proprio così»(4). Facciamo finta che, il disaccordo nel Concilio e la lotta tra gli Dei che ci hanno creato, non sia una storia antica e che non rievochi la creazione e al contrasto tra chi voleva eliminare l’umanità dopo averla creata e chi invece credeva in un suo riscatto che non c’è stato mai. Facciamo finta che le guerre non si fanno per motivi religiosi o economici, che l’aiuto di oggi non diventi la schiavitù di domani, anche se purtroppo così è stato, quando la paura di disperdersi per l’uomo, nel mondo, non divenne panico (dal film).
Non dirò del virus alieno, anche qui facciamo finta che non faccia parte anche della mitologia della serie cult degli anni ‘90: X-Files. Non dirò del re scorpione, protagonista in diversi film è che si fece strada agli inferi per recuperare la spada (questa, nel film viene appunto trovata in un cimitero), dopo aver evocato Seth, il Dio del Caos, anche se per molti è un termine spregiativo, ma è dal Caos che nasce l’armonia (dal film).
Per recuperare la LensLady Airre si avvale dell’aiuto di Sofy, e di nuovo facciamo finta che la ragazza non abbia capacità paranormali e che da bambina non sia stata rapita dagli alieni. Mentre Lord Kanaff, il responsabile del pianeta Terra, utilizza, Natan, figlio ibrido proprio di Lady Airre.
Da qui, senza voli pindarici, entriamo più nello specifico, per svelare i messaggi esoterici, nascosti, di cui la pellicola è piena. A iniziare proprio da Natan: il nome è presente in diverse lingue, ebraico compreso, è di fatto un nome biblico, citato varie volte nell’antico testamento, nome di un profeta, deriva dalla parola Nathanel, formata da Nathan “dono” e “El” Dio, quindi “dono di Dio”, di fatti egli è figlio della dea Airre. «Otto pianeti, otto sovrani, otto Lens! Le Lens posseggono un potere immenso».
Il numero 8 ha molti significati. Innanzitutto l’8 ruotato di 90°, rappresenta il simbolo dell’infinito; è il numero atomico dell’ossigeno, elemento importante per la vita sulla Terra e, dopo il declassamento di Plutone, 8 sono i pianeti principali; inoltre l’8 è universalmente considerato come il numero dell’equilibrio cosmico. Il suo segno zodiacale di riferimento, non a caso è lo Scorpione. La maggior parte delle strutture sacre, chiese e templi hanno pianta ottagonale, l’ottagono è il simbolo della Resurrezione(5). Rappresenta, infine la padronanza nel governare il potere sia materiale che spirituale.
Quale potrebbe essere, alla fine, la storia vera? Ormai è chiaro che la conoscenza nascosta è molto più consistente e stimolante rispetto a quella accademica istituzionale. Tenere l’umanità nell’ignoranza è il modo perfetto per esercitare il potere, diversamente si apprenderebbe che l’uomo è stato creato da una razza aliena, che il suo corpo, ma forse anche questo pianeta sono una sorta di prigione, e che la vera energia, lo spirito presente nel suo dna (dove si troverebbe la firma degli Dei, che dei non sono), sono talmente potenti che, se usati, come vuole l’esoterismo, potrebbero essere addirittura in grado di «spostare le galassie».

Note:
1.Il film è ispirato agli studi del prof. C. Malanga, dell’Università di Pisa, primo in Italia e fra i primi nel mondo a studiare, scientificamente, i rapimenti alieni con l’uso dell’ipnosi regressiva.
2.Mauro Biglino ha tradotto dall’ebraico biblico, 17 volumi per le Edizioni San Paolo. Basandosi sulla traduzione letterale, Biglino affronta la Bibbia da un lato attribuendole una natura di cronaca storica, dall’altro desumendone ipotesi inseribili nel filone della paleoastronautica e del creazionismo non religioso.
3.https://www.comingsoon.it/film/creators-the-past/58001/scheda
4.https://www.comingsoon.it/cinema/news/creators-the-past-i-segreti-del-colossal-fantasy-made-in-italy-svelati/n112194/
5.Nel film viene ipotizzato che Gesù sia di origine aliena.

Fonti:
https://www.fantascienza.com/26221/creators-the-past-debutta-oggi-il-colossal-fantascientifico-italiano
https://www.fantascienza.com/21967/creators-the-past-dall-italia-una-trilogia-di-fantascienza-con-shatner-e-depardieu
https://www.comingsoon.it/film/creators-the-past/58001/scheda/
https://www.mymovies.it/film/2020/creators-the-past/
https://maurobiglino.it/2020/10/finalmente-e-arrivato-creators-the-past-il-colossal-con-mauro-biglino/
http://www.levantenews.it/index.php/2020/10/02/sestri-creators-the-past-primo-kolossal-di-fantascienza-made-in-italy/
https://www.ilgiardinodegliilluminati.it/significato-dei-numeri/numero-otto/
https://it.m.wikipedia.org/wiki/8_(numero)
https://www.tuscanypeople.com/simbolo-numero-8/
https://www.mitiemisteri.it/significato-dei-numeri-simbologia-del-numero/otto-8

sito ufficiale del film: https://creatorsmovie.it

credit
immagini tratte da:
https://www.mymovies.it/film/2020/creators-the-past/poster/0/
https://cinema.fanpage.it/creators-the-past-trama-trailer-e-curiosita-del-kolossal-fantasy-di-piergiuseppe-zaia/

Skydome

Sul sito Altrimondi, notevole e interessante portale dove regna la fantascienza, gestito da persone serie e competenti -che da alcuni mesi ospita anche diversi miei post, mi è stato pubblicato un Drabble, dal titolo Skydome.
Il termine drabble è usato in fanfiction per indicare un testo narrativo di 100 parole esatte (cioè il drabble per eccellenza), entro il quale l’autore deve riuscire a narrare una storia compiuta, nonostante il limite imposto dall’esigua possibilità narrativa.
Quindi capirete che non sia tanto facile, rispettare tale limite e allo stesso tempo dare un senso compiuto alle poche righe a disposizione. Nel contesto, la ministoria si apre su una Terra invasa dagli alieni.
Di seguito il link:

https://www.altrimondi.org/skydome-di-giuseppe-nardoianni/

buona lettura.

credit:
nell’immagine, tratta dal sito Altrimondi, Progetto di Grafica in XCmodel di Bruno Fanini. Omaggio a Salvator Dalì: “Persistenza della Memoria”, particolare.

Ufo e alieni: incontri fin troppo ravvicinati

16 ottobre 1957, Brasile, stato di Minas Gerais, città di São Francisco de Sales, Antonio Villas Boas, all’epoca aveva solo 23 anni ed era intento, con il suo trattore a lavorare nel campo di famiglia, all’improvviso il motore si spegne e un oggetto luminoso atterra quasi di fronte a lui. Antonio, impaurito fa per scappare, ma…
È in rete, disponibile sul canale YouTube, Frontiere Proibite, il nuovo episodio, al quale ho fatto da consulente, con brevi interventi, dal titolo: Ufo e alieni, incontri fin troppo ravvicinati. L’episodio, che dura poco più di 10 minuti, presentato dall’amico Roberto La Paglia, che ci narra di uno dei primi casi documentati di Incontri Ravvicinati del III tipo, Incontro Ravvicinato del IV tipo, noto come Abduction e, caso non unico, anche se raro, del V tipo.
Attenzione però attenti a non spaventarvi più di tanto, ma se ho stuzzicato, come spero, la vostra curiosità, questo è il link:

Buona visione

P.S.
Purtroppo per non incorrere nella censura effettuata da YouTube che recentemente ha rafforzato controlli e algoritmi i contenuti sono stati volutamente ammorbiditi.

Il “gioco” degli Illuminati

Dimenticatevi il “Monopoli” in tutte le sue varianti (e già qui ci sarebbe molto da dire: lo scopo è l’acquisto e la vendita di beni immobili con finta valuta), dimenticatevi anche il “Risiko”, che comunque è un gioco di guerra e dimenticatevi anche i giochi di ruolo tipo “Dungeons & Dragons” e tutti quelli basati sulle carte.
Il “gioco” in questione è sì un gioco da tavolo di carte, ma dal nome altisonante: “Le carte degli Illuminati” e con tutti i loro segreti. Ma chi sono gli illuminati, di cui si sente spesso parlare?
Gli Illuminati sono stati una società segreta nata in Baviera nel XVIII secolo. Vengono spesso menzionati «nell’ambito delle teorie del complotto per indicare presunti gruppi di potere e di pressione che eserciterebbero segretamente o, secondo altre versioni, aspirerebbero al dominio del mondo mediante l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale» (Wikipedia). Ed è appunto questo lo scopo del gioco, arrivare al dominio del mondo, attraverso mezzi molto discutibili, anzi addirittura inquietanti. Nel filmato, che troverete a questo link (dura solo pochi minuti; vi consiglio assolutamente di vederlo), vengono spiegate alcune di queste carte: l’immancabile 11 settembre, il controllo del clima e le guerre meteorologiche, la catastrofe di Fukushima, imposizione della legge marziale, carte raffiguranti la fine del mondo dovuta ad un impatto meteorico e la venuta di un nuovo Messia(1) e per finire gli alieni in combutta con il potere fin dai tempi del famoso “patto scellerato”.
Quindi vi invito ancora una volta a guardare la breve clip YT e fare attenzione ai secondi finali: c’è una piccola sorpresa. Certo per molti saranno solo coincidenze o sicuramente ci sarà qualcuno che si definirà scettico, soprattutto quando si parla di ipotesi di complotto: «Recenti studi di psicologi e sociologi negli Stati Uniti e nel Regno Unito suggeriscono che, contrariamente agli stereotipi dei media tradizionali, quelli etichettati come “teorici della cospirazione”, sono più razionali di coloro che accettano aprioristicamente la versione ufficiale dei fatti contestati. Inoltre, lo studio ha appurato che i cosiddetti “cospirazionisti” discutono il contesto storico (ad esempio, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy come un precedente per il 9/11) più dei negazionisti»(2).

Note:
1.Nel film Deep Impact, in cui la Terra e tutta l’umanità sono a rischio di un catastrofico impatto meteorico, l’astronave che imbarca testate nucleari, per cercare di far esplodere il meteorite (grande quanto il monte Everest), si chiama: Il Messiah!
2.http://www.tankerenemy.com/2013/08/recenti-studi-stabiliscono-che-i-gonzi.html#.XQn6US1aaRu

Use weapon: la storia della nostra vita

«Portare arma». «Offrire arma». «Usare arma». No, non è ET che parla (ricordate il classico «Telefono casa»?).
Se in italiano i verbi utilizzati, ad indicare una precisa azione, potrebbero avere quasi lo stesso concetto, come per molte delle altre lingue terrestri, cosa significherebbero invece, in una comunicazione extraterrestre (in entrambi i versi), con una civiltà ben più avanzata della nostra?
In estrema sintesi questo è il contenuto principale del film di Denis Villeneuve, Arrival,  di cui si aspetta l’attesissimo Blade Runner 2049.
I contenuti, in effetti, sono diversi e come è inevitabile per la fantascienza con la effe maiuscola (quella cioè che mette il fruitore nella posizione di riflettere su quanto letto o visto, detta anche fantascienza speculativa), toccano diversi aspetti della conoscenza umana che cercherò di analizzare nel testo che segue, in maniera alquanto approfondita frutto di una proficua ricerca, precedente alla visione del film.
Perciò armatevi di un po’ di pazienza perché il post sarà più lungo del solito (cosa che faccio raramente).

La trama
Mentre il mondo conduce la solita vita quotidiana, all’improvviso i notiziari annunciano che in tutto il pianeta sono atterrate o meglio, sono sospese a pochi metri da terra, 12 astronavi che poco dopo si scoprono essere aliene.
La dott.ssa Louise Banks, interpretata da una bravissima Amy Adams (curiosamente nata in Italia, ad Aviano, sede di una importante base Nato), esperta linguista di fama mondiale, viene contattata dal colonnello Webber/Whitaker per decifrare il primo messaggio alieno che è stato registrato. All’inizio riluttante, subito dopo reclutata e messa al corrente della situazione per far sì che possa scoprire le vere intenzioni degli alieni, e porre loro le classiche domande, chi siete, da dove venite, perché siete qui.
Nel tentativo è supportata dal fisico teorico Ian Connelly, l’attore Jeremy Renner.
Da qui prenderanno le mosse che condurranno, soprattutto la linguista, in un lungo e sorprendente viaggio, dentro la sua mente e dentro sé stessa.

Il Film
Detto del regista, il film è stato scritto da Eric Heisserer «una sceneggiatura nella quale vi è un elemento di forte tensione, preservando tuttavia appieno gli aspetti filosofici del racconto originale e combinandoli efficacemente con le nervose relazioni geopolitiche mondiali»(1).  La trama è un adattamento tratto dal racconto Storie della tua vita, dello scrittore americano Ted Chiang, inserito nell’antologia che prende il titolo dallo stesso racconto (Frassinelli Editore, 2016). Eccone un breve stralcio: «Gli esseri umani avevano sviluppato una consapevolezza di tipo sequenziale, gli eptapodi di tipo simultaneo. Noi percepivamo gli eventi secondo un ordine, e le relazioni tra loro come di causa ed effetto. Loro percepivano gli eventi tutti insieme, allo stesso tempo, secondo un obiettivo a cui tendevano»(2).

il linguaggio degli eptapodi

Gli “eptapodi”, alieni tipo grossi polipi con sette arti (in greco, epta=sette), sono solo in due nella grossa astronave, battezzata “guscio”, una sorta di forma-pensiero, che stranamente è posizionata in verticale e solo alla fine, in orizzontale, ricorda il classico ufo. Usano, come vedremo, un particolare tipo di scrittura, dei segni definiti logogrammi «affascinanti ed enigmatici»(3), che costituiscono in pratica tutta l’ossatura del film e la cui decifrazione (se vogliamo trovare una pecca, non viene chiaramente specificato come si arrivi a ciò), mette in enorme difficoltà praticamente tutti gli esperti del mondo.
Ed è solo alla fine che la dottoressa Banks riesce a venirne a capo offrendo all’intera umanità qualcosa di inimmaginabile. Il film, supportato come detto da un’ottima sceneggiatura e da eccellenti effetti speciali visivi, proprio per quanto riguarda il modo di “scrivere” degli E.T., essi producono direttamente dal loro corpo una sostanza fumogena, che va a formare il simbolo su uno schermo bianco, la barriera che divide i due mondi: il pensiero che diventa forma; ha numerose e notevoli implicazioni: filosofiche, sociali (poco dopo l’arrivo, principalmente nelle città meta delle astronavi, iniziano i primi scontri, causati dal malcontento della popolazione, impaurita da quella che potrebbe essere una possibile minaccia), antropologiche (cosa succederà dopo?), fino addirittura ad implicazioni esoteriche e numerologiche.

Film analoghi
In Arrival la squadra degli scienziati è formata semplicemente da una linguista e da un fisico teorico. Il primo film che quindi salta subito alla mente è Sfera (B. Levinson, 1998), il gruppo degli esperti qui è formato da uno psicologo, autore di uno studio sui possibili contatti con civiltà aliene e da una biochimica, un matematico e un astrofisico.
Un matematico perché la matematica, a questo punto, potrebbe essere, «l’unico linguaggio universale»(4), come accade in Contact (R. Zemechis, 1997), dove gli alieni inviano le istruzioni per costruire una macchina per raggiungerli, usando appunto la matematica (nel film di Villeneuve, gli alieni «non hanno un’algebra»); un astrofisico per stabilirne l’esatta provenienza e la biochimica per determinarne la specie, infine lo psicologo per contenere le eventuali crisi di stress.
Se in Arrival la scrittura è a forma di cerchio, tridimensionalmente esso rappresenta appunto una sfera, perfetta, «perché la perfezione è già un potente messaggio» (Sfera). In Mission to Mars (B. De Palma, 2000) gli astronauti scoprono che il suono ricevuto, è in realtà la codifica di un modello di DNA simile a quello umano, tranne che per alcuni cromosomi mancanti: aggiunti i quali i marziani possono stabilire che, essendo umani, non sono una minaccia. In Arrival, è stata usata una soluzione più semplice, a dir la verità troppo semplice, quasi ridicola, viste le pretese iniziali: in pratica i due scienziati, mostrando un cartello con scritti i loro nomi, si battono ripetutamente… il petto! La minaccia non viene, però, sventata in Cacciatore di alieni (R. Krauss, 2003) il decrittatore del SETI, comprende troppo tardi la sequenza matematica contenente un messaggio di allarme: la capsula rinvenuta nei ghiacci del polo contiene un alieno portatore sano di un virus in grado di annientare tutta l’umanità.

Incontri Ravvicinati del terzo tipo

Paragrafo a parte merita il capolavoro di S. Spielberg Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), qui gli alieni si servono delle note musicali per comunicare con i terrestri, la famosa sequenza di note (scritta da John Williams, ma voluta da Spielberg con sole 4 note): Sol, La, Fa, Fa, Do; è entrata ormai nella storia del cinema e nell’immaginario collettivo. Anche qui gli scienziati, sembrano tornare alle origini perché la prima forma di risposta usata è data con l’ausilio del linguaggio dei segni, iniziata con il palmo della mano alzato e rivolto verso l’ospite, lo stesso segno che compare sulla placca delle sonde Pioneer: oltre ad altri simboli facilmente interpretabili da un’avanzata civiltà extraterrestre, ci sono una figura umana maschile e una femminile, l’uomo appunto ha il palmo della mano alzato in segno di saluto. Se le astronavi rimandano al monolite nero del capolavoro assoluto 2001: Odissea nello spazio (S. Kubrick, 1968), la maternità e il rapporto della protagonista con la figlia, rispettivamente ad Alien 3 (D. Fincher, 1992) e a Solaris (A. Tarkovsky, 1972)(5), chiaramente ciò che a noi interessa è comprendere il linguaggio alieno così come è stato rappresentato nel film e al quale viene dato un’importanza di primo piano: il linguaggio infatti è «la prima arma che si sfodera in un conflitto».

Il linguaggio alieno
Il termine «si riferisce a qualsiasi forma di linguaggio che potrebbe essere utilizzato da ipotetiche forme di vita extraterrestri. Lo studio di tali linguaggi è stato denominato xenolinguistica o astrolinguistica ed è un campo ipotetico presente soprattutto nella fantascienza (…)  la possibile esistenza di forme di vita extraterrestri intelligenti la rende oggetto credibile anche di speculazioni scientifiche e (come detto, nda) filosofiche»(6).
E le speculazioni scientifiche chiaramente non mancano.

Lo studio della Nasa

Tre anni fa, nel 2014, la Nasa ha redatto lo studio Archaeology, anthropology and interstellar communication e, nel relativo articolo di Rosy Matrangolo, si legge: «Che presenze dovremo prevedere di aspettarci? Fatte come? Se le nostre conoscenze sull’universo sono ferme al 4%, come potremo prevedere in che modo la materia “ha dato vita” ai nostri vicini extraterrestri?». Dubbi più che legittimi. Inoltre: «Quali organizzazioni percettive i nostri vicini di pianeta avranno sviluppato per recepire e trasmettere messaggi? Saranno dotati di udito, vista, tatto come li intendiamo noi? Quale “evoluzione” a livello biologico avrà guidato il loro sviluppo? Per rispondere, gli studiosi fanno ricorso alla (nostra) storia: i simboli matematici, le note della musica, la scrittura cuneiforme e i geroglifici». L’autrice afferma che il metodo da utilizzare, alla fine, sarebbe: «ascoltare, isolare e decifrare»(7). Tutte azioni mostrate in Arrival, tranne come detto per la decifrazione.
Ma entriamo più nel merito della questione: il linguaggio degli eptapodi nel film in oggetto. La fantascienza diverse volte ha fatto ricorso a veri esperti per creare ex novo lingue fantastiche anche molto bene architettate, come ad esempio la lingua Klingon in Star Trek (da ricordare, inoltre che nell’opera di Villeneuve, non è contemplata la prima direttiva: una civiltà superiore non può interferire nell’evoluzione di un’altra meno evoluta). Per Arrival, gli autori si sono avvalsi, per dare un senso alla loro lingua, della competenza della prof. Jessica Coon della McGill University di Montreal, la versione scritta costruisce intere frasi come cerchi incredibilmente complessi senza un preciso ordine delle parole, ovvero ortografia non lineare. Da qui si evince come quanto sia diversa la loro lingua dalla nostra. Noi invece parliamo, sentiamo e usiamo il linguaggio nel contesto della nostra società. La questione è molto delicata perché il minimo errore potrebbe risultare fatale per l’una o l’altra specie. Ma in pratica da dove si parte.
Nel film viene citata l’ipotesi di Sapir-Whorf, conosciuta anche come “ipotesi della relatività linguistica”, «essa afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla. Nella sua forma più estrema, questa ipotesi assume che il modo di esprimersi determini il modo di pensare». Per dirla in breve: noi siamo anche ciò che parliamo.
Ed ecco perché ci potrebbe essere un enorme differenza tra i significati di “arma” (nel film i militari immancabilmente vanno in agitazione, insieme a tutti i governi degli altri Paesi che hanno visto l’arrivo delle astronavi: «non siamo un pianeta con un solo leader», afferma l’agente CIA) e “strumento” che è quello che intendono scoprire i due scienziati, come vedremo.

La scala di Kardaschev e il rapporto tra civiltà diverse
Ho citato la scala diverse volte nei miei post, adesso però è bene spingerci un po’ oltre. Al di là delle tante ipotesi, Civiltà extraterrestri  (Mondadori), un saggio di divulgazione scientifica scritto nel 1979 da Isaac Asimov; equazioni: Equazione di Drake, Frank Drake astronomo e astrofisico statunitense, 1961 e paradossi, Paradosso di Fermi: «Dove sono tutti quanti?», (Enrico Fermi, Los Alamos, 1950); la scala di Kardashev è un metodo di classificazione delle civiltà in funzione del loro livello tecnologico, proposta appunto nel 1964 dall’astronomo russo Nikolaj Kardashev.
Si compone di tre tipi detti di transizione, basati sulla quantità di energia di cui le civiltà dispongono, secondo una progressione esponenziale:

  • Tipo I: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul suo pianeta d’origine.
  • Tipo II: civiltà in grado di raccogliere tutta l’energia della stella del proprio sistema solare.
  • Tipo III: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia della propria galassia.

Questo ha portato ad estrapolazioni ipotetiche ampiamente sfruttate, logicamente dalla fantascienza, infatti essa ha immaginato, anche civiltà di Tipo IV: in grado di controllare tutta l’energia di un superammasso di galassie, fino a civiltà di Tipo X: questi esseri possono essere realmente considerati degli Dei nel senso stretto della parola.
La civiltà umana sarebbe una civiltà ancora di “Tipo 0“, in quanto utilizzerebbe solo una frazione dell’energia totale disponibile sulla Terra. Jack Cohen, scienziato e Ian Stewart, matematico, hanno sostenuto che se non possiamo comprendere civiltà più avanzate, non possiamo neppure ipotizzare in che modo esse si evolvano. E non solo, il concetto che segue ipotizza numeri da capogiro e fa si che la suddetta scala assuma in tutto il contesto un ruolo di primo piano per la comprensione del rapporto tra civiltà diverse.
«Per intenderci, attualmente il flusso di energia utile impiegata dall’uomo è stimato in 15 TW, 11.600 volte meno del punto di prima transizione. Sulla scala logaritmica di Kardashev, meritiamo un valore pari a 0,71. Una civiltà di Tipo II sarebbe 11.600 miliardi di volte più in là di noi. Una civiltà di Tipo III: 11.600 miliardi di miliardi di volte più “potente” di noi»(8).
In pratica, quindi, se ci trovassimo di fronte una civiltà di Tipo III, l’ipotesi più probabile, saremmo in grado di comunicare con loro, oppure ci sarebbe la stessa differenza che c’è tra noi e le api o le formiche? Senza prendere in considerazione le civiltà di Tipo X , saremmo almeno in grado di riconoscerli come tale? Avvertiremmo cioè la loro presenza? Considerazioni ufologiche a parte (nelle abduction, gli alieni definiti “grigi”, in primis, usano la telepatia), sarebbe possibile un «gioco a somma zero», paritario, senza nessun vincitore? Credo di no.

Esoterismo e numerologia: il simbolismo nascosto
Guardando la particolare forma del linguaggio alieno il primo simbolo che salta subito agli occhi è il cerchio.
«Il simbolismo del Cerchio é duplice, sia magico sia celesteIl Cerchio come cielo rappresenta la dimensione intellettuale e spirituale (…)Il movimento circolare, che è anche quello del cielo, è perfetto, immutabile, senza inizio né fine, né variazione»(9); questo fa si che esso rappresenti il tempo.
Il tratto nero, monocromatico, senza colori, che contrasta con il bianco sottostante (sia esso carta o schermo), assume un significato altamente simbolico, infatti «L’antica tradizione orientale e il moderno mondo occidentale attribuiscono al nero e bianco un significato di trasformazione»(10).
Il numero 12 (le astronavi) è il numero sacro della trasformazione, «Il Dodici indica la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti indica la conclusione di un ciclo compiuto (…) è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro (…) In numerologia, il 12 è un numero karmico: simboleggia il sacrificio, la fatica fisica e morale, l’abnegazione e la devozione (…)
Con il 12 si identifica il divenire del tempo»(11).
Il numero 7 (gli arti degli eptapodi), è il numero del destino. «Il Destino rappresenta il percorso di vita, la chiave per vivere bene e realizzare la nostra natura profonda (…)
Il numero Sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico»(12).

Conclusioni: «molti diventare uno»
Sebbene il film sia «ambizioso e umile, a tratti mistico-elegiaco»(13), le difficoltà sono diverse e, come osservato «non sono di natura esclusivamente tecnologica ma coinvolgono anche la volontà politica e gli interessi economici, tutti fattori non di secondo piano nella prospettiva di una rivoluzione epocale»(14).  Dov’è questa svolta epocale?
La dottoressa Banks inizia a ricevere, dopo il contatto con gli eptapodi, dei flash sulla sua vita, senza un ordine preciso, tra passato e futuro; ma è nel rapporto con la figlia Hannah (una parola palindroma, si può leggere indifferentemente sia da sinistra a destra che viceversa), che trova la forza di guardare dentro sé stessa, ma anche dentro al futuro e capire che cos’è realmente l’arma. L’arma, o lo strumento, sarebbe proprio lo strano linguaggio alieno: esso rappresenta la circolarità del tempo che per loro non ha né inizio, né fine (noi invece concepiamo il tempo come una freccia puntata solo verso il futuro). Con l’uso del loro linguaggio, è possibile appunto conoscere il futuro, quindi nelle mani sbagliate, diventerebbe un’arma pericolosissima, perché siccome sulla Terra non c’è un solo leader, necessariamente molti devono diventare uno, altrimenti conoscere il futuro potrebbe portare all’autodistruzione: la troppo conoscenza, può generare insicurezza, instabilità.
Portare arma, in definitiva, è la storia della nostra vita, una civiltà bellicosa, belligerante e immatura, una civiltà che ha paura di ciò che non conosce e non comprende e che preferisce distruggere piuttosto che capire. Però questo film, risponde, in un certo senso, alla classica domanda: siamo soli? No, non lo siamo. Loro sono qui, ma noi non li vediamo. Non possiamo. Non ancora…

Nota dell’autore:
Le citazioni, ove non specificato sono tratte dal film. Data una certa difficoltà nella gestione delle note, l’autore si riserva, qualora fosse necessario in seguito a rimostranze di altri autori, siti web, ecc., di correggere ove opportuno.

Note e Fonti:

  1. http://www.fantascienza.com/22067/arrival
  2. http://www.bibliotecagalattica.com/romanzi/storia_della_tua_vita.html
  3. http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/pubblico/?id=754699
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Linguaggio_alieno
  5. http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/news/cinemacheriflette/
  6. https://it.wikipedia.org/wiki/Linguaggio_alieno
  7. La fonte originaria dell’articolo, all’indirizzo: http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/rosy-matrangolo/manuale-di-comunicazione-interstellare/novembre-2016; attualmente risulta Non Trovata.
  8. http://www.fantascienza.com/blog/stranoattrattore/2008/06/06/lorizzonte-postumano-e-la-civilizzazione-interstellare/
  9. http://www.mitiemisteri.it/esoterismo/geometria/cerchio.html
  10. http://www.lifegate.it/persone/stile-divita/nero_e_bianco_come_colori_di_trasformazione_e_di_rinascita
  11. http://semplici.emozioni.forumfree.it/?t=64257055
  12. http://www.visionealchemica.com/numerologia-il-numero-7-nel-destino/
  13. Valerio Caprara, Il Mattino, 19 gennaio 2017 in http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/rassegnastampa/755452/
  14. http://www.fantascienza.com/11262/verso-una-civilta-di-tipo-i

http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/pubblico/?id=755274
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/pubblico/?id=755338
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/pubblico/?id=748291
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/rassegnastampa/748326/
http://www.fantascienza.com/21814/arrival-il-final-trailer-racconta-il-mistero
http://www.altrogiornale.org/manuale-di-comunicazione-interstellare/
https://www.nasa.gov/sites/default/files/files/Archaeology_Anthropology_and_Interstellar_Communication_TAGGED.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Storie_della_tua_vita
http://www.visionealchemica.com/12-numero-sacro-della-trasformazione/
http://www.sciencemag.org/news/2016/11/linguists-new-sci-fi-film-arrival-cant-come-soon-enough?utm_campaign=news_daily_2016-11-11&et_rid=17056890&et_cid=985356
https://www.scientificamerican.com/article/alien-interpreters-how-linguists-would-talk-to-extraterrestrials/
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/news/scifituttaltrochederivativo/

Photo credits:  http://collider.com/arrival-review/, Warner Bros., Columbia Pictures, Nasa, http://astrocultura.uai.it/avvenimenti/sagan.htm

Independence Day: il ritorno

independence-day-resurgenceCinquant’anni fa, l’8 settembre 1966 la NBC, mandò in onda il primo episodio della saga di Star Trek, diventata un marchio della FS e dove tra le altre cose si parlava della Federazione Galattica dei Pianeti che, oggi a distanza di mezzo secolo, è ancora lungi dal divenire. Pochi giorni fa è uscita la notizia del remake del film Alien Nation (G. Baker, 1988) in cui gli alieni, sfuggiti al controllo di un’altra razza ET, arrivano con una gigantesca nave madre (mother-ship), chiedendo asilo alla popolazione terrestre ricevendo in cambio diffidenza e disprezzo. Esattamente a distanza di 20 anni è uscito un altro marchio fortunato Independence Day: rigenerazione, ancora con la firma del “grande distruttore” e ormai maestro indiscusso del catastrofico: Roland Emmerich. Dopo una sofferta rispolverata al cast, manca il pezzo grosso Will Smith, e con l’introduzione di nuovi personaggi: il presidente interpretato da Bill Pullman (in pensione, ma ancora presente e funzionale nella trama perché colpito da molte visioni su un possibile secondo attacco) è stato sostituito al timone della nazione più potente della Terra dalla presidente Lanford, l’attrice Sela Ward, donna dal carattere aggressivo, ma allo stesso tempo senza polso e senza carisma, in una sorta di augurio, forse profetico, per la senatrice Hillary Clinton, nella corsa alla Casa Bianca; l’introduzione di un nuovo personaggio interpretato dalla bravissima Charlotte Gainsbourg, specializzata nell’identificare i segnali lasciati dagli alieni sul nostro pianeta. Capitolo a parte per lo scienziato Levinson/Goldblum, addirittura a capo dell’Earth Space Defeance, una sorta di SDI Strategic Defeance Iniziative di reganiana memoria, ma che diversamente dalla realtà non si tratta solo di una serie di satelliti per la difesa, ma per l’aver costruito sulla Luna una potentissima stazione militare con tanto di cannone al plasma, e per aver progettato, usando retro ingegneria aliena un velivolo ibrido molto potente che agli ufologi potrebbe ricordare la vera flotta spaziale terrestre denominata Solar Warden che, secondo quanto scoperto dall’hacker Gary Mckinnon consta di 8 astronavi più 43 ricognitori piccoli ed opera sotto il comando del Naval Network Usa e lo Space Command Operations (1). Nel film, la civiltà umana, è riuscita a rimettersi in piedi ricostruendo tutte le città distrutte durante il prima attacco e anzi, adesso l’umanità è assai progredita, avendo a disposizione l’ingegneria aliena, e vive sotto un’unica bandiera, un’unica legge e in pace da vent’anni senza conflitti armati fra le varie nazioni: questa davvero noi la denominiamo fantascienza, ma è il primo motivo per il quale i potenti della Terra sono restii al famigerato Disclosure della presenza aliena sulla Terra in quanto tale rivelazione avrebbe l’effetto di un collante per tutti i popoli: il vero traino dell’economia mondiale, la guerra, i conflitti, la vendita delle armi, le varie differenze, le guerre sante e non, il terrorismo, ecc. scomparirebbero, e l’umanità respirerebbe la stessa aria (parafrasando JFK in un famoso discorso), non più inquinata e senza global warming ed è chiaro che tutto ciò andrebbe contro gli interessi del Nuovo Ordine Mondiale che si basa sul millenario concetto del divide et impera. Come accennato poc’anzi alcuni personaggi del primo film: il vecchio presidente, il simpatico dottor Okun interpretato ancora da Brent Spiner (il “Data” di Star Trek), il guerriero Congolese capo dei ribelli che hanno sconfitto gli ultimi alieni rimasti, sono perseguitati da visioni che si manifestano sottoforma di impulsi sonori che arrivano direttamente al cervello e che per quest’ultimo hanno a che fare con una sorta di linguaggio alieno con un preciso simbolo: il cerchio o in 3D una sfera. La letteratura ufologica è piena di esempi simili, si va dalla mappa stellare ricordata sotto ipnosi regressiva da Betty Hill (rapita insieme al marito, primo caso di abduction registrato), al codice binario di uno dei sottoufficiali nella foresta di Rendlesham in Inghilterra, in un IR2 nei pressi della base RAF di Woodbridge. E ora the arrival: l’arrivo, il ritorno. Tra parentesi, in The Arrival (D. Twohy, 1996), film interpretato da Charlie Sheen, radioastronomo, il quale scopre che l’aumento del riscaldamento globale (global warming) è causato da extraterrestri insediatisi nel sottosuolo terrestre. In Arrival (D. Villeneuve) in uscita a novembre, invece, viene usato un linguaggio simile al simbolo usato nel film in questione, che ha sempre come base il cerchio. Se nel primo film veniva detto che gli alieni, che parcheggiarono l’astronave madre lunga solo 500 km di diametro, nei pressi della Luna e che spostavano la loro civiltà di pianeta in pianeta per depredarne le risorse naturali, ora si scopre che in realtà la civiltà aliena non è stata del tutto distrutta, ma arrivano con un’altra mega astronave madre di quasi 5.000 km di diametro, con una propria gravità, e che atterra nell’oceano atlantico, da costa a costa. Se vi fanno paura le dimensioni e pensate che dimensioni del genere sono davvero incredibili, fate una breve ricerca in rete e vi accorgerete che alcuni satelliti hanno ripreso oggetti (astronavi aliene?) prossimi al sole delle dimensioni del pianeta Terra! Inoltre all’interno dell’immenso Ufo, in una sorta di alveare, vive la regina, concetto questo che rimanda naturalmente alla saga di Alien, che come nel film Aliens: scontro finale (J. Cameron, 1986), alla fine viene anch’essa uccisa. Stavolta lo scontro finale (sarà veramente l’ultimo?) si svolge come al solito nell’Area 51, diventata ormai il quartier generale delle forze armate terrestri. Se il nuovo I.D. sempre spettacolare dato l’apporto immancabile della computer graphics (CGI) e con gli alieni questa volta disegnati totalmente al computer non riuscirà, cinematograficamente, a rinverdire i fasti e il successo del primo film (1996) seppur definito dalla critica un videogioco, come visto ci sono alcuni concetti ed elementi che corroborano le tesi ufologiche e che hanno come novità inserita nella narrazione un concetto che va al di là dell’ufologia stessa, toccando le alte punte della cosiddetta esopolitica. Prima dell’arrivo dell’immensa nave spaziale, uno strano fenomeno preannuncia l’arrivo di una sonda aliena perfettamente sferica: la perfezione sferica è già di per sé un potente messaggio (v. il film Sfera di B. Levinson), appartenente ad un’altra civiltà aliena, ma che gli ottusi militari americani distruggono, dalla serie prima spari e poi fai domande. All’interno della sfera distrutta viene trovata un’altra sfera, ma di dimensioni molto più piccole, perfettamente liscia, levigata e di colore bianco, che in realtà ricorda il simbolo percepito da chi avvertiva il ronzio nelle orecchie, una sorta di Hard-Drive contenente tutta la scienza di una razza aliena giunta sulla Terra per avvertire del pericolo che stanno correndo, spiegando che anche la loro civiltà è stata attaccata dagli stessi alieni ostili. Non aggiungo altri spoiler, dico solo che il contenuto della piccola sfera, con interfaccia sonora umana potrebbe far balzare di colpo la nostra civiltà, secondo la scala di Kardashev, direttamente al Tipo III, che definisce una civiltà intergalattica. Ma il concetto può essere, come detto, ampliato, in questo caso non è stata applicata la famosa prima direttiva, tanto cara a Star Trek: una civiltà superiore non può interagire con una civiltà meno evoluta, in quanto l’evoluzione stessa deve seguire il proprio percorso. Nella realtà, purtroppo ciò non è avvenuto, gli alieni di tipo nordico, avvertirono l’umanità del pericolo portato dalla razza dei grigi (2), ma il governo americano in primis non dette ascolto a tale monito perché avevano già stipulato, nel 1954 nella base aerea di Muroc, il famigerato “patto scellerato”: tecnologia extraterrestre in cambio di vite umane.

Note e fonti:

1. http://www.universo7p.it/solar-warden-il-progetto-spaziale-top-secret/
2. http://www.hackthematrix.it/?p=7628?p=7628?p=762
http://www.fantascienza.com/21625/independence-day-rigenerazione-9-cose-da-sapere-sulla-nuova-invasione
wikipedia

Photo credits: www.fantascienza.com

Virus Versus 5: World War

elab«È la natura, il miglior serial killer vivente!».
La fatidica frase è tratta dal film World War Z (M. Forster, 2013), con la star Brad Pitt, basato sul libro di Max Brooks World War Z: An Oral History of the Zombie War.
Ebbene sì, siamo giunti al quinto capitolo sui virus, per poter leggere gli altri articoli precedenti potete consultare l’elenco completo del blog.
Il virus Zika «si sta diffondendo in maniera esplosiva» ha dichiarato il direttore generale dell’Oms Margaret Chan, che per forza di cose ha proclamato lo stato di emergenza sanitaria globale che in poche parole, significa, più o meno, pandemia. La tentazione però di cadere in facili allarmismi è molto facile, ma comunque, «il virus potrebbe infettare 3-4 milioni di persone nelle Americhe, 1,5 milioni delle quali in Brasile, dove, da meno di un anno a questa parte sono nati più di 4 mila bambini con microcefalia, una malformazione neurologica che comporta una crescita ridotta del volume del cervello e della circonferenza cranica, con possibili danni neurologici anche gravi»(1).
Le notizie però, esattamente come per l’Ebola, sono estremamente contraddittorie. Comunque «una relazione causale fra il virus Zika e le malformazioni dei neonati non è ancora stata stabilita, è solo fortemente sospettata».(2) Siamo sicuri però al 100% che quanto sta accadendo sia solo “colpa” della natura o come sempre più spesso accade c’è lo zampino umano?
Al diffondersi del nuovo virus killer, che si trasmette con la puntura della zanzara Aedes Aegypti, responsabile anche dei contagi di febbre Dengue e Chikungunya, compaiono i sintomi simili all’influenza, con febbre bassa, mal di testa, dolori articolari. Tramite le zanzare (vettori virali) il virus attacca l’embrione umano, soprattutto nel primo trimestre di gravidanza (aspetto questo molto importante come vedremo più avanti, nda).
Nel Regno Unito, intanto si dà il via alla prima modifica genetica degli embrioni umani, una delle pianificazioni dell’èlite di Potere che forse sta dando il via al progetto di riduzione della popolazione mondiale, infatti, negli incontri segreti delle èlite (CABAL-Illuminati), si è discusso spesso di tali argomenti, trattati diverse volte anche su questo blog.
La recente comparsa del focolaio del virus Zika in Brasile, che viene attualmente ricollegata alle zanzare geneticamente modificate che sono sviluppate dalla società di biotecnologie britannica Oxitec, finanziata dalla fondazione di Bill Gates e gentile signora…
«L’Oxitec introduce zanzare Aedes geneticamente modificate nelle foreste brasiliane dal 2011 per far fronte alla febbre Dengue. La società produce ben due milioni di zanzare geneticamente modificate a settimana nella propria sede di Campinas, in Brasile».(3)
Ma… sì purtroppo c’è ancora un ma: la correlazione tra virus e microcefalia, mi ha fatto accendere la classica lampadina. Collegando questi due fattori, un terzo elemento più forte e più avanzato potrebbe essere in gioco. Nel suo ultimo libro “Humans are not from Earth: a scientific evaluation of the evidence”, il ricercatore Ellis Silver «propone una teoria sulla provenienza della razza umana davvero al confine con la fantascienza, egli ritiene che gli esseri umani potrebbero non essere originari della Terra, ma essere stati ‘portati’ dall’esterno decine di migliaia di anni fa»(4). Tra i diversi punti elencati per spiegare la sua tesi, è interessante notare quanto afferma: «È strano che le teste dei neonati siano così grandi, rendendo difficile il parto, fino a provocare la morte della madre e del bambino». (idem)
Tutto questo si ricollega per forza di cose a uno degli aspetti più sconvolgenti dell’ufologia: il fenomeno conosciuto come adbuction.
È ormai accertato da testimonianze verbali, documentate e fisiche che molte donne rapite, in particolar modo, dalla specie detta “dei grigi”, vengono fecondate anche artificialmente (o rapite già in stato di gravidanza) e il feto rimosso dopo circa tre mesi di gestazione, facendo rimanere con un palmo di naso i “dottori” che sono interpellati per chiarire l’accaduto.
Gli ufologi non sanno ancora qual è il fine di tutto ciò, ovvero l’agenda degli alieni, soprattutto in questo caso specifico, molto probabilmente stanno creando una nuova razza ibrida per sopperire alla loro incapacità di procreare che ha portato la loro specie quasi all’estinzione, oppure popolare questo mondo in caso di catastrofe o un altro pianeta morente o ancora nel peggiore dei casi: la conquista e la colonizzazione di questo pianeta!
«Il problema è che molti non credono che qualcosa possa avvenire finchè non è già avvenuta, non è stupidità o debolezza, è solo la natura umana» (World war Z).

 

Note e Fonti:

1. http://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/16_gennaio_28/virus-zika-esplosivo-potrebbe-contagiare-3-4-milioni-persone-fc775996-c5cb-11e5-b3b7-699cc16119c2.shtml1
2. http://www.luogocomune.net/LC/index.php/21-medicina-salute/4334-zika-la-nuova-ebola
3. http://www.segnidalcielo.it/nwo-dopo-il-virus-killer-zika-ora-si-passa-alla-manipolazione-degli-embrioni-umani/
4. http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/12/23/studioso-americano-gli-esseri-umani-non-provengono-dalla-terra-ma-da-un-altro-pianeta/
http://www.coscienza-universale.com/alieni/alieni-abduction-gravidanze-sintomi-blue-planet-project/
http://www.ilpost.it/2015/11/13/830-donne-muoiono-ogni-giorno-di-parto/
http://www.askanews.it/esteri/oms-dichiara-emergenza-sanitaria-mondiale-per-il-virus-zika_711723345.htm

Un pianeta sulla quale

Foto_libro.pngTre anni fa una delle tracce predisposte dal ministero per gli esami di maturità era: “La vita fuori del nostro pianeta: esistono forme di vita extraterrestri?”, scelta eccezionale che ebbe una certa risonanza e che mi permise di scrivere un post che potete rileggere qui. La curiosità di leggere qualche tema allora era tanta, adesso però possiamo toglierci un minimo di curiosità. Il titolo di questo post è tratto dal libro di Roberto Ippolito “Ignoranti – L’Italia che non sa – L’Italia che non va” (Chiarelettere, 2013). Il libro è la drammatica, ma autentica, istantanea di questo paese ed evidenzia quanto l’ignoranza sia enormemente diffusa  in ogni segmento della società e ad ogni livello. Di solito questo blog si occupa di problemi globali, ma l’occasione mi sembrava allettante per esprimere alcuni concetti. Nel libro, interessante ed a tratti divertente, ho estrapolato alcune frasi che l’autore a sua volta ha ripreso dai suddetti temi, per brevità e per non offendere l’intelligenza di chi legge non riporterò i sagaci commenti dell’autore stesso anche perché consiglio di leggere il libro. «Nell’antichità, in molte grotte o caverne, erano presenti molti graffiti che rappresentavano alieni. È difficile pensare che le persone di quel tempo si inventassero delle fandonie solo per andare in televisione, come accade molto spesso al giorno d’oggi, anche perché non ne avevano il motivo». «Se gli ufo non esistessero i nostri studi su di essi sarebbero vaghi», e ancora «strani veicoli che planano nei nostri cieli». Meno male poi che «Nell’universo il mondo non è posto in una posizione centrale, ma è pur sempre significativo». Qualcuno infine è andato anche oltre osando addirittura che la scienza «riesce a conquistare l’uomo facendogli cambiare opinione su un qualcosa e a credere a ciò che dice lei» per il fine ultimo della «manovrazione delle coscienze». A pensarci bene forse c’è poco da ridere, evidentissimi errori a parte, si denota, che poi è quello che a noi interessa, la scarsissima e la nessuna padronanza della materia ufologica. Certo espressioni grammaticali a parte, qualche concetto complottista è entrato a far parte dell’immaginario collettivo come la “manipolazione delle coscienze”, ma è ancora poca cosa. E potrebbe essere altrimenti visto che c’è chi sostiene che gli asini insegnano ad altri asini? Ecco perché per la scienza e più in generale per chi detiene il potere è facile “conquistare” l’uomo e fargli fare ciò che essi vogliono. Cosa aggiungere, mi ritorna in mente la nota pubblicità prodotta qualche anno fa da Greenpeace che mostrava una breve serie di avvistamenti ufo che sfrecciavano rapidamente, subito dopo essere apparsi, tra palazzi e grattacieli di grandi città, si concludeva con la frase che recitava: «ti sei mai chiesto perché vanno sempre via?» Noi speravamo nelle generazioni future, ossessionati dall’estenuante ricerca di civiltà intelligenti nello spazio, non ci siamo accorti che forse la Terra è davvero un pianeta sulla quale non esiste vita intelligente…

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La Chiesa e gli Ufo

luce_ufo.jpgCome la Chiesa spiega gli Ufo? È la domanda posta da un lettore al settimanale cattolico più famoso: Famiglia Cristiana.
La risposta pubblicata sul numero 16 (Anno LXXXI) è a firma dell’esperto Massimo Introvigne, che già in passato aveva avuto occasione di discutere sull’argomento.
Nelle poche righe, l’esperto pone la questione in termini strettamente teologici, dapprima premurandosi di affermare che la Chiesa non si esprime sugli avvistamenti in quanto, conclude poi, a tutt’oggi non ci sono prove sicure che gli extraterrestri esistano.
Ma la frase più importante è che mi ha dato spunto per scrivere questo post è indubbiamente questa: “Non ci sono pronunciamenti ufficiali della Chiesa, ma credere che esistano non è contrario alla fede”.
Se è vero che per forza di cosa la Chiesa non può ancora (o non vuole ancora) pronunciarsi ufficialmente è anche vero che nel recente passato suoi illustri rappresentanti, sebbene parlassero a titolo personale, si sono dichiarati favorevolmente anche per quanto riguarda la realtà del fenomeno ufo, primo fra tutti il mai dimenticato, per la sua notevole apertura mentale, mons. Corrado Balducci.
Certo ci sarebbe molto da dire, la questione comunque non è semplice e sappiamo bene che soprattutto in rete c’è di tutto e di più sul rapporto tra il vaticano e gli ufo, ma mi preme invece commentare, secondo il mio modo di vedere, la seconda parte della frase citata.
È logico e corretto che credere negli alieni, esseri intelligenti, abitanti di altri mondi, non è contrario alla fede. Per contro infatti sarebbe innanzitutto mettere limiti alla magnificenza di Dio, quale creatore di un universo sconfinato e pieno di vita. Quindi, almeno in questo caso, “non siamo soli”.
Lo stesso però la frase pone altri interrogativi che non sono stati presi in considerazione e che andrebbero invece sondati anche per monitorare la preparazione e il grado di acculturamento o acclimatamento alla questione ufo/alieni da parte dei credenti, non solo cattolici.
Un fedele che si accerta che credere che esistano gli alieni non è contrario alla fede, può mettersi l’anima in pace e dormire così sonni tranquilli e soprattutto qualora si manifestassero palesemente non avere paura in quanto si potrebbe essere tutti fratelli perché figli dello stesso Dio.
Non voglio dilungarmi oltre, così concludo lasciando al lettore di riflettere in tal senso, ma che cosa succederebbe se gli alieni, che scendessero dal cielo così come fecero gli dèi delle antiche civiltà ci direbbero: abbiamo le prove che Dio non esiste, anzi siamo noi Dio, noi vi abbiamo creati…

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