A Gaia

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E il figlio tuo prediletto
Ghermito da strane frenesie
Distrugge il tuo polmon
Sotto un ciel siffatto di trapunta.

Di tanto scuoti la testa
E pettini il tuo crine
Noi figli snaturati
Solo allor ci accorgiam che tu vivi.

E qualcuno ode il tuo pianto
Pieno d’orror pur tuttavia scarso.
Impresa assai vana è l’intenerir
Tal seguaci d’Attila.

Mònito sia contar
E se rimedio non v’è
Tal val ricominciar tutto da’ capo.

Non avevo scritto ancora niente nella sezione ambiente anche se l’argomento è stato toccato diverse volte nei post. L’evento mi sembrava da non perdere e per l’occasione ho rispolverato una mia vecchia poesia dedicata alla nostra Madre Terrra, nella, timida, speranza che un giorno, non molto lontano, ritorneremo a vivere secondo natura.

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